venerdì 28 ottobre 2016

Il percorso è già la meta... - Riflessioni bioregionali sull'ecologia profonda e sulla spiritualità laica


Ascesa

Quando ricevo un  intervento -sui temi della spiritualità, dell'ecologia e del bioregionalismo-  mi rallegro molto, soprattutto se esprime concetti integrativi e propositivi, rispetto a quanto da me espresso. Questo, secondo me è il vero atteggiamento in sintonia con l’Ecologia Profonda.. Ovvero mai porsi in antagonismo bensì cercare di cucire e collegare i vari modi di pensiero, le varie esperienze ed azioni, affinché esse rientrino in un contesto unitario ed universale. Come di fatto è.
Dovete sapere che solitamente quando scrivo non sento mai, o quasi mai, l’impulso di affermare qualcosa di definitivo, di realmente corrispondente ad un mio sentire..  le mie sono  espressioni libere, pescate nell’umore del momento e valide al solo fine di poter raccontare una storia “sensata”. Insomma quel che dico è un raccontino, una descrizione di un sogno.. e  i sogni sono imponderabili e fantasiosi.. (salvo che non ci si metta Freud, la Smorfia o l’I Ching a dare una spiegazione)… 
Apparentemente adoro "l’idea" della scalata come simbolo verso la conoscenza.. (e questa è l’immagine che solitamente si da all'ascesa, in tutte le tradizioni spirituali), ma nella mia natura umana (e di conseguenza anche in quella spirituale) permane una fondamentale “pigrizia” (intesa in senso zen) verso l’agire per l’ottenimento di una conoscenza. Mi piace molto il detto Zen: “Seduto senza far nulla, viene la primavera e l’erba cresce da sé…”.
In verità il Sé è indescrivibile a parole, è aldilà dei sentimenti e delle emozioni, pur comprendendo sino al più piccolo movimento della coscienza.. Tutto comprende ma di nessuna cosa assume la forma. Il sé è il substrato perennemente presente che consente alle forme di manifestarsi. Ed in questo senso in “esso” non c’è preferenza non esiste scala di valori per cui il sé possa prediligere un discorso rispetto ad un altro. Non vi sono argomenti nobili e metafisici da preferire rispetto alla materialità ed alla contingenza empirica. Ogni cosa ha il suo valore ed il suo significato nella manifestazione che le è propria e confacente alla condizione vissuta. Perciò l’intensità e il senso di presenza che si sperimenta salendo su una vetta equivale al riposo contemplativo. Ad ognuno secondo le congeniali caratteristiche di ognuno.
Stasera stavo rileggendo una poesia sul Sé (lasciatemi in amoroso pegno dall’amico fraterno Upahar) ed intanto mi chiedo: c’è mai stato un momento in cui io non sia stato me stesso? Cos’è questo io che così fortemente sento e percepisco, questo io è la sola realtà che conosco, è coscienza assoluta e indivisibile. Tutto ciò che appare in questa coscienza, le immagini che io osservo, tutto ciò che si manifesta davanti all’io è un oggetto, questo corpo è un oggetto, questa mente è un oggetto, le forme variopinte del mondo sono solo oggetti.. dell’io. Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, che io sono, sono solo proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Se io non sono chi è? Ma poi… come posso lontanamente immaginare separazione fra l’io e le proiezioni dell’io, tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare…. Questo io sono in cui anche l’ipotetico altro riconosce come io sono….
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
All'opera in cucina a Treia
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“Mi vedi? Chi sono io? Sono l’albeggiare della luce divina. Sono l’amore, l’amante e l’amato. Radiando in ogni luogo. Io solo esisto. Il mio posto è l’assenza di ogni posto. Mi sono nascosto sotto un velo… per meglio godere dello spettacolo.
Dimmi fratello, chi dovrei cercare? Chi potrei trovare?
Io solo esisto. Io sono quell’assoluta essenza priva di limiti, dinnanzi alla quale l’intelletto ammutolisce, come un bambino.  Certi mi chiamano Allah… altri Signore. Accetto ogni attributo ed ogni nome. Per me il tempio, la moschea o la chiesa sono uguali.   Né dualità né non-dualità si associano a me. Oltre me nulla era, è o sarà.
Tutte le rose e tutte le spine del mondo non sono altro che me. Sono l’amico ed anche il nemico.  Se c’è una riva da questa parte, sono io. Se c’è una riva da quella parte, sono io. Sono il legame del legato e la libertà del libero…. È la mia bellezza che tocca il cuore del mondo, sono io che do fragranza alla rosa, brillantezza ai gioielli, i belli debbono a me il loro potere d’attrarre.
Do l’oro al sole e l’argento alla luna, e loro danzano in ubbidienza, e le stelle della Via Lattea brillano chiamandomi, ma dove potrei andare? Sono già presente nei loro occhi!  Niente esiste a parte me, nessun mondo, nessun Dio, nessun devoto.
Quando l’uccello del cuore è preso nella trappola degli attaccamenti, tutto questo accade in me solo. Il bene il male che significato hanno per me? Sono colui che si inchina e colui al quale l’inchino viene offerto. Sono il maestro ed il discepolo, dentro ogni cosa trascendo ogni cosa. Io solo esisto” (Swami Ramatirtha)

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