La sfida che si intende lanciare è così pensata: come si può sfruttare l'energia emotiva e l'attenzione generata da una crisi visibile (il "genocidio palestinese" dell'attuale mobilitazione "pacifista") per dirottarla verso una minaccia molto più grave, ma astratta e "invisibile": la deterrenza nucleare (il genocidio programmato)?
Il ponte di collegamento potrebbe essere il concetto di responsabilità etica globale e l'uso del militarismo come radice comune.
La minaccia nucleare non è solo un evento catastrofico futuro ("genocidio programmato"), ma una realtà che impatta negativamente sulla vita quotidiana e sul benessere economico, sociale e ambientale di ogni cittadino, qui e ora.
La ricalibratura consiste allora nel rendere visibile e tangibile l'influenza della logica della massima forza distruttiva sulla pelle della gente comune, ben oltre i test e l'energia "civile" che fa da supporto agli sviluppi militari.
Un quadro descrittivo che evidenzia come la deterrenza nucleare e la logica della potenza impattino la vita di tutti i giorni può partire dal seguente dato economico: la spesa e la logica necessarie a mantenere la deterrenza nucleare distorcono le priorità nazionali e globali, creando danni diretti e indiretti percepiti da tutti
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