Visualizzazione post con etichetta Giordano Bruno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giordano Bruno. Mostra tutti i post

sabato 7 luglio 2012

Giuliana Conforto: “Bosone di Higgs, materia, antimateria, particella di dio… fantasie para-scientifiche e religiose”

“Se questa scienza, che tanti benefici apporterà all’umanità, non vorrà cogliere il significato umano delle sue scoperte, si rigirerà contro l’umanità” (Giordano Bruno – 1548-1600)

Giuliana Conforto, astrofisica


Ebbene hanno trovato finalmente la così detta “particella di Dio”, il bosone di Higgs. Dopo anni di ricerche, migliaia di ingegni impiegati e costi lievitati, abbiamo finalmente una “certezza”: “Dio c’è” o meglio “Higgs esiste”.

Intendiamoci io sono contenta. Questo bosone conferma il Modello Standard che è il mio cavallo di battaglia: mi ha consentito di distinguermi dalle mode spirituali e di penetrare la complessa natura della materia, di mostrare che non c’è un solo genere di materia come si crede: ce ne sono tre, tutti e tre uniti al campo, rivelato al CERN negli anni ’80 e chiamato “elettrodebole”. Questi tre generi più questo campo formano, secondo me, i quattro elementi – fuoco, aria, acqua e terra – che Empedocle ha definito circa 2500 anni fa.

In modo analogo alle quattro basi del DNA, questi quattro elementi possono spiegare l’esistenza di infiniti universi, tutti uniti tra loro e, ciascuno, composto di una delle “infinite combinazioni di materia” come diceva Giordano Bruno. Oggi si può precisare che le combinazioni riguardano 6 quark e 6 leptoni e non solo: riguardano anche 6 anti quark e 6 anti leptoni, quindi in totale tre generi di materia e anche tre di anti materia.

Fin qui tutto bene. Mi disturbano, invece, i toni trionfalistici degli zelanti divulgatori e pure i toni dell’astrofisica che ne approfitta per offrire “certezze” che non ha, per “confermare” un quadro dell’universo che non funziona affatto e fa acqua da tutte le parti. Chiamare in causa “dio” evoca poi una diatriba tra scienze e religioni che di fatto non esiste: “dio” ha il dono dell’eternità. Il bosone di Higgs decade in tempi ultra, ultra rapidi e in vari modi, tra cui i miei due preferiti: uno è quello in una coppia di bosoni Z, che uniscono e vari generi di materia e di antimaetria, e un altro è quello in quattro mesoni mu che compongono i raggi cosmici la cui origine è uno dei grossi misteri irrisolti, tutt’altro che secondario. La crescente intensità dei raggi coscmici sembra legata al riscaldamento globale del pianeta e ciò mette una pietra tombale sull’ultimo bluff perpetrato dai “buoni” che vogliono salvare la terra: l’effetto serra di origine umana.

Oggi molti hanno capito che la divisione tra bene e male, oppure tra destra e sinistra, è solo apparente, utile a creare schieramenti, conflitti e, soprattutto, a conservare il vero potere che domina il mondo: quello bancario. Pochi hanno però intravisto l’origine reale di questo potere che fa debiti e li scarica sui popoli. È la conoscenza ortodossa, secondo me, che non sa che cosa è il tempo. Eppure sul tempo si calcola tutto: salari, profitti, debiti e persino “valori” quali gli spread e il PIL che determinano la politica mondiale.

Oggi l’astrofisica riconosce che non può osservare il 96% della massa che lei stessa calcola, mentre osserva l’accelerata espansione del 4% restante. Questo fatto accertato e anche premiato con un Nobel sconvolge l’altro “dio”, che finora è apparso davvero eterno: il campo gravitazionale, legato all’altro “dio” che domina l’attuale tecnologia, il campo elettromagnetico. Quest’ultimo è il creatore dello spazio e del tempo. Fedele suddita di questi due “dei” l’astrofisica “dimentica” la propria immane cecità, “dimentica” il ruolo cruciale dei raggi cosmici e assicura che l’universo osservato – il misero 4% – ha un’età di 13,7 miliardi di anni. E noi, piccoli umani, che viviamo nemmeno 100 anni e abbiamo una storia di appena 13 mila anni, saremmo i suoi “unici” osservatori intelligenti. L’abisso temporale, che divide uomo e universo, si ripropone poi a cascata su tutto, sulla Terra che avrebbe solo 4 miliardi di anni, sulla formazione delle risorse petrolifere che risalirebbero a milioni di anni fa e sui limiti delle risorse, garantiti da tutti, buoni e cattivi e tali da giustificare la necessità di accaparrarle, di dislocare sul pianeta eserciti per “difenderle” e magari costruire chiese pronte a benedire gli eserciti stessi.

Il fatto è che nessuna disciplina ortodossa, dalle scienze alle religioni, sa che cosa è la Vita, e fatto ancora più paradossale si interroga su questo “mistero” che ci riguarda tutti molto da vicino. Se la Vita è “l’unica Forza che anima infiniti mondi intelligenti”, come diceva Giordano Bruno ed è quella che oggi i fisici chiamano Forza Elettrodebole, come propongo io, l’ortodossia è sconvolta da cima a fondo. Dovrebbe riconoscere che la chiesa cattolica non ha affatto l’esclusiva della comunione con “dio”, né ha alcun diritto di scomunicare.

Come Forza Cosmica, la Vita, è in comunione con tutti e ha due lati con cui si manifesta, proprio come suggerisce la saga di Guerre Stellari: uno è il “dio”, campo elettromagnetico, e l’altro è il campo nucleare debole, noto agli specialisti che però non sanno usarlo, perché è imprevedibile e quindi non lo hanno posto sul piedistallo divino, ovvero delle certezze matematico. Guarda caso, questo è il lato luminoso della Forza, quello che ci può mettere in comunione con le “infinite combinazioni di materia”, cioè con gli infiniti universi.

Non solo: la corrente nucleare neutra, portata dall’immane flusso di bosoni Z, può coincidere con il Fiume della Vita di cui parlava Eraclito, avere effetti benefici su tutti gli organismi e, calcoli alla mano, smentire clamorosamente l’idea dei limiti delle risorse.

La Vita si riproduce in tempi brevissimi. Oggi si sa che tutti i processi vitali sono miliardi di volte più celeri della unità di tempo – il secondo – che la scienza ortodossa si vanta di misurare con la precisione di un milionesimo di miliardesimo di secondo. Purtroppo questa non è sufficiente a osservare fenomeni quali il concepimento, lo sviluppo embrionale, la secrezione ormonale, il ripiegamento delle proteine, cioè tutti i provessi vitali, essenziali per il nostro benessere e la nostra salute.

Così la Vita rimane un “mistero” e così si evita di indagare sugli “attimi fuggenti”, quelli delle intuizioni e della creatività, sul significato dell’eros represso da tutte le religioni, su quegli attimi irripetibili che segnano scelte essenziali, attimi che cambiano tutto, travolgono il passato e creano un nuovo futuro. Invece di proporre nuovi “dei”, i media farebbero bene a interrogarsi sul ruolo, ormai tragico, del potere temporale, ovvero del credo globale in un tempo unico, lineare e immutabile alla base di tutte le società.

Esiste il tempo? Quasi tutti sono pronti a giurare di si. Alcuni più raffinati distinguono tra il tempo lineare, promosso dal potere temporale con sede centrale a Roma, il tempo ciclico, tipico di tutte le civiltà antiche tra cui i Maya con i loro vari calendari, e l’eternità tipica degli “dei”venerati dalla scienza ortodossa: i due campi, elettromagnetico e gravitazionale. Il primo crea lo spazio e il tempo e, il secondo, crea il peso sulla terra e la gravità che vincola la stessa terra al sole. Invece di chiamarli “dei” e spacciarli per eterni, si dovrebbe riconoscere che entrambi questi due campi stanno mutando a ritmi accelerati. Sono fatti che non hanno alcuna menzione in TV, né nelle ultime pagine dei quotidiani; dimostrerebbero che la scienza non sa che cosa sta succedendo e che evita il problema principe: il significato del tempo.

Con il potere temporale, garantito dai calendari, le religioni hanno consentito il marketing e la dipendenza globale del mondo dal tempo.

Contrariamente a quanto si crede, le scienze non le hanno contraddette fino in fondo. È vero che Einstein ha dimostrato l’elasticità e la relatività del tempo, ma solo per velocità prossime a quella della luce che non riguardano noi comuni mortali. Così almeno dicono gli ortodossi. Non abbiamo bisogno di neutrini per capire che le velocità superluminali esistono. Tutta l’anti materia inverte la freccia del tempo, ma… non si deve sapere.

Si potrebbe “scoprire” ciò che tutte o quasi le equazioni della fisica già testimoniano: il tempo non ha un’unica freccia, non corre solo dal passato al futuro, ma anche all’inverso, dal futuro al passato. Si potrebbe anche sospettare che l’età dell’universo, i 13,7 miliardi di anni, è il frutto di osservazioni limitate alla sola metà del “dio” campo elettromagnetico – la metà passata – e che nulla vieta che l’altra metà – quella futura – esista già. Infine si potrebbe svelare il grande inganno di tutta la conoscenza ortodossa, la volontà tenace di nascondere il presente, l’attimo che non compare nelle equazioni, ma nella coscienza umana. Il presente è quello in cui possiamo agire per creare un nuovo futuro. Certo per agire serve la volontà ed è quella che tutta la “conoscenza” o deprime o reprime.

Il mondo è senza padre, cioè senza volontà. L’unica preghiera suggerita dai Vangeli, riguarda il Padre. Quale può essere la Volontà di un Padre? Il bene di tutti i suoi figli, non privilegi per pochi forti e carità per tanti deboli, non miseria ormai estesa a tutti, dettata dai falsi “limiti delle risorse” e, soprattutto, da quelli presunti dell’uomo. Mentre la scoperta del bosone di Higgs è sulle prime pagine dei quotidiani che lo scambiano per “dio”, quella delle neuroscienze è passata in sordina.

L’energia oscura è presente nel cervello umano e opera in modi misteriosi, ma cruciali, soprattutto quando siamo a riposo e allorché progettiamo un nuovo futuro. Il nostro cervello ha potenzialità enormi, contatti diretti con gli infiniti universi che non possono essere osservati, se ci si limita a osservare la metà del “dio” campo elettromagnetico.

Se usiamo le nostre abilità cognitive, invece che prostrarci all’altare dove collocano gli “dei”, possiamo riconoscere che non siamo affatto costretti a “lavorare con il sudore della fronte”, ma siamo liberi di usare la risorsa infinita: la coscienza, il contatto con le “infinite combinazioni di materia”, contatto tanto profondo quanto reale e tale da riconoscere la propria comunione con l’eterno presente.

Oggi molti fenomeni, riconosciuti ma considerati misteri, non raggiungono gli onori della cronaca, oppure vengono sommersi da interpretazioni false e tendenziose come è successo per l’effetto serra, presunta causa del riscaldamento globale del pianeta. Intanto si sta riscaldando tutto il sistema solare e nessuno lo dice in TV. Intendiamoci si sopravvive e non è affatto la fine del mondo.

Potrebbe essere però la fine degli “dei”, incluso quello così infinitamente “buono” che ti manda all’inferno per “reati di sesso”. Potrebbe essere la rivelazione che gli “dei” non hanno un’esistenza autonoma, ma dipendono dalle osservazioni, dalle azioni e le interpretazioni degli uomini.

È la rivelazione per cui sto lavorando.

Giuliana Conforto

lunedì 11 giugno 2012

Il pensiero spirituale laico di Giordano Bruno

“Non c’è pensiero che sia immune dalla sua comunicazione, e basta formularlo nella falsa sede ed in senso equivocabile per minare la sua verità” T. W. Adorno



“Le forze che legano in prospettiva universale sono il Dio, il Demone, l’Animo, l’Essere animato, la Natura, la Sorte e  Fortuna, infine il Fato.. Questo grande reticolo di vincoli, che copre l’Universo e non può essere designato con unica denominazione, non lega sotto specie e senso di corpo, il corpo, infatti, non percuote il senso da sé, ma attraverso un genere di energia che nel corpo risiede e dal corpo procede” Giordano Bruno [Nota: pare di leggere lo scritto di un fisico post-quantistico. G.V.]

Giordano Bruno rappresenta la sintesi filosofico-religiosa della Storia di due secoli per lo più “italiani”. Si tratta del Quattrocento umanistico (riscoperta del pensiero-arte-architettura della classicità), ricerca delle fonti classiche senza la mediazione del Medioevo, e slancio creativo cinquecentesco su queste basi. Il fatto che l’opera di G.B., che consta in una ponderosa mole di opere scritte durante le sue faticose peregrinazioni nei vari paesi d’Europa, braccato senza posa dal fondamentalismo cattolico e protestante, che lui condannava come <Spirito di Setta> (Spaccio 87-91) perché per lui, come per Noi, il compito della religione è innanzitutto “morale”, non abbia potuto incidere in maniera adeguata alla forza del suo pensiero, non ci deve impensierire perché da una parte le sue opere sono state occultate per secoli, riemergendo alla luce solo a fine ottocento, e sono ancora sotto la lente d’ingrandimento degli studiosi,  mentre da un’altra è un bene che il pensiero di fine novecento sia arrivato per propria evoluzione, alla quale ha contribuito non poco l’evoluzione della cultura scientifica ( basata sulle prove), alle sue stesse conclusioni.
G.B. infatti, durante la sua breve vita ma nel lungo percorso del suo pensiero, ha affrontato tutti i problemi connessi con lo scibile, così come si presentavano all’epoca, tra cui a noi interessa in particolar modo il rapporto tra fede e ragione, come evidenziato da Giovanni Gentile. Secondo G.B. è ragionevole la separazione tra fede e ragione per l’incommensurabilità dei rispettivi campi.

Importante, da questo punto di vista, la distinzione tra Ragione e Conoscenza, quale sarà affermata ed accettata dal Bellarmino attraverso il processo a Galilei. Importante sottolineare, in questa breve relazione, la funzionalità della scienza cosiddetta “sperimentale”, affermata nelle sue basi materialistiche  al “dualismo” quale sarà in seguito codificato dal cartesianesimo, che ha permesso fino ad oggi, in Occidente, di rivendicare a sé ed esclusivamente a sé la cura delle “anime” ed il viatico per la “Vita dopo la Morte”. Non a caso il Bellarmino era  gesuita, per definizione esperto di cose politiche. E non a caso le “ecclesiastiche autorità” furono indotte ad affidare ad un gesuita, fatto dipoi santo per l’acutezza delle scelte,  la conduzione di processi inquisitoriali che avrebbero lasciato il segno per secoli. Pertanto dobbiamo addebitare ad ignoranza delle vere tesi elaborate da G.B. e ad una cultura positivistica, legata anche a conflittualità fra Massoneria e Papato, la definizione di “martire del libero pensiero”, per quanto riguarda il Bruno del tutto fuorviante.
Giordano Bruno non era né poteva essere, come oggi viene definito, “un libero pensatore”, al contrario si trattava di un pensatore vincolato al rigore di un pensiero che spazia nella profondità dell’Essere, come confermato proprio dalle vette raggiunte attualmente dall’ epistemologia contemporanea.

PENSATORI E SCIENZIATI NEO-PLATONICI.
La sorte di Giordano Bruno è stata la sorte di tanti pensatori e scienziati che lo hanno preceduto e lo hanno seguito.

Fra questi, anche perché ricordati nel suo monumento a Campo dé Fiori, Michele Serveto, bruciato a Ginevra nel 1553, per ordine di Zwingli e Capitone, due individui che possiamo definire espressione brutale del clericalismo integrale, dopo essere riuscito a sottrarsi per un certo tempo sotto falso nome (Michel de Villeneuve). Capi d’accusa contro di lui, formulati da Calvino, di essere vicino all’eresia ariana; di revisione, correzione, annotazione della geografia di Tolomeo, di avere “capito” la circolazione polmonare con le sue implicazioni teologiche, e di misticismo neoplatonico rinascimentale.
Giulio Cesare Vanini, bruciato a Tolosa nel 1619, dopo asportazione cruenta della lingua, per aver sviluppato motivi magico-astrologici. Secondo Vanini, non esiste mondo soprannaturale. Le religioni sono creazione delle classi dominanti. La sua elaborazione filosofica e scientifica deriva in linea diretta da Pomponazzi, Machiavelli, Cardano, Scaligero.

Scrive G.C.Vanini: (Dialogo XXV) "G.C. – Ma, dice il Cardano, il calore del Sole genera ogni cosa ed è l’Anima. Da questa, adunque, tutto riceve sua vita, tutto è quindi animato..
Ales.- E tu, Giulio caro, che pensi e che rispondi?
G.C. – A parer mio, se il calore fosse l’anima, allora il Sole diverrebbe l’ anima di un sorcio generato nella putredine. [ All’epoca si credeva ancora nella generazione spontanea. Nota mia.]

Di più, l’anima di una mosca formerebbe con quella del sorcio una cosa sola. [Attenzione al significato filosofico-religioso degli OGM! Nota mia.] La proposizione conseguente si prova, essendochè, da un’ anima sola non vengono generate anime diverse.
Ales.- Ma il Cardano risponde: se il calore non è l’ anima, almeno ove è calore ivi l’ anima esiste, e ove l’anima esiste, ivi palpita la vita. Ma nella pietra si nasconde il calore, quindi l’anima, quindi la vita."


Non possono sfuggire alla lettura di così poche frasi quanto in questi pensieri si sia lontano le mille miglia dall’ortodossia cristiana, nelle due versioni cattolica e protestante e quanto questi pensieri siano pervasi da il motivo panteistico presente in tutti questi grandi precursori di una rivoluzione silenziosa che ci accompagna oggi.
Dall’elenco non può mancare anche un altro grande italiano Tommaso Campanella, deceduto di morte naturale il 22 maggio 1639 a Parigi, protetto da Luigi XIII e dal Richelieu, non senza aver trascorso buona parte della sua esistenza nelle carceri cattoliche, tra cui una “vacanza” nelle carceri del Sant’Uffizio a Tor di Nona, nel 1595, dove ebbe per compagno proprio Giordano Bruno.
Così egli è oggi definito: naturalista in etica, nella vigorosa concezione dell’autonomia morale, precursore di Kant, panteista in religione ed insieme teista, deista e cattolico, riformatore politico audacissimo (La Città del Sole)
In altra sede ci riserviamo di illustrare le conseguenze culturali, architettoniche ed urbanistiche della Città del Sole.
Per ora ci limitiamo a questi nomi per illustrare che tutti coloro che in qualche modo allacciavano il proprio pensiero alla tradizione neoplatonica pre-cristiana erano crudelmente perseguitati. Segno che le lotte che accompagnarono la nascita del cristianesimo, lotte comunque intestine al neo-platonismo, erano il fondamento delle preoccupazioni ecclesiali.. Allora come oggi.
A testimonianza della gentilezza d’animo, della squisita eleganza, dell’ afflato ecumenico e della correttezza giuridica formale dei giudici di G.B. occorre tener presente che poco prima del suo rogo precisamente il 16 di settembre, era stato bruciato in quella stessa piazza, al cospetto dell’ambasciata di Francia, un povero frate piuttosto giù di testa, Celestino da Verona, reo di aver negato che “Cristo Nostro Signore avesse redento il genere umano”. Il Celestino era, tra l’altro, uno dei maggiori accusatori di G.B. E forse il suo rogo accelerò quello di G.B. il quale, proprio il 10 settembre si era detto pronto ad abiurare. Ma devono essere subentrate alcune interferenze, fra le quali di sicuro le rimostranze dell’Ambasciatore francese, ed allora, per dispetto, il papa gli approntò un altro rogo al fine di profumare, con l’odore di carne umana bruciata, la facciata di quella bellissima costruzione che va sotto il nome di Palazzo Farnese.

ANTROPOLOGIA DELLE SOCIETA’ COMPLESSE.
Prima di giungere ad una rapida conclusione, occorre ricordare che la comprensione di alcuni termini usati dal Bruno, come “ragione” deve tenere presente che l’uomo del 2000 ha dietro di sé secoli di cultura scientifica che si è sviluppata di pari passo con il pensiero matematico, e razionalista, con le scienze cosiddette “esatte” come la chimica e la fisica, basate a loro volta sulla matematica, di cui proprio il Bruno fu un grande anticipatore. Queste scienze hanno riverberato anche su persone non specificamente acculturate in una cultura “razionalista” che non era per nulla quella del cinquecento, anche perché il grande momento delle matematiche fu proprio quello a cavallo fra il seicento ed il settecento. La ragione definita dalla filosofia all’epoca del processo a Bruno non era quella che pensiamo noi oggi. E d’altronde la sociologia c’insegna che la struttura sociale è l’insieme della rete di relazioni possibili e pensabili tra individui che appartengono a quell’insieme. In questo contesto, nella loro maggioranza, gli eventi, soprattutto quelli biologici, sono interpretati come esito di quella serie di rapporti, che a loro volta sono rapporti di forza e rapporti strutturali, relazioni di senso sociale. In questo senso, occorrerebbe riaffermare con molta energia quell’eredità dell’Illuminismo, oggi del tutto disattesa da tutte le forze politiche, che consiste nell’ineludibile legame tra progresso scientifico, progresso materiale progresso morale. Ed  è proprio il pensiero di Bruno che ci dovrebbe accompagnare nel recupero di una concezione di “razionalità” destinata fatalmente a ricadere nel buio di quel fondamentalismo religioso che in epoca di feroci guerre di religione sacrificò la vita di tanti pensatori che avrebbero potuto riportare equilibrio fra le coscienze. I tempi emergenti, con la globalizzazione in atto destinata a sconvolgere tutti gli equilibri esistenti da millenni, l’aumento incredibile della popolazione umana, la volontà di potenza che forte di armi finora mai pensate dall’uomo si è concentrata in alcuni gruppi di potere, richiedono un ripensamento che non può più venirci dall’ingenuità dualistica cartesiana sulla quale da qualche secolo si sono adagiati gli uomini, soprattutto gli “occidentali” e gli “occidentalizzati”.

ERESIA BRUNIANA.
Ricordiamo che l’eresia di Bruno trova fondamento nella convinzione che tutto sia intriso di divinità, e che l’Universo sia infinito e senza Centro. Dio dunque, intride questo Universo infinito.

Il dubbio bruniano sui dogmi classici della cattolicità, quello dell’incarnazione e quello della Trinità, è stato più che sufficiente per mandarlo al rogo. Oggi però noi sappiamo che tanto la Trinità ( derivazione della concezione indiana della Trimurti, fatta propria dai filosofi alessandrini inventori del cristianesimo), e l’incarnazione, blanda derivazione di Miti pagani consistenti in divinità fecondanti femmine umane, sono espressioni della religiosità generalizzata e non frutto di uno specifico pensiero religioso che si è arrogato nel tempo il diritto di processare, torturare ed assassinare persone per il semplice fatto che la pensavano non diversamente, ma meglio.Per Bruno, Dio non è sostanza trascendente, è invece presente nella Natura come principio immanente e ricettacolo delle forme. Il pensiero di Bruno è vivo per la sua carica di pantesimo. E’ il nichilismo dei tempi moderni che reclama un riempimento. La materia non è caos o privazione e non è separata da quella divinità che, agendovi, produce le forme.

Aveva ragione PITAGORA: Non ci sono le singole cose, ma il tessuto armonico delle cose.
Giorgio Vitali

domenica 25 marzo 2012

Ecologia profonda universale - La teoria degli universi che rimbalzano all'infinito, sempre uguali (nella sostanza) e sempre diversi (nella forma)

Ad immagine e somiglianza...


"Ab aeternum - La realtà non può essere descritta perchè non può sussistere una scissione fra osservatore, osservazione ed  osservato..." (Saul Arpino)

"Come già dicevano gli antichi sapienti indiani: Vishnu lo conserva, Shiva lo distrugge, Brahma lo ricrea, all'infinito e per sempre. Ma, forse proprio per il "fattore di dimenticanza cosmica", nessun universo "rimbalza" uguale (d)al precedente..." (Joe Fallisi)


La scienza comincia ad avvicinarsi sempre più alla filosofia. In effetti il pensiero metafisico e l'analisi del mondo fisico sono due descrizioni che  collidono, entrambe attingono alla realtà percepibile per mezzo della coscienza.


Che gli universi fossero continuamente creati e distrutti uno dopo l'altro in una sequenza infinita è la conclusione del pensiero vedico e upanishadico, come pure di quello taoista. Tutto scorre (panta rei)  tutto si trasforma tutto si scioglie tutto riprende forma. In continuo evolversi in continua trasformazione.


Come dire che la sostanza primordiale è la stessa mentre gli aspetti manifesti sono diversi. Per comprendere analogicamente questa verità basterà osservare la metamorfosi della vita su questa terra.
Non ci sono due cristalli di neve uguali, non ci sono due foglie dello stesso albero uguali, in una distesa di sabbia ogni granello è diverso, nell'umanità  ogni uomo è unico ed irripetibile, persino attraverso la clonazione è stato riscontrato che esistono differenze fra il modello originale e la copia....


Insomma la vita è totalmente varia.... Questa varietà è la caratteristica dominante.. che allo stesso tempo evoca l'unitarietà di fondo.... Come avviene nell'osservazione  delle figure formantesi in un caleidoscopio,  gli specchietti e i cristalli sono gli stessi ma le immagini appaiono sempre diverse.


Così eone dopo eone universo dopo universo big bang dopo big bang la vita continua a manifestarsi in una policromia di colori, di  forme incommensurabilmente diverse  ma attingenti alla stessa matrice: la coscienza. La consapevolezza dell'Uno che si fa molti. 



Questa era anche la visione del nostro filosofo e spiritualista laico Giordano Bruno. Egli aveva intuito la vera essenza, la sorgente universale,  e la possibilità  degli universi continuamente ricreati e paralleli.. Il fuoco d'artificio eternamente manifesto e inestracabilmente congiunto di Spirito e Materia.  Che la sua intuizione non fosse stata accolta dai suoi contemporanei, e gli provocò anzi un'atroce morte, dal punto di vista del pensiero astratto e della realtà delle cose ha poca importanza...  Ed inoltre, nella percezione dualistica, l'intelligenza ha bisogno della stupidità per risultare evidente.

Ciò che è vero lo è sempre e non abbisogna di conferme... è autoesistente. Come ognuno di noi può riscontrare nella sua stessa identità e senso dell'essere che non abbisogna di venire corroborata da agenti esterni.. anzi sono gli agenti esterni ad essere corroborati nella loro presenza ed esistenza dal "noumeno", dal soggetto!


La verità non può essere raccontata poichè il racconto non è la sostanza.


Ed ora ecco un'altra faccia della medaglia, quella della visione scientistica:  Martin Bojowald ha lavorato per sei anni intorno alle complicate equazioni che sorreggono la sua teoria. Oggi finalmente è potuto uscire allo scoperto su Physics Nature per dire che l'universo non è nato con il Big Bang. Quando si verificò il "grande botto" al quale si fa tradizionalmente risalire la creazione del mondo che conosciamo, l'universo esisteva già. Anzi, il Big Bang non fu altro che un "ripiegamento", un "rimbalzo" della materia preesistente.

Uno dei limiti della teoria del Big Bang, descritta matematicamente da Einstein, è che in un dato momento tutta la materia era concentrata in un punto con volume zero e massa ed energia infinite. Secondo le leggi della fisica, impossibile. Ora gli scienziati dell'università di Pennsylvania State University, coordinati da Bojowald, dicono che prima della nascita del nostro universo ce n'era uno simile che però collassava su se stesso. Unendo la teoria della relatività ad equazioni di fisica quantistica, alla Penn State è nato il primo modello che descrive sistematicamente l'esistenza di
un universo preesistente al nostro, e che ne calcola alcune caratteristiche.

Secondo il modello (Loop Quantum Gravity, o Lqg), il vecchio universo stava collassando rapidamente, fino a raggiungere uno stato in cui la gravità e l'energia erano così alte (ma non infinite, come sostenuto dalle teorie precedenti) che la repulsione reciproca ha fatto invertire il processo e ha dato vita all'universo in espansione che conosciamo oggi. Per i fisici americani, anche se molto simili fra loro, gli universi "pre" e "post" rimbalzo non erano uguali: le equazioni che li governano infatti hanno almeno una variabile differente, che Bojowald chiama il "fattore di dimenticanza cosmica". Cioè l'assenza di almeno un parametro dell'universo "pre" nell'universo "post". Il che impedisce anche l'infinito replicarsi di universi gemelli. (Fonte: Il Messaggero)

 
Paolo D'Arpini
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana


Ecologia profonda universale - Dipinto di Franco Farina





Di questo e simili argomenti se ne parlerà durante l'Incontro Collettivo Ecologista che si tiene ad Aprilia dal 22 al 24 giugno 2012 - Programma: http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/post/2718386.html

sabato 18 febbraio 2012

Giordano Bruno, grande precursore della Spiritualità Laica



È 1'8 febbraio 1600 quando il frate domenicano Giordano Bruno da Nola esce, per la prima volta in sette anni, dal palazzo romano del Sant'Uffizio (ultimato trent’anni prima per divenire la sede centrale dell'Inquisizione romana — tribunale e carcere insieme).

Vi è entrato il 27 febbraio 1593, in seguito all'accusa di eresia sollevata contro di lui da Giulio Mocenigo, l'abietto patrizio veneziano che prima l’aveva invitato nella Serenissima per farsi insegnare la nobile arte della mnemotecnica e poi l’aveva venduto all'Inquisizione — sembra per non dovergli pagare il compenso pattuito... Contro il domenicano pesa anche la testimonianza di un ambiguo frate cappuccino, tale Celestino da Verona, a sua volta imprigionato per eresia e collaboratore di giustiziaante litteram, per salvarsi la pelle (la delazione però gli servirà a poco: finirà anch’egli sul rogo, e per giunta cinque mesi prima della sua illustre vittima, il 16 settembre 1599).
 
Per ascoltare la sentenza di condanna a morte, ormai irrevocabile, Giordano Bruno viene condotto nell’abitazione del cardinal Madruzzi, che sorge in piazza Navona proprio accanto alla chiesa di sant'Agnese; duramente provato da sette anni di prigionia, di torture, di isolamento e di fermenti intellettuali inespressi, Giordano Bruno si erge tuttavia dignitoso e fiero di fronte ai suoi carnefici: terminata la lettura della sentenza, fatta nel grave silenzio di tutti gli astanti, la commenta con queste parole, le ultime di cui si abbia testimonianza: «Forse avete più timore voi nel pronunziare la mia sentenza, che io nel riceverla!». Non parlerà più con nessuno.

Il 17 febbraio 1600, in Campo dei Fiori, sotto gli occhi di una folla innumerevole e strepitante, Giordano Bruno viene condotto al rogo. Gli viene imposta anche l'onta della mordacchia, unostrumento che, introdotto in bocca, impedisce di gridare o parlare — la Chiesa di Roma esige l’ultima parola. Come da copione, un monaco si avvicina al condannato e gli accosta al volto un crocifisso: Giordano Bruno si gira sdegnoso dall'altra parte, deciso a morire solo — come solo, nella sua incompresa grandezza, è vissuto.

Impossibile tracciare qui, sia pure per sommi capi, un quadro appena esauriente della vita e delle opere di Giordano Bruno: del resto, qualsiasi buon manuale di storia del pensiero ne è prodigo, e la rete rigurgita di testi e analisi sul pensatore di Nola.
 
Allo stesso modo è impossibile riassumere l'essenza della costruzione ideale di Bruno, tutta incentrata sulla libertas philosophandi, cioè sulla libertà del pensiero che cerca la verità senza compromessi o accondiscendenze nei confronti degli "altri" — gli stessi di cui il filosofo dichiara orgogliosa mente, nell'epistola Adversus Mathematicos, di non voler essere «né scherano né servo». Proprio questa cerca assidua e radicale del Vero ad ogni costo è l’«heroico furore» che pervade il Bruno, assorbito nella sua missione al punto di giocarsi la vita per essa — più di due secoli dopo lo imiteranno (con esiti diversi) Hölderlin e Nietzsche, resi folli il primo dall'estasi poetica e il secondo da un filosofare "a colpi di martello".

Vale piuttosto la pena di soffermarsi sull'accanimento (certo degno di miglior causa) con cui la Chiesa perseguitò un pensatore non comune, un ingegno acutissimo e raffinato, una sensibilità sicuramente molto distante da quella del suo tempo. E, per farlo, partiamo proprio dalle accuse di quel fra Celestino da Verona che pagò con la vita la sua infamia.
 
La denuncia  di questo “pentito” si articola in 13 capi, alcuni dei quali non sono altro che mere bestemmie fine a se stesse, e che difficilmente un personaggio della levatura di Giordano Bruno avrebbe potuto pronunciare se non in un contesto ben preciso che naturalmente il disgraziato Celestino da Verona non riferisce — né avrebbe potuto farlo, viste le difficoltà d'interpretazione che certi testi del filosofo continuano a presentare anche per i più attenti esegeti. Altri, invece, svariano dal campo teologico a quello etico, sollevando interrogativi ai quali ancora oggi la Chiesa non sa dare risposta (come hanno ben dimostrato le acrobazie dialettiche con cui nel Duemila, a quattro secoli di distanza dal rogo di Campo de’ Fiori, il Vaticano ha chiesto scusa per quell’assassinio cercando di dare un'impossibile "giustificazione" del suo operato). Vediamoli.

Celestino da Verona, dunque, «denunciò che Giordano aveva detto: 1) Che Christo peccò mortalmente quando fece l'orazione nell'orto recusando la volontà del Padre, mentre disse: “Pater si possibile est, transeat a me calix iste”. [...] 5) Che si trovano più mondi, che tutte le stelle sono mondi, ed il creder che sia solo questo mondo è grandissima ignoranza. 6) Che, morti i corpi, l'anime vanno trasmigrando d'un corpo nell'altro. 7) Che Mosè fu mago astutissimo [...] e ch'egli finse aver parlato con Dio nel monte Sinai, e che la legge da lui data al popolo ebreo era da esso imaginata e finta. [...] 9) Che il raccomandarsi ai santi è cosa redicolosa e da non farsi. 10) Che Cain fu uomo da bene, e che meritamente uccise Abel suo fratello, perché era un tristo e carnefice d'animali. [...] 13) Che quello che crede la Chiesa, niente si può provare».

Non c’è bisogno di essere raffinati teologi per capire che all’epoca (ma non soltanto allora….) simili affermazioni costituivano uno scandalo gravissimo e una seria minaccia alla solidità dell’edificio cattolico: al punto 1, da quell'abbozzo di rifiuto della volontà del Padre affiora tutta la dolente umanità del Cristo, capace di peccato e quindi non tanto figlio di Dio quanto piuttosto figlio dell'uomo; il punto 5 mette in discussione l’intera cosmologia creazionista con tanto di annessi e connessi; nel punto 6, sono la psicologia e la metafisica cattoliche a diventare oggetto di dubbio (per non parlare dell’implicita messa in discussione del Giudizio Universale);  al punto 7 si attacca uno dei capisaldi della religione cristiano-cattolica, che vede nelle Sacre Scritture la Verità rivelata; col punto 9 si condanna senza appello la superstizione accettata in tempi remoti dalla Chiesa trionfante per aver ragione del politeismo spicciolo professato dal popolino e conquistarsi il consenso delle masse più o meno convertite (a forza o spontaneamente, poco importa); il punto 10, se è vero (il che, per quanto riguarda la scrivente, basterebbe da solo a fare di Giordano Bruno un gigante) riprende in modo forse un po' radicale la squisita sensibilità di Leonardo da Vinci (che già cent’anni prima vagheggiava un tempo in cui l'uccisione d'un animale sarebbe stata considerata e punita come quella di un uomo) e attacca pesantemente l'antropocentrismo cristiano-cattolico. Il punto 13, poi, dà il colpo di grazia all'edificio ideologico della Chiesa di Roma e ne mina dalle fondamenta il potere temporale — c’era bisogno d’altro?
 
Naturalmente non fu soltanto sulla base di queste accuse (vere o presunte) che Giordano Bruno, definito nell’atto d’accusa «... heretico impenitente, pertinace et ostinato» venne incarcerato, riconosciuto colpevole e consegnato al braccio secolare dall'ipocrisia della Chiesa.

Nel Duemila la Chiesa — s’è accennato — ha chiesto perdono per la sua uccisione, dichiarandosi «in debito con lui per averlo privato del bene più grande: la vita»: così monsignor Pietro Nonis, vescovo di Vicenza e già prorettore dell'Università di Padova, in un'intervista rilasciata all’ “Avvenire” il 16 luglio 1998, in previsione dell'anniversario ormai imminente.
 
Eppure proprio in quel XVI secolo che sarebbe trapassato nel XVII in un divampar di fiamme il teologo francese Sebastiano Castellione aveva compreso che «Uccidere un uomo non è difendere una dottrina. È semplicemente uccidere un uomo». La Chiesa non lo capì allora, e forse non lo capirà mai.

Alessandra Colla
 

giovedì 16 febbraio 2012

Giordano Bruno... un libero pensatore od un santo non riconosciuto?

LA FILOSOFIA DI GIORDANO BRUNO CONCLUDE E RIASSUME IL RINASCIMENTO MENTRE IL ROGO DEL 17 FEBBRAIO 1600 RAPPRESENTA PER LA STORIA UN FALLIMENTO....

Perchè quel rogo, come tanti altri roghi che hanno bruciato in tutta Europa in quei terribili secoli di infame ottusità (paragonabili ai roghi attivati dai bombardamenti della Nazione Egemone sulle popolazioni eretiche del XX secolo) ha costituito unicamente un gravissimo intoppo all'evoluzione dell'intera umanità, e certamente non solo una manifestazione di stupida violenza da parte di un Potere costituito che riteneva in tal modo di potersi perpetuare all'infinito.


Il pensiero di Giordano Bruno parte e si dipana dalla riflessione su due secoli di intensa attività creatrice. E' la nascita e lo sviluppo del Rinascimento, che dobbiamo far iniziare con l'arrivo in Italia di Giorgio Gemisto Pletone, massimo studioso di Platone. A noi oggi pare strano che per secoli l'umanità abbia ignorato Platone.


Oltretutto la filosofia platonica è stata all'origine della nascita e dello sviluppo del Cristianesimo con lo sviluppo del Neoplatonismo sincretico e della cultura dell'Ecumene romano, impregnata all'epoca della filosofia stoica diffusa dal fondamentale centro di Alessandria. Tuttavia, malgrado Agostino che era ancora letto nel Medioevo, la Chiesa aveva fatto propria la "Scolastica" che della filosofia aristotelica, secondo l'Aquinate, era una diretta emanazione.


Perciò, l'arrivo del platonismo in Italia, oltre ad incontrare una nutrita schiera di "spiriti realmente eletti" favoriti dal mecenatismo dei Medici, aveva dato vita ad un fervore di studi mai avvenuto prima nel nostro paese. Inoltre, anche grazie alla presenza di papi mecenati e soprattutto "rinascimentali", il sommovimento rivoluzionario generato dall'attenzione rivolta verso le qualità superiori dell'Uomo, che fu chiamata, appunto, umanesimo, aveva dato vita ad un'esplosione di opere d'arte di cui è rimasta traccia indelebile fino ad oggi come momento insuperato dell'universalità potenziale insita nell'uomo stesso.


Questa è la centralità umanistica che attinge alla parte non materiale della personalità individuale senza  aver bisogno di "grazie celesti" eventualmente impartite per il tramite di sacerdoti più o meno illumionati. Questo è il Platonismo nella sua lucida essenza e questo è lo spirito a cui attinse anche il Bruno nella formulazione con del suo più che articolato pensiero. Che invano l'Istituzione pensava di modificare con l'abiura da parte del suo autore,o nascondere. E' facile infatti comprendere come il pensiero bruniano, ancora oggi non studiato nelle sue potenzialità, soprattutto nella sua formulazione della infinità dei mondi, costituisca nella sostanza una diretta discendenza dalla concezione dell'infinita potenza dello spirito umano.


Perchè nel pensiero bruniano non c'è spazio per Dio, o per lo meno per il Dio della fede coercita. 


LE OPERE DI BRUNO furono invano nascoste per secoli e secoli. Tuttavia, riapparvero a fine ottocento ed oggi circolano abboindantemente anche se la cultura attuale non ha avuto ancora il tempo per elaborarle e trarne una conclusione per tutti. E tuttavia è facile dedurre che Giordano Bruno aveva anticipato di secoli le conclusioni a cui è pervenuta la scienza contemporanea con la Fisica post-quantistica e la concezione olografica dell'Universo. Concezioni che ricongiungono la scienza alla filosofia.


Quella scienza alla quale il Bellarmino, gesuita e quindi capace di capire dove andava il mondo, aveva affidato l'incarico di fungere da pseudo-conoscenza, (ed a questa intuizione si deve il sostanziale accordo col Galilei dopo lo pseudo processo) purchè lasciasse ai preti spazio libero per gestire la "cultura dell'anima".


In conclusione possiamo elencare la sequenza dei pensatori e artisti che dovrebbe costituire un frammento della Storia del pensiero: 
Giorgio Gemisto Pletone, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Michelangelo Buonarroti, il cardinale Bessarione, Niccolò Cusano,  Bernardino Telesio, Tommaso Campanella, Keplero, Copernico, Newton... ed ovviamente Giordano Bruno, che li completa e li riassume!


Giorgio Vitali 

giovedì 1 dicembre 2011

Biospiritualità, evoluzioni​smo, relazione spazio-tem​po e assol​uto a-temporal​e… Vari modi descrittiv​i per la realtà empirica e metafisica

"Scritto nel Cielo" - di Manuela Magagnini


"The objective universe has structure, is orderly and beautiful. Nobody can deny it. But structure and pattern, imply constraint and compulsion. My world is absolutely free; everything in it is self-determined. Therefore I keep on saying that all happens by itself. There is order in my world too, but it is not imposed from outside. It comes spontaneously and immediately, because of its timelessness. Perfection is not in the future. It is *now*" (Nisargadatta Maharaj)


A commento di alcuni  punti menzionati sull'articolo  sulla "Biospiritualità... " 

Scrive   Riccardo Oliva  di Memento Natura:

"...caro Paolo D'Arpini, sicuramente pubblicherò sulla mia pagina FB il tuo scritto ma (non te la prendere) ci sarà un commento perché siamo d'accordo praticamente su tutto tranne che su un punto quando (non ho capito se ironicamente o seriamente) dici "Eva che sceglie tra maschi scimmioni". Siccome nutro delle profonde riserve sulla teoria darwinista-evoluzionista e visto che con te è possibile confrontarsi su vari aspetti mi piacerebbe che tu leggessi una recensione che feci in passato in merito ad una presentazione di un libro dal titolo "fandonia evoluzionista" http://www.mementonatura.org/dett_iniziativa.php?id=48&from=s  - ti chiedo solo un parere in merito.."


Mia rispostina:

..aspetta aspetta... quella è una parafrasi e sott'intende che la donna, essendo più evoluta dell'uomo, doveva scegliere con quali maschi procreare.. Considera che a quel tempo non esisteva la violenza carnale verso le femmine.. erano perciò le femmine che sceglievano i loro partner, ed è per questa ragione che l'evoluzione ha preso il via.. Avendo le donne scelto solo partners che dimostravano qualità evolute (sodidarietà comunitaria, cura verso la prole, disponibilità, senso di appartenenza alla comunità, etc.)..

Inoltre...   ho visto l'articolo da te segnalato sull'evoluzionismo Darwiniano.. Non vedo perchè non dovrei accettarlo.. Tra l'altro, per altre ragioni, anch'io avevo espresso dubbi sulla teoria evoluzionista, come prospettata da Darwin. Ma, ovviamente, ed allo stesso modo, non sono per nulla creazionista. La teoria che più mi aggrada, dal punto di vista intellettuale è quella della "contempopraneità in esistenza", Che viene spiegata con l'esempio del sogno in cui tutto il mondo del sogno appare contemporaneamente al personoggo sognato.

Se ti interessa il mio punto di vista puoi leggete l'articolo che segue a cui  è aggiunto  un commento ricevuto:
.............

Spiritualità laica, evoluzioni​smo,  relazione spazio-tem​po e assoluto a-temporal​e… Vari modi descrittiv​i per la realtà empirica e metafisica

Un secolo e mezzo fa, nel 1859, Charles Darwin pubblicava il suo ancora oggi controverso ma rivoluzionario “Origine della specie”, le polemiche non si son ancora acquietate ma quel che suona strano –secondo me- è l’opposizione virulenta opposta alla teoria evoluzionista dai cosiddetti “creazionisti” (o credenti) di matrice religiosa, e più avanti spiegherò i motivi del mio stupore.  Debbo far presente che non mi considero -strettamente parlando- un seguace della teoria Darwiniana, nel senso che al massimo la considero una spiegazione strumentale alla dimostrazione della cosiddetta realtà empirica… o della casualità.

L’ipotesi evoluzionista è basata sull’osservazione del processo trasformativo della materia e della vita conseguente alla modificazione od espansione dello spazio/tempo. In un certo senso questa teoria deve in ogni caso tener conto di un “inizio” e pertanto è vicina all’altra teoria della creazione progressiva del mondo, comunque basata sulla presenza di un Dio creatore da cui l’universo viene creato. Secondo la speculazione del Big Bang l’inizio del momento creativo viene posto nell’esplosione primordiale del nucleo originario della materia, in seguito al quale incomincia pian piano il processo manifestativi della vita. Infatti i religiosi apprezzano molto la teoria del Big Bang come “dimostrazione” della volontà creatrice di Dio ma dovrebbero altrettanto accettare, per essere coerenti con i loro credo, anche il processo evoluzionistico delle varie forme vitali prefigurato da Darwin e dai suoi successori.

D’altronde se fosse vera la creazione “operata"  da Dio per ogni organismo vivente, separato da ogni altro (un pesce è un pesce, una asino è un asino, un uomo è un uomo, etc.), si potrebbe supporre una certa parzialità da parte dell’Altissimo, non solo per la scala gerarchica fra le varie specie ma anche perché alcune forme vitali sono addirittura scomparse dalla faccia della terra come se fossero “invise” o “trascurate” dal creatore stesso, il che non mi pare un segno di giustizia verso le creature….

Ma lasciamo da parte queste considerazioni e per un solo attimo lasciatemi illustrare altre elucubrazioni, di carattere filosofico, sortite dalla mente analitica di Schopenhauer, un filosofo contemporaneo di Darwin, che per altro molto piacque ai religiosi che in lui vedevano un “giudicatore del creato”, un moralista che sapeva distinguere fra bene e male, che sapeva raggiungere un traguardo: “.. se uno correndo tutto i giorno, giunge a sera, può dirsi soddisfatto… Ebbene, ora ce l’ho fatta, il crepuscolo della mia vita diventa l’alba della mia fama” (Senilia pag. 84 del manoscritto originale del 1856).

Egli si definiva nelle sue memorie uno “sprezza-uomini” uno che disprezzava la stupidità umana apprezzando per contro la sua intelligenza personale. Questa sorta di orgoglio intellettuale separativo è sicuramente poco “evoluzionista” ed infatti la sua “arte di conoscere se stessi” è tutta rivolta alla conoscenza della “persona” come entità avulsa dal contesto, un’individualità “prescelta”, evidentemente da Dio.   E questo atteggiamento piacque molto ai dottori della chiesa che -anch’essi- si sentono “benedetti” e privilegiati e protetti per la loro fede in Dio (per altro cieca).

Dal punto di vista della realtà assoluta (ma anche da quello quantistico, fino ad un certo punto dell’analisi) la creazione può essere “progressiva” solo nell’ambito del divenire nello spazio tempo ma, come evidenziò anche Einstein, questo concetto dell’esistenza spazio temporale è puramente figurativo, non ha cioè vera sostanza essendo un relativo configurarsi di eventi costruiti e proiettati nella mente.

Perciò nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente, sia pur considerata dall’osservatore uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio. La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza. Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio tempo e denominato “processo del divenire”.

Da ciò se ne deduce che la descrizione evoluzionista di Darwin è “relativa” tanto quanto la visione “creazionista” dei più retrivi religiosi. Con buona pace del filosofo Schopenhauer.


Paolo D’Arpini


 .............

Commento ricevuto

Gentile Paolo D’Arpini, sovente mi capita di leggere le Sue riflessioni ed ascoltarLa nel corso di incontri organizzati dall’Associazione Giordano Bruno di Viterbo. Spesso condivido quel che dice, meno spesso quel che scrive.
Colgo l’occasione per esprimere un mio punto di vista diverso rispetto a quanto da Lei scritto sul Darwinismo.
Per me, ma ovviamente a dirlo sono anche più illustre personalità, la teoria darwianiana è stata una delle poche ad essere stata confermata da conoscenze derivate da scienze relativamente più giovani, vedi la genetica. Forse è la teoria che in maniera più decisa e violenta ha fatto aprire gli occhi a (parte) dell’umanità sulla reale consistenza della realtà. Affermare che l’esistenza dell’uomo, al pari delle altre specie animali e vegetali, non è frutto di cause astoriche o metafisiche, ma solamente prodotto di “casi” naturalistici, mette ovviamente in discussione ogni visione causalistica ed escatologica del mondo. Questo dovrebbe far riflettere soprattutto chi si batte quotidianamente contro tutti i tentativi di oscurare la realtà al fine di imporre “regimi culturali” che giustifichino religioni e filosofie idealistiche.

Attenzione, qui non si tratta di sostituire a visioni della vita metafisiche il darwinismo, che ovviamente non è nato per questo, ma solamente di approfondire tutte le conoscenze che la scienza ci mette a disposizione per guardare bene negli occhi la realtà che ci circonda.

Questo per un “illuminato” dovrebbe essere quasi un imperativo categorico, altrimenti si rischia solo di creare delle alternative a quelle che sono le “spiritualità dominanti” organizzate in religioni o sette e rimanere sullo stesso piano interpretativo. La scienza ha dei limiti e non può spiegare tutto, ma questo non è un buon motivo per superare i limiti attuali delle nostre conoscenze scientifiche con le favolette, gioco questo ben conosciuto dai teologi. Pertanto cerchiamo di definire sempre il campo delle nostre definizioni e dibattiti, evitando di forzare l’entrata di argomenti che mal si accostano all’argomento centrale con cui ha aperto la riflessione, vedi p.e. la relatività di Einsten, perchè il rischio è di dire e giustificare tutto ed il contario di tutto.

Dobbiamo stare molto attenti quando citiamo la parole spiritualismo o spiritualità, se poì per giustificare la loro scelta si deve ricorrere a qualche forma di impianto teologico-metafisico non sostenibile. Il credere a qualcosa di non dimostrabile può essere una semplice deriva della nostra struttura neurale e cognitiva che ha pemesso l’uomo di sopravvivere fino ad oggi (a noi ed altra specie): renderci conto di questo per alcuni è un brusco risveglio, per altri potrebbe essere un invito a guardare il mondo e tutti gli altri esseri viventi con maggiore rispetto ed amore.

Rendendomi conto che queste poche parole non possono avere esaurito un dibattito che meriterebbe lunghe sessioni di discussione, chiudo questo mio commento con la speranza di continuarlo nei prossimi tempi. Le porgo i miei migliori saluti, Giovanni Iapichino
  


lunedì 17 ottobre 2011

Valdo Vaccaro: "Come liberarsi dai ceppi della mistificazione economica e dell'imbroglio religioso..."

Uscire dall'illusione



Nel 2011 non c’è più la Santissima Trinità, soppiantata ormai da nuove religioni miliardarie.

Nel 2011 il mondo si muove secondo le regole dei pentagoni e dei nuovi triangoli disegnati dalla CIA e da Scotland Yard, secondo la falsariga delle Commissioni Trilaterali e dei Triangoli del Potere tra la City of London (mercato dell’oro), il District of Columbia (potere militare) e il Vaticano (affari religiosi) e New Age (?)....

Nel 2011 il pianeta si muove sotto la pesante cappa dei manovratori occulti, dei presidenti “skull and bones” targati Yale, del Codex Alimentarius, dei gruppi massoni e sionisti, delle multinazionali, del clan Bilderberg e del New World Order, delle 13 Famiglie note, elette ed illuminate, pronte a dettare le loro leggi e a far valere i loro piani di implosione economica, di sfoltimento numerico umano, di controllo strategico religioso, agricolo, alimentare, climatico, sanitario, energetico, politico e valutario.

Non stiamo rivelando nulla di segreto e nulla di nuovo. Tutto sta
scritto liberamente su internet.

Dobbiamo essere uniti e lottare duramente per difendere la nostra
salute. Non spaventarsi, non abbattersi e mai darsi per vinti. Siamo
sempre sette miliardi contro un milione. E, non dimentichiamoci, la
spiritualità laica di Giordano Bruno e la motivazione di Viktor Frankl stanno decisamente dalla nostra parte.
Non si tratta di un problema italiano, americano, europeo, ma di una
crisi profonda e universale che tocca NewYork, Londra, Parigi, Roma, Berlino, Singapore, Hongkong, Tokyo, Pechino e Shanghai.
Molto lavoro deve essere fatto per proteggere la libertà e il
benessere dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Il primo passo è la scelta vegan/vegetariana. Il secondo passo è quello di prendere coscienza dei fatti e di tenersi aggiornati su quanto sta succedendo intorno a noi e sopra di noi. Il terzo passo è quello di usare, ognuno secondo le sue possibilità, tutti gli strumenti di informazione, di contrasto civile e non violento, di disobbedienza e di resistenza passiva contro la nuova tirannia e il nuovo
totalitarismo che stanno minacciando ed oscurando il nostro pianeta.

Serve aria fresca, luce solare, acqua pura, frutta, vegetali, semi,
germogli e tuberi, al posto del “cruel food” e del cibo spazzatura,
che include le proteine animali, i cibi inscatolati, salati,
zuccherati, cotti e sintetizzati.

Serve spiritualità e motivazione, serve amore e fratellanza universale, serve religioso rispetto per il prossimo, servono idee all’altezza della situazione, e non pensieri mediocri e scriteriati. Servono idee coraggiose ed innovative, non luoghi comuni e pensieri allineati con quanto fa la maggioranza.

Valdo Vaccaro –  valdovaccaro@libero.it