mercoledì 16 marzo 2022

Un piano terra terra...



I ruderi della democrazia. Declino del capitalismo atlantico. Progetto progressista-ordoliberista per mantenere l’egemonia mondiale. Diversivi per spostare l’attenzione. Comunicazione tsunamica per il pensiero unico. Obbedienza popolare genuflessa per la libertà di uno spritz. Controllo individuale per una vita a punti. E altro.

Al piano terra del palazzo, entrando in ascensore, incontro un vecchio amico.

  • Hei! Ciao.

  • Ciao.

  • Come stai?

  • Bene. Tu?

  • Sono affranto...

  • In che senso?

  • Affranto. Incredulo. Sono prostrato.

  • Cosa è successo?

  • Non vedi che succede?

  • Sì. Ma che c’è?

  • Ci stanno sottraendo il mondo da sotto i piedi.

  • In che senso? Chi lo sta facendo?

  • Siamo definitivamente estromessi dalla guida del mondo.

  • Mi sembra esagerato. Mica viviamo in una monarchia o sotto un totalitarismo.

  • Ecco. Forse è questo il punto. Obesi dall’opulenza non abbiamo visto che sono le macerie a tenere in piedi la facciata della democrazia. C’è ancora chi è convinto che votare sia meglio che astenersi per la storiella che, se non voti, voti per una politica che non condividi.

  • Perché, non è così?

  • Certo che è così. Ma dentro quella verità ce n’è un’altra. Ovvero che se voti non fai altro che alimentare lo status quo indegno e venduto al mercato che tutti a parole critichiamo e denunciamo. La forza dell’astensione è direttamente proporzionale alla quantità degli astenuti.

  • Può essere.

  • Eh... può essere. Se voti, se ti allinei a quanto ci proiettano sulla facciata, non fai altro che alimentare la politica predatoria e l’ingiustizia, la modalità capitalista, la divinità del profitto e la concezione della terra infinita. Ti va bene?

  • Certo che no.

  • A parte la violenza, che mezzi abbiamo per contrastare il vergognoso standard sul quale consumiamo le nostre belle vite? Lo sai cosa c’è sotto quello standard? Chi lo regge?

  • Cosa vuoi dire?

  • C’è un mondo di poveracci, sempre più spesso, che porta sulle spalle la tua bella vita pensierata da quale macchina comperare, da quel sport far fare al tuo bambino, dall’affanno dei regali di Natale.

  • Ma come fai a cambiare le cose? È impossibile. E poi molti altri regimi sono peggio del nostro.

  • Ti sembra un buon argomento per accettare il degrado in cui viviamo? Per lasciarlo correre come se l’alternativa fosse solo peggio? Questo è quanto ci paventano – tra i tanti diversivi – per scongiurare il nostro impegno nei confronti di una società meno miserabile.

  • Sì. Ti capisco. Ma io non so proprio che fare.

  • E, come te, tutti noi non sappiamo che fare. Ma solo in un caso. Ovvero quando pensiamo a nostra misura, edonistica, egoistica. Se abbandoni il desiderio di vedere realizzato il cambiamento, hai campo aperto per lavorarci ogni giorno. Secondo quanto sai fare e dire. Anche solo attraverso una parola, buttata là tra amici.

  • Dici?

  • Certo. Ed è una pratica che, come tutte le pratiche, è allenante e allenabile. Con il tempo si fa più opportuna e pertinente. Non si compone nel dare consigli, ma nell’esprimere una posizione che sia estranea al pensiero allineato e coperto.

  • Capisco.

  • Non solo. La semplice affermazione di dissenso, senza alcuna pretesa proselitica o ideologica, è il lavoro disponibile a tutti, che il tutto e subito, l’usa e getta ci hanno sottratto dal già risicato paniere di saggezza.

  • È vero.

  • Ti ricordi i terrazzamenti dei montanari. Ognuno di loro ci ha lavorato vite intere affinché, a un certo punto, potesse vivere della propria opera. Chi mai si sarebbe messo a terrazzare se avesse avuto come movente il solo proprio interesse? Questa è l’alternativa al voto.

  • Strada lunga però.

  • Lunghissima. Ma se la tua attenzione resta preda del risultato, non avrai altra scelta dell’appiattirti su quello che altri vogliono.


War is peace, freedom is slavery, ignorance is strength”.

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza.

G. Orwell, 1984


  • Perché citi Orwell?

  • A proposito di pensiero unico e dominio delle persone, mi sembrava pertinente. Comunque, non per celebrare la sua distopia, in quanto pare non fosse sua. Orwell, come Huxley, ha romanzato quanto veniva dibattuto e precisato all’interno della Fabian society, della quale entrambi gli scrittori erano membri. Una congrega, la Fabian, il cui obiettivo era individuare le modalità per il controllo del mondo.


“Esistono società politiche molti più potenti dei partiti che siamo abituati a conoscere. Società che costituiscono una sorta di ‘stanza di compensazione’ fra la politica, gli intellettuali, i giornalisti e il mondo dell’alta finanza internazionale. Sono luoghi nei quali si progetta il futuro al riparo delle piccole beghe quotidiane di palazzo e dalle competizioni elettorali. Insomma, è lì che si modella davvero il mondo che poi le masse dovranno vivere nell’inconsapevolezza”(1).

Ma non è tutto. C’è chi si è dato da fare per vedere oltre a quanto ci mostrano. C’è un libro, si chiama Cospirators’ Hierarchy: True Story of the Committee of 300. Sulla quarta di copertina c’è scritto così: “Riuscite a immaginare un gruppo onnipotente, che non conosce confini nazionali, al di sopra delle leggi di tutti i paesi, che controlla ogni aspetto della politica, religione, commercio e industria, banche, assicurazioni, miniere, traffico di droga, industria petrolifera, un gruppo che risponde a nessunose non ai suoi membri? Per la stragrande maggioranza di noi, un tale gruppo sembrerebbe essere al di là dei regni delle possibilità e delle capacità di una data organizzazione. Se questo è ciò in cui credi, allora sei la maggioranza. La concezione di un gruppo d'élite segreto che esercita il controllo di ogni aspetto della nostra vita è al di là della nostra comprensione. Gli americani sono inclini a dire: ‘Non può succedere qui, la nostra Costituzione lo proibisce’”.

  • Ma stai scherzando?

  • Lo so. Quello che non concepiamo non esiste.

  • Che vuoi dire?

  • Che se non siamo in grado di ammettere una verità, se una verità ci destabilizza, se non abbiamo scomparti della nostra concezione del mondo per poterla riporre secondo il nostro ordine, quella cosa non entra a far parte del nostro mondo. Per esempio, per qualcuno – molti per la verità – gli alpinisti sono degli idioti che rischiano la vita. E di questo restano convinti finché qualcosa non li porta a scalare le montagne.

  • È vero. Anche io credevo che la musica classica fosse bella. Ero cresciuto dentro quella convinzione. Eppure quando l’ascolto non ho nessun piacere.

  • Ecco. Anche se il tuo esempio è al rovescio, possiamo dire che quado ti emancipi da qualche luogo comune, arrivi a sentire te stesso, arrivi a liberarti dal conosciuto.

  • Ti seguivo, poi il “liberarti dal conosciuto” mi ha spiazzato.

  • Prendiamo la pandemia e anche la questione russo-ucraina. Se hai il necessario per non adagiarti sulla narrazione principale, automaticamente sorgono molte domande e perplessità. E così per molte, tutte, le altre questioni relazionali del mondo. Tutto quello che sta accadendo, anche se preparato da anni, mi riferisco al virus e all’attacco alla Russia, altro non è che il tentativo americano di mantenere l’egemonia sul mondo. Certo la guerra è sempre deprecabile, ma penso che anche tutti noi, una volta messi all’angolo, come si è sentita la Russia, o decidiamo di farci sopraffare o di reagire.

  • Sì. E la terra è piatta.

  • Ecco. Il mio sconforto, la mia prostrazione non si originano dagli americani, dalla Nato, dagli atlantisti. Si originano da te. Dalla moltitudine di te che non è in grado di unire i puntini del disegno, che si dimena su particolari minori.

  • E quale sarebbe il disegno? Cosa c’entra il virus?

  • Gli americani, ma è meglio dire le élite che ne comandano le scelte della politica internazionale, si sono resi conto da molto prima delle avanguardie contrarie.

  • Non è che hai preso una tangente complottista?

  • Può darsi. Intanto osserva i punti, poi sarai tu a credere o meno nel disegno.

  • Sì, mi sembri proprio complottista.

  • Ci sono segni nell’aria. Chi li vede li considera. Gli americani si sentono investiti della verità. Il triangolo divino che diffonde luce, il cosiddetto Triangolo dell’occhio onniveggente, simbolo della protezione divina, che trovi su ogni dollaro, allude alla loro missione. Si sentono il popolo di Dio. Sempre sul dollaro, l’aquila e il suo rimando al passo biblico in cui Dio elegge Israele a popolo eletto (2), il testo novus ordo seclorum, che fa riferimento alla nuova età dell’oro preannunciata da Virgilio nella IV Egloga, la stella di David a tredici punte e la bandiera a tredici strisce sono tutti emblemi pubblici dell’identificazione di sé – delle tredici originarie colonie – con il popolo d’Israele. L’insediamento dei coloni Puritani, movimento inglese del XVI-XVII secolo, nei futuri Stati uniti, secondo loro, non era che la dimostrazione della loro predestinazione divina: il successo materiale non era che la prova tangibile di una verità universale. L’edificazione della Terra promessa, il Regno di Dio sulla terra, fu all’origine della loro – dei pilgrim fathers, come furono poi nominati – trasmigrazione in Nord America. Sbarcati, si sentirono in illimitato diritto di possesso e dominio. Non si ritenevano invasori, ma portatori di progresso, verità e giustizia. È questo l’imprinting del vero americano, del vero yankee. È da là che viene la concezione della propria civiltà come quella alla quale assimilare il resto del mondo, con la cultura, i valori, l’economia, le armi. In quest’ottica, diventa comprensibile come ogni loro azione preventiva divenga dovuta, per scongiurare un loro ipotizzato indebolimento o annientamento. Se, a tutto ciò, aggiungi il mito della frontiera, oltre la quale ci sono barbarie e inciviltà da raggiungere ed educare, molto potrebbe trovare spiegazione. In ultimo – anzi penultimo, perché l’ultimo è l’attacco Nato sotto mentite spoglie alla Russia – Trump. Uno che voleva seguire un orientamento differente è stato politicamente decapitato. Se insieme ci metti Obama (3), insignito del Premio Nobel per la Pace nonostante le guerre che è stato indotto ad accendere, chi vuole e chi può, qualche interrogativo politicamente scorretto se lo pone. Del resto, per arrivare a dire di “esportare la democrazia” – una minchiata enorme – bisogna pensare di sentirsi i padroni della verità. Diversamente, ti vergogneresti anche solo di averla pensata.

  • E perché? Non è meglio la democrazia di altri regimi?

  • Passo indietro. Non si tratta di giudicare la democrazia. Si tratta di sapere che non si può impiantare in una biografia qualunque cosa le sia estranea, qualunque cosa ne metta a repentaglio l’identità. A meno di usare la forza e la devastazione. E, come sai, si usa la forza in due casi: per difendersi, quando si è messi all’angolo e quando si è convinti di essere nel giusto. Un giusto che corrisponde in tutto e per tutto a se stesso. E chi può rinunciare alla propria sopravvivenza? Nessuno ovviamente.

  • Ma tutto questo per dire cosa?

  • Da un lato, per dire che gli americani – o chi per loro – hanno capito da molto tempo che muoversi in anticipo era necessario al fine di mantenere la forza acquisita e di far crescere il loro dominio culturale, militare, economico. Dall’altro, che quanto sta accadendo tra Russia e Ucraina non è che un nodo geopolitico arrivato al pettine.

  • Non ti seguo.

  • L’intento di accerchiamento della Russia da parte della Nato, in atto da quando la Russia aveva dimostrato che la disgregazione dell’Urss non era riuscita a ucciderla e stava riprendendo energia, era necessario per il mantenimento dell’egemonia.

  • Ma la Russia aveva intenti espansionistici?

  • No.

  • E allora perché preoccuparsene?

  • Il Piano Marshall ha legato mani, piedi e moralismo dei paesi europei che ne hanno goduto.

  • Cosa intendi?

  • Intendo dire che, fin da allora, gli americani avevano capito che aiutare gli europei avrebbe costituito una testa di ponte.

  • Testa di ponte per cosa?

  • Con un’adeguata politica, idonea a trarre vantaggio dall’atteggiamento di riconoscenza degli europei per l’aiuto militare, per averli sottratti al possibile dominio nazista (in preda alle genuflessioni avevano dimenticato Stalingrado), per aver portato denaro per la ricostruzione e i fabbisogni primari e consiglieri economici che li illuminassero sulla retta via, hanno poi ottenuto il permesso di uso dei suoli europei per installare basi militari.

  • Beh! Mi sembra intelligente visto che c’era l’Urss.

  • Certo. Molto intelligente. E strategico soprattutto.

  • Quindi sei convinto che non ci fossero mire espansionistiche?

  • Quantomeno, non si sono dimostrate. Il dopoguerra sovietico era animato da un’economia stremata. Non potevano fare granché in proposito.

  • E allora, perché dici che la logica americana era stata intelligente?

  • Perché nel 1949 riuscirono a ottenere dodici firme in calce al Patto atlantico e con esso a creare la Nato. La cui prima base europea risale proprio a quell’anno.

  • Furbi.

  • Molto. Tanto ancora oggi gran parte delle persone crede che la Nato sia stata la risposta al Patto di Varsavia, in realtà avvenuto ben sei anni dopo, nel 1955.

  • Ah!

  • Eh!

  • Forse era stato eccessivo da parte americana e forse anche invadente.

  • A dire il vero, la guerra fredda, la corsa gli armamenti, la vicenda della fornitura dei missili nucleari a Fidel Castro, insieme alla forza di alcuni partiti comunisti europei e la conseguente percezione di pericolo sovietico, gli intenti espansionistici tanto americani (Corea e Vietnam) quanto sovietici (Afghanistan) ne hanno abbondantemente legittimato l’esistenza.

  • Ma allora perché la Nato ha continuato a vivere anche dopo il crollo dell’Unione sovietica?

  • Buona domanda. Se la fanno in troppo pochi. Avevano capito che si trovavano davanti al momento giusto per lo scacco matto. Sarebbero potuti diventare i padroni del mondo più di quanto già non fossero. Nuovi mercati sarebbero stati a disposizione e, quindi, ulteriori incassi per una superiore forza economica. Tutte le rivoluzioni arabe e le guerre intentate e inventate vanno viste in quest’ottica. Dominio territoriale, politico, economico. Perfino Hollywood ha preso parte alla prima linea Nato-americana.

  • Non sei molto gentile.

  • Sì. Meglio un po’ di maleducazione per mettere in chiaro alcune cose.

  • Perché citi il dominio territoriale, culturale ed economico?

  • Dal medio oriente avevano il combustibile necessario per generare l’energia necessaria a far girare il sistema interno. Dalle guerre ottenevano anche i vantaggi economici delle ricostruzioni e della vendita delle armi. All’esportazione del modello americano e dei suoi valori liberisti ci pensavano molto Hollywood e tutta l’edulcorata tv che già predominava in Europa, ponte di un segnale orientato e captato a est.

  • Però l’islamismo c’è stato davvero.

  • Un po’ era dovuto alla loro presa di coscienza che erano ormai in ritardo rispetto al rifiuto dei lascivi valori occidentali; scoprire che quel cancro era già metastasico nelle loro culture li ha fatti reagire con brutalità. Un po’ è stato il conto della politica americana. Se al Qaeda origina dal denaro americano, l’Isis prende le mosse dalla distruzione dell’Iraq.

  • A proposito di al Qaeda. Perché non si è mai vista una foto di Osama bin Laden morto?

  • Bello. Farsi domande è meglio che credere alle versioni ufficiali. Se si dovesse scoprire che non lo è affatto, molti non si sorprenderebbero.

  • Ma perché siamo arrivati a dubitare della morte di bin Laden?

  • Le cose si tengono. Anche se fanno di tutto per mostrarcele separate.

  • Di chi parli?

  • Torniamo al punto.

  • Cioè. Mi sono perso.

  • Ecco è questo il loro miglior successo. Lasciarti sperduto, in cerca di una coperta di Linus e loro ne hanno riserve per coccolare tutti.

  • Non ti seguo.

  • Il punto è che l’Occidente ha la piena consapevolezza che le modalità, chiamiamole analogiche, del sistema non avrebbero avuto vita lunga. La società civile comportava due riflessi considerati incontrollabili. Il primo relativo alla quantità di persone. Otto miliardi di esseri viventi creano problemi ingestibili, per costi e organizzazione, nonché – alcuni problemi – per accumulo e smaltimento, qualunque cosa facciano. Se mangiano, se si muovono, se commerciano, se si divertono. La quantità di scarti inquinanti è superiore alla possibilità di smaltimento e riciclo. Quindi, l’accumulo è inarrestabile e in ultimo esiziale. Spero tu non abbia bevuto la favola dell’economia circolare, dell’impatto zero, della sostenibilità. Giochini buoni per le cervici della Barbie e di Ken. Ma anche narrazioni horror che altro non possono se non allungare l’agonia del mondo. Il secondo riguarda la diffusione della comunicazione. Azioni di contrasto a politiche impopolari, quali raggruppamenti occasionali, disobbedienza organizzata, micro, e non solo, sabotaggio informatico, individualismi, protagonismi e, più in generale, emotività latente, per natura e struttura imprevedibile, erano elementi di potenziale destabilizzazione il cui costo umano, organizzativo, energetico, economico, di contenimento è stato considerato eccessivo ed erosivo.

  • E dunque?

  • Dunque serviva qualche idea che permettesse ad un nuovo paradigma di attestarsi nella società.

  • Nuovo paradigma?

  • Esatto. Non più l’assurdità della crescita infinita, vecchio paradigma del capitalismo analogico, ma del controllo infinito. Quest’ultimo del tutto possibile, come l’altro era impossibile. Possibile in quanto se prima ogni generazione alzava le complicazioni per quello analogico-infinito, ora ad ogni generazione il paradigma digitale implementerà uno scorrimento sempre più fluido del controllo sociale e della conseguente riduzione dei problemi antropo-ambientali implicati nei grandi numeri.

“Almeno quattro miliardi di ‘inutili mangiatori’ saranno eliminati entro il 2050, per mezzo di guerre limitate, premeditate epidemie di mortali malattie ad azione rapida e carestie. Energia, cibo e acqua devono essere mantenuti a livelli di sussistenza per la non-elite, a cominciare dalle popolazioni bianche dell’Europa occidentale e del Nord America e poi proseguendo con altre popolazioni. La popolazione del Canada, Europa occidentale e Stati Uniti sarà decimata molto più rapidamente rispetto a quella di altri continenti, fino a quando la popolazione mondiale raggiungerà il livello gestibile di un miliardo, di cui 500 milioni saranno costituiti da etnie cinesi e giapponesi, selezionate perché sono persone che per secoli sono state irreggimentate e sono abituate a obbedire alle autorità senza fare domande”(4). [nda, traduzione a cura dell’autore.]

  • Spiegati.

  • L’immagine del sistema binario, tutto/niente o zero/uno, ben esprime l’attuale tendenza e l’intento in essere.

  • Non capisco ancora.

  • Il dichiarato intento digitalizzante non è altro che il rimedio, la medicina necessaria, al decrepito Occidente ordocapitalista e alla sua necessità di egemonia mondiale o, quantomeno, della quantità utile per non soccombere sotto il maglio confuciano. Di ispirazione assai più funzionale alla pragmatica del successo di quanto non lo sia la delirante idea di essere mandati da dio a dominare la terra. Identici intenti egemonici si trovano naturalmente in ambito monetario. Se il controllo prima era gestito dagli stampatori di moneta, la digitalizzazione del denaro, nucleo del Great Reset, cerca di anticipare il prevedibile Bretton Woods made in China.

  • D’accordo, ora capisco, ma non si tratta di semplice evoluzione?

  • La si può vedere e chiudere come dici, molti preferiscono stare dentro il perimetro che hai appena disegnato. Tuttavia, se entro quel rinnovamento ipotizzi, contempli o – come per alcuni – prevedi altro, forse sei costretto a tracimare da quel semplicismo.

  • Per esempio?

  • C’è una parte del mondo che non contempla alcun progresso che sia slegato o lontano dalla natura, dai suoi cicli, dalle sue verità. È la parte consapevole di cosa comporti la castrazione dell’eros a favore dell’esaltazione cognitiva e della tecnologia come mito risolutore dei mali del mondo. Questa parte non può che considerare con diffidenza l’intento di fare dell’identità un dato fisico-digitale-biologico. La questione ha una profondità che l’assuefazione all’usa e getta non è in grado di immaginare. “Quarta Rivoluzione. Tradizione contro Postumanesimo, Intelligenza Naturale contro Intelligenza Artificiale, Fisica Classica contro Fisica Quantistica”(5).

  • Che rischi vedi?

  • Digitalizzare, monitorare, robotizzare, hackerare il dna, i circuiti neuro-cerebrali, il pensiero la vita, mediante dispositivi, reti di telecomunicazione, nanotecnologie, alza la sorveglianza per fare di noi degli uomini secondo i canoni utili allo scopo delle élite.

  • Pensi si possa arrivare a tanto?

  • Non dobbiamo arrivarci. Ci siamo. Il grinpaz, fantoccio di sicurezza, ottenuto dopo la puntura, fantoccio di garanzia di salute nonché esorcismo del terrore di morire, ne rappresenta uno dei primi passi. Obbligo terroristico per il vaccino non è che un diversivo per promuovere l’assuefazione al grinpaz e far avanzare il progetto della vita a punti.

Seguirà l’idpay. Il sistema di identificazione digitale consente di raccogliere dati sul comportamento online delle persone, sulla cronologia degli acquisti, sull’uso della rete, sulla storia del credito, sui dati biometrici, sui nominativi, sui numeri di identificazione nazionale, sulla storia medica, sulla cronologia degli spostamenti, gli account dei social network, conti bancari, lo stato di salute, l’istruzione e molto ancora. Come fai se no a controllare la società sempre più consapevole dei padroni del giro del fumo e dei loro interessi? Prima servivano momenti di aggregazione ora il web sostituisce le coordinazioni fisiche.

“‘Stiamo imparando a scrivere la musica, e poi con quella musica li faremo ballare’ spiega uno sviluppatore di software dell’internet delle cose, aggiungendo: ‘Con l’ingegneria possiamo regolare il contesto attorno a un determinato comportamento e imporre un cambiamento. I dati tengono conto del loro contesto e ci permettono di collegare le vostre emozioni, le vostre funzioni cognitive, i vostri segni vitali, e così via. Possiamo venire a sapere se non sei nelle condizioni di guidare, e di conseguenza bloccarti l’auto. Possiamo dire al frigo: ‘Ehi, chiuditi, perché questa persona non dovrebbe mangiare’, o dire alla tv di spegnersi perché hai bisogno di sonno, o alla sedia di scuoterti perché non dovresti stare seduto tanto a lungo, o al rubinetto di aprirsi perché devi bere più acqua.

[...]

Lo scopo di tutto quello che facciamo è cambiare il comportamento reale delle persone su larga scala. [...] possiamo catturare i loro comportamenti e identificare quali sono quelli buoni e quali quelli cattivi’”(6).


  • Beh, d’accordo. Ma tutto va verso la tecnologia. Come fai a cambiare.

  • Come fare non è importante. L’importante è riconoscere nel mito della tecnologia la distanza dalla natura. I cattolici direbbero da Dio. Distanza non significa che per farti sentire devi urlare di più. Significa che l’inferno, la sofferenza si compiranno più facilmente. Ma qui, in terra, non in qualche aldilà.

  • Sì, capisco. Però, se dovesse andare come dici, non ci saranno più evasori fiscali, la malavita sarà più difficile e altri inconvenienti di adesso si ridurranno.

  • Sì, anche.

  • E allora?

  • Allora è che tutta la parte disumana, tutta la coercizione indolore che subiremo ci prenderà con il sistema della rana bollita, proprio attraverso il martellare di una comunicazione che esalterà i pregi, tacendo o negando i difetti. Del resto, in quanto a menzogne, spero tu abbia capito che per ragion di stato ormai tutto è ammesso. Parlamento e costituzione, via, non servono. Capi di governo, tac, al loro posto senza elezione. Il guaio è una voragine.

  • Mi sembri pessimista.

  • Per noi che siamo testimoni dell’insorgenza del Great Reset, la questione è prostrante. E inficiata da dubbi residui di essere complottisti in mala fede. Ma, se così non fosse, la futura generazione troverà la realtà data e la vivrà come la sola disponibile. Noi sappiamo che dire che quella è una mela è solo una convenzione. Loro crederanno sia una mela e lotteranno per difendere quella inventata verità.

  • Te lo ripeto. Mi sembri pessimista.

  • Pensi che l’occupazione potrà mai ridursi? Che i soldi per evitare che ponti e plafoni di asili non vengano giù ci saranno a gratis? Che il giornalismo possa servire i più? Che dopo una vita avrai la tua bella pensione? Io non lo penso. E non lo faccio perché una politica venduta al Great reset non lo rende possibile.

  • Non c’è nulla di impossibile. E poi questo Great Reset. È in bocca a tutti, ma mi pare sia semplicemente una voglia di ripresa dal covid.

  • In assoluto, sono d’accordo, ma, entro un campo delimitato, no. Esempietto. La comunicazione è detenuta da pochissimi che comandano tutto il giro del fumo; la possibilità di esprimere posizioni critiche e di ottenere consensi tende a divenire risibile, la democrazia ad allontanarsi. Avrai notato la censura insensata – se non per un disegno di fondo – a cui abbiamo e stiamo assistendo? Non c’erano più le condizioni, attraverso le riforme, di realizzare gradualmente e democraticamente ciò che il Great reset sta attuando in tempi stretti.

“…la pandemia potrebbe aprire un'era di sorveglianza sanitaria attiva, resa possibile da smartphone con il rilevamento della posizione, fotocamere per il riconoscimento facciale e altre tecnologie che identificano le fonti di contagio e tracciano la diffusione di una malattia in tempo quasi reale. Nonostante tutte le precauzioni che alcuni paesi prendono per mantenere sotto controllo il potere della tecnologia e limitare la sorveglianza (altri paesi non sono così preoccupati), alcuni pensatori si preoccupano di come alcune delle scelte rapide che facciamo oggi influenzeranno le nostre società negli anni a venire. Lo storico Yuval Noah Harari è uno di questi. In un recente articolo, argomenta che ci troveremo davanti ad una scelta fondamentale da fare tra la sorveglianza totalitaria e l'emancipazione dei cittadini. […] La tecnologia di sorveglianza si sta sviluppando a una velocità vertiginosa e quella che sembrava fantascienza 10 anni fa è oggi una notizia vecchia”(7). [nda, traduzione a cura dell’autore.]

  • Ci sono troppe cose che non mi convincono.

  • Per esempio?

  • Come sarà possibile controllare i singoli individui?

  • La prevedibilità e il monitoraggio dei comportamenti. La paura di morte instillata con la campagna di comunicazione a reti protogovernative unificate è un esempio più che buono. Così, come non sarebbe bastato andare a sfilare i burqa per rendere felici le donne afghane, allo stesso modo, tutt’oggi, ci sono ancora molte persone che credono di morire se dovessero risultare positivi allo spadino nariceo o avvertissero un leggero mal di gola. Bambini e grandi – i nonni hanno i loro motivi – nonostante la caduta dell’imposizione, rifiutano di posare l’umiliante pannolino facciale. Si tratta di persone che non hanno avuto modo di commisurare gli elementi della situazione. Che si sono nutrite della parola dell’esperto, papa, giornalista, o filibustiere di governo che fosse. Persone che non sono in grado di comprendere che il grinpaz non era il guadagno della libertà, se da buon cittadino ti sottomettevi ai rischi dell’intruglio via spadino, ma il contrario. La porcata sperimentale, fatta passare come il solo cancello aperto, ha imposto al bestiame di mettersi in coda per attraversarlo di buon grado, magari con qualche verso di delazione nei confronti degli “irresponsabili” che lo hanno rifiutato.

  • Va bene. Però è vero che il Green Pass è utile.

  • Ci risiamo. Il grinpaz è utile per due cose. Dimostra l’ubbidienza di chi si è dato da fare per disporne e la possibilità realizzata di come rendere fedeli le persone alla loro parola.

  • No. Semplicemente il Green Pass ti dà la sicurezza di frequentare i luoghi e le persone con meno probabilità di infezione.

  • Tu credi. E come te molti. Il grinpaz non servirà ad altro che a regolare la tua libertà. Sarà tutta entro le loro regole se ti comporterai secondo esse. Ti verrà tolta in caso contrario. Hai presente i punti della patente?

  • Certo.

  • Ecco. Identico. Quanto puoi o non puoi sarà determinato a seconda dei punti residui della tua tessera-vita. Anche per iscriversi all’università, per rinnovare un documento, per una visita medica e così avanti. Dal valore di origine, che varierà in funzione di dei punti ereditati, per ogni mancanza verranno sottratti i punti stabiliti dalla legge. Viceversa, ai buoni comportamenti, il cui elenco sarà disponibile sulla Gazzetta ufficiale, corrisponderanno bonus espliciti e segreti. Temo che la delazione ne comporterà parecchi.

  • Però la libertà è sempre stata entro le regole.

  • Certo. La questione è sulla scelta.

  • Ma quando mai si è potuto scegliere.

  • Certo. Ma la questione riguarda la democrazia, la politica, la natura, la consapevolezza di sé. La questione è ampia. Non penso sia possibile risolverla soltanto quantitativamente. Se non ti è chiaro il senso di quanto voglio dire, basta che aggiungi una qualunque stretta, divieto o obbligo, per te attualmente inaccettabile, all’attuale situazione. Può essere un buon esercizio per riconoscere che la tendenza, se necessario, attuerà proprio ciò che ti pare inammissibile.

  • Se le persone in gamba che stanno al governo stanno seguendo certe politiche, cosa possiamo fare noi di meglio?

  • Possiamo dissentire.

  • Non penso che i rapporti di forza arrivino a configurare una frazione di Davide e Golia.

  • Non per questo chi ha consapevolezza del significato umanistico, sociale, politico del Great Reset in corso potrà dare forfait. Il mondo della comunicazione ha anche una dimensione quantica. Anche senza un progetto condiviso e proposto da qualcuno, potrebbero realizzarsi aggregazioni, forze, idee sorprendenti.

Sento un rumore meccanico. Siamo arrivati. Le porte dell’ascensore si aprono. È stato interessante dialogare con il mio amico. Un piccolo viaggio ma un grande scambio.

  • Allora ciao! – mi dice – Grazie della chiacchierata. Devo scappare, ho un aperitivo che mi aspetta.

  • Ciao.

Lo guardo allontanarsi e capisco che siamo ancora al piano terra. Tutto mi diviene chiaro.

È stata un’illusione di progressione. Il piano razionale non muta le consapevolezze, né genera rivoluzioni che sono un individuale momento estetico-emozionale. Capire non è ricreare. Ricreare richiede motivazione. E la motivazione di solito gira al largo da divani e aperitivi.

Lorenzo Merlo 










  1. Rossi Davide, La Fabian society e la pandemia. Come si arriva alla dittatura, Cesena, Macro, 2021, p.5.

  2. “Vi ho portato su ali di aquila [...]. Per questo adesso voi sarete me una nazione santa”. (Es. 19:4.6)

  3. Obama: Somalia e il Pakistan. Secondo alcuni analisti è stato il presidente americano che ha tenuto in guerra gli Stati Uniti per più tempo. Trump: neppure una guerra attivata, solo ereditate. Ha dato avvio alla exit strategy dall’Afghanistan.

  4. At least 4 billion ‘useless eaters’ shall be eliminated by the year 2050 by means of limited wars, organized epidemics of fatal rapid-acting diseases and starvation. Energy, food and water shall be kept at subsistence levels for the non-elite, starting with the White populations of Western Europe and North America and then spreading to other races. The population of Canada, Western Europe and the United States will be decimated more rapidly than on other continents, until the world's population reaches a manageable level of 1 billion, of which 500 million will consist of Chinese and Japanese races, selected because they are people who have been regimented for centuries and who are accustomed to obeying authority without question.”

Coleman John, Cospirators’ Hierarchy: True Story of the Committee of 300, Carson City, Bridger House Publishers, 1992, p. 164.

  1. tratto dal commento di “idea3online” in https://www.controinformazione.info/war-zone-il-ministero-della-difesa-russo-ha-annunciato-leliminazione-di-180-mercenari-stranieri-nella-regione-di-leopoli-in-ucraina/

  2. Zuboff Shoshana, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Roma, Luiss University Press, 2019, p. 311-313.

  3. the pandemic could open an era of active health surveillance made possible by location-detecting smartphones, facial-recognition cameras and other technologies that identify sources of infection and track the spread of a disease in quasi real time. Despite all the precautions certain countries take to control the power of tech and limit surveillance (others are not so concerned), some thinkers worry about how some of the quick choices we make today will influence our societies for years to come. The historian Yuval Noah Harari is one of them. In a recent article, he argues that we’ll have a fundamental choice to make between totalitarian surveillance and citizen empowerment. […] Surveillance technology is developing at breakneck speed, and what seemed science-fiction 10 years ago is today old news”.

Schwab Klaus, Malleret Thierry, COVID-19: The Great Reset, Cologny/Geneva, World Economic Forum, 2020, p. 168.


Nessun commento:

Posta un commento