Il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” condivide la presa di posizione di RECA (Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna) e di AMAS-Er (Assemblea dei Movimenti Ambientali e Sociali Emilia Romagna) in merito alle recenti scelte della Regione Emilia Romagna, che sul territorio ravennate impattano in maniera significativa, e appoggia ogni forma di mobilitazione che RECA e AMAS-Er vorranno proporre. Riportiamo e facciamo nostro il comunicato stampa delle due reti sociali:
Abbiamo appreso che la Regione Emilia-Romagna sta lavorando per arrivare ad un aggiornamento del Patto per il lavoro e il clima, realizzato nel 2020 e che RECA (Rete Emergenza Climatica e Ambientale, che raggruppa più di 80 tra Associazioni e Comitati che si occupano dei temi ambientali) non aveva sottoscritto.
Abbiamo avuto modo di leggere il materiale predisposto, senza che esso ci sia stato inviato da parte della Regione e, ancor più, senza essere stati chiamati per svolgere un confronto attorno ad esso.
Riteniamo l’esclusione di RECA dal confronto in atto un vero e proprio “vulnus” democratico, indice di una chiusura e di un atteggiamento sprezzante nei confronti di chi non condivide le scelte prodotte dalla Regione sulle politiche ambientali. Due fatti sono particolarmente gravi ed inaccettabili: il primo è che la giunta Bonaccini, all’epoca della messa a punto del Patto del 2020 chiamò anche RECA al tavolo del confronto, mentre oggi non ci è pervenuto analogo invito da parte della giunta De Pascale. Il secondo, che rende ancora più intollerabile questa vicenda, è che, nella fase iniziale della nuova legislatura, in un incontro apposito svolto tra il Presidente De Pascale e RECA, esattamente il 24 febbraio di quest’anno, lo stesso Presidente ci rassicurò sul fatto che RECA sarebbe stata coinvolta in tutti i passaggi significativi di confronto sui temi ambientali, arrivando a criticare il suo predecessore per non averlo fatto dopo che RECA non aveva firmato il Patto per il lavoro e il clima! Questa palese dimostrazione di incoerenza e di discrepanza tra gli impegni presi e la pratica messa in atto la dice lunga sull’affidabilità della Giunta regionale e del suo Presidente: peraltro, questo scarto va ben al di là dei rapporti tra Regione e RECA, ma, come dimostrano molte vicende, rischia di essere proprio la cifra del modo di essere del governo regionale in carica.
Venendo al merito delle questioni presenti all’interno del documento di base per l’aggiornamento del Patto per il lavoro e il clima, intanto ci tocca constatare come l’analisi proposta appare completamente scentrata rispetto ai processi in atto, decisamente edulcorata, probabilmente per non voler riflettere sulla crisi economica, sociale e ambientale che investe anche la nostra regione. Infatti, dire che oggi siamo passati da una situazione di una “globalizzazione senza attriti” ad una “globalizzazione condizionata” significa non prendere atto che, in realtà, oggi viviamo, invece, in un mondo dominato dai nazionalismi, dalle guerre commerciali e dalla guerra vera e propria come strumento per regolare i rapporti internazionali.
Allo stesso modo, se non con uno stravolgimento ancora più incredibile, bisogna essere veramente fuori dal mondo per dire che “nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del settembre 2025, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sottolineato l’urgenza di rafforzare le politiche europee su alcuni fronti strategici: sicurezza, neutralità climatica, autonomia energetica, casa accessibile, qualità del lavoro.
Ha rilanciato il programma per un’industria europea più competitiva e ribadito la necessità di garantire che la transizione ecologica sia anche una transizione giusta e inclusiva”, quando proprio quel discorso ha sancito l’idea che l’Unione Europea debba attrezzarsi per giocare un ruolo importante nel mondo dominato puramente dai rapporti di forza e, su questa base, affermato la necessità di passare ad una vera e propria economia di guerra.
Guardando, poi, in modo più ravvicinato, ai temi sociali e ambientali proposti nel documento, che dovrebbero rappresentare le scelte di fondo che si intendono compiere nei prossimi anni, ci tocca ribadire la critica che già svolgemmo a proposito del Patto del 2020 e che, oggi, appare non solo confermata ma rafforzata.
In buona sostanza, ci troviamo di fronte ad un solco profondo tra gli intenti proclamati e le politiche concrete attuate. Gli esempi sarebbero moltissimi e, quindi, ci limitiamo a segnalarne solo alcuni. Si continuano ad avanzare contenuti che sembrano utili a tutelare la risorsa acqua, ad affermare l’idea dell’economia circolare nel ciclo dei rifiuti, a promuovere una mobilità sostenibile, nel momento stesso in cui le politiche concrete vanno nella direzione della privatizzazione dell’acqua, ad incrementare la produzione dei rifiuti, ad andare avanti con le grandi opere, che comportano forte consumo di suolo e incentivano il traffico veicolare privato su strada.
Sulla transizione energetica, viene riproposto l’obiettivo di coprire i consumi finali di energia elettrica con le fonti rinnovabili al 2035, ma senza che esso venga supportato da una credibile pianificazione degli interventi che lo rendano possibile, e intanto si prosegue sostenendo l’economia del fossile, come nel caso del rigassificatore e del progetto di cattura e stoccaggio della CO2 di Ravenna, e in quello del metanodotto della “linea Adriatica”.
Una vera e propria “perla” è poi il ragionamento sviluppato nella parte finale in tema di partecipazione, dove si fa un’esaltazione del ruolo fondamentale della stessa da parte dei cittadini, senza riuscire a citare lo strumento delle leggi di iniziativa popolare, e in specifico le 4 proposte di legge sui temi ambientali promosse ancora dal 2022 da RECA e Legambiente regionale e di quella per fermare definitivamente l’autonomia differenziata, proposta dal Comitato regionale contro ogni autonomia differenziata, che giacciono nei cassetti della Regione, senza che ci siano segni che esse vengano realmente discusse!
Insomma, non ci pare esagerato sostenere che siamo di fronte ad un’operazione di pura propaganda, che contraddice platealmente la realtà che viviamo tutti i giorni e che, invece, reclama una svolta profonda nelle politiche ambientali e sociali della Regione. E che si potrebbe realizzare proprio discutendo e approvando le proposte di legge di iniziativa popolare sui temi dell’acqua, dei rifiuti, dell’energia e dello stop al consumo di suolo, che, probabilmente non a caso, l’attuale maggioranza di governo continua ad ignorare.
RECA (RETE EMERGENZA CLIMATICA E AMBIENTALE Emilia Romagna)
AMAS-ER (Assemblea dei Movimenti Ambientali e Sociali Emilia Romagna
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