Oltre ad avere effetti diretti anche su organismi ‘’non target’’, come le api, il rischio ambientale associato all’uso di insetticidi neonicotinoidi e del fipronil è legato alla perdita di biodiversità, di funzionalità e ruolo degli ecosistemi contaminati.
A lanciare l’allarme, in occasione della conferenza di oggi a Bruxelles, è la Task Force on Systemic Pesticides che ha presentato uno approfondimento bibliografico sull’argomento: il Worldwide Integrated Assessment (Wia, 8 articoli, che costituiranno un numero speciale della rivista Environmental Science and Pollution Research).
Si tratta del primo tentativo di sintetizzare lo stato delle conoscenze sui rischi associati a tali insetticidi attraverso l’esame critico di oltre 800 pubblicazioni scientifiche. Il quadro che emerge dalla Wia è senza precedenti. Indica con chiarezza che l’attuale impiego su larga scala di tali insetticidi non è ecologicamente compatibile e non può costituire una strategia sostenibile di lotta ai parassiti delle coltivazioni. In altre parole, è evidente che le correnti pratiche agricole, sempre più vincolate all’uso esteso di tali prodotti, pongono seri rischi a un gran numero di organismi e alle funzioni ecologiche che essi svolgono.
Lo studio sottolinea anche che l’attuale uso di neonicotinoidi e fipronil risulta incompatibile con i principi alla base della lotta integrata (integrated pest management, Ipm): essi sono infatti spesso routinariamente applicati(come nel caso delle sementi conciate, che è un classico uso profilattico) anche in assenza di specifici parassiti. Più moderne, sostenibili ed efficaci strategie di gestione dovrebbero invece essere valutate e introdotte, alternative che si richiamano ai principi delle produzioni biologiche e della lotta integrata.
Questi insetticidi possiedono proprietà fisiche, chimiche e biochimiche che ne allargano il raggio d’azione ben oltre la specie coltivata e il luogo di somministrazione.
Agiscono a livello sistemico (penetrano e si distribuiscono all’interno della pianta), mostrano una discreta persistenza ambientale (mesi o anni) e una elevata solubilità in acqua, fattori che contribuiscono ad estendere la contaminazione a suolo, acque sotterranee e superficiali e vegetazione.
E’ così che le api possono venire direttamente contaminate in volo dalle polveri emesse dalle seminatrici pneumatiche durante la semina delle sementi conciate.
La pellicola di insetticida che ricopre il seme si erode nel corso delle operazioni di semina producendo (è il caso della semina del mais) un particolato letale per le api.
Più in generale si può osservare che, in relazione alla modalità di utilizzo e alle proprietà dell’insetticida, gli organismi sia terrestri che acquatici sono spesso ripetutamente esposti a concentrazioni tutt’altro che trascurabili. Infine, secondo lo studio, a livello globale l’attuale uso degli insetticidi neonicotinoidi e del fipronil ha portato a livelli di contaminazione ambientale spesso eccedenti le concentrazioni tossicologicamente rilevanti per un ampio spettro di organismi ‘’non target’’, con prevedibili impatti negativi sulla qualità degli ecosistemi interessati.
(Fonte notizia: adnkronos.com)
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