lunedì 21 novembre 2016

Per un vero cambiamento di rotta e di clima… Dopo il COP22 di Marrakech

L’innata tendenza dell’essere umano a rifiutare la carne come alimento (e che raccoglie negli ultimi tempi un numero sempre più vasto di persone di ogni ceto sociale) risiede nelle antiche radici dei primati, nostri lontani progenitori e che riemerge come necessità non solo fisiologica e salutistica ma etica e spirituale. La parentesi dell’inserimento della carne nella dieta dell’uomo habilis per motivi di sopravvivenza, rivela presto i suoi effetti dannosi non solo sul piano fisico ma sul piano mentale e nella sfera sentimentale dell’individuo.
L’uomo divenuto cacciatore preclude a se stesso quel sentimento di compassione e di pietà verso le vittime che è costretto ad uccidere e che invece si sviluppa maggiormente nella donna in virtù del suo ruolo di madre, tutrice dei cuccioli e della vita, che resta lontana dall’azione cruenta della caccia. Le differenti funzioni, a cui anticamente furono chiamati i due generi (maschile e femminile), oggi non trovano più la medesima giustificazione a causa di una meno marcata differenza dei ruoli non più giustificabili sul piano antropologico.
E sul cambiamento climatico
A partire  dalla convenzione quadro del 1992 dell’Onu sul cambiamento climatico a Rio de Janeiro,  si sono tenuti  una serie di incontri di cui l'ultimo, il COP22 tenuto a  Marrakech si è appena concluso. Questa  conferenza sul cambiamento climatico era indetta dall'ONU (http://unfccc.int/meetings/marrakech_nov_2016/meeting/9567.php)  e vi hanno partecipato numerosissimi esponenti governativi e di associazioni ambientaliste.  L'obiettivo è mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2° rispetto all’era preindustriale (l’attuale tendenza prevede un incremento del 3°-4° entro la fine del secolo con  le conseguenze che si possono immaginare). Si è discusso anche sull’aiuto dei paesi ricchi, che maggiormente contribuiscono all’inquinamento, ai paesi poveri per consentire adattamenti strutturali necessari a contenere le emissioni. Gli interessi in gioco sono enormi.
Le lobby da energie da fonti fossili e non rinnovabili (idrocarburi, carbone) principali responsabili del gas serra, con le paventate limitazioni delle emissioni e impiego di fonti energetiche rinnovabili,  potrebbero subire  contraccolpi che si ripercuoterebbero sull’economia e sugli equilibri mondiali. 
Franco Libero Manco

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