venerdì 14 novembre 2014

L'Italia dell'eolico inutile e devastante



Già 6 anni fa in una ricerca attenta Accademia Kronos, sulla questione dell’energia eolica in Italia faceva notare, basandosi su un rigoroso studio dell’ENEA, che il nostro Paese, escludendo alcune specifiche aree geografiche, oggi già affollate di torri eoliche, non aveva venti costanti tali da giustificare lo scempio del paesaggio naturale. 

Oggi, come dicemmo già allora, perché un generatore eolico possa essere economicamente vantaggioso nella produzione di energia elettrica deve usufruire di almeno 3.000 ore di vento annuo. Sotto tali ore non è più vantaggioso. Sotto le 2000 ore annue di vento diventa addirittura controproducente. Le aree che hanno questa incidenza elevata di vento si trovano soprattutto in Sardegna, Abruzzo e in ristrette zone della Basilicata, Molise, Puglia e Calabria. Qualcosa anche in Sicilia. Aree più idonee all’istallazione di aereogeneratori a torre potrebbero essere tutte le vette alpine e appenniniche, ma queste lasciamole in pace perché rappresentano l’ultimo bene che ancora ci è rimasto: il paesaggio. Detto questo dobbiamo dire che le aree delle regioni indicate per la presenza di vento superiore alle 3000 sono state già occupate. 

Altrove, in altre regioni, tra cui il Lazio, non esistono più le condizioni di economicità per istallare mega impianti eolici. C’è poi da dire che l’energia prodotta dal vento è tra la meno pregiata e le reti elettriche non né sopportano più di un 5-10% del totale. La ragione è che l’energia elettrica eolica è totalmente svincolata dalla richiesta degli utenti: un fatto che le reti elettriche non possono assolutamente permettersi e che possono accettare solo in una quantità modesta che non disturbi il funzionamento globale della rete stessa, tenendo conto della massa delle utenze, nelle varie ore del giorno e della notte. Sta di fatto che se  gli utenti,  soprattutto se sono imprese e industrie, avessero più bisogno di energia in un dato momento della giornata e se i generatori eolici fossero fermi per assenza di vento, allora tutto il sistema entrerebbe in crisi. Ecco perché, relativamente alle energie rinnovabili, la rete non può contare sull’apporto di energia elettrica dall’eolico in caso di richiesta straordinaria di energia, a differenza  del fotovoltaico di giorno e dell’idroelettrico per tutte le 24 ore.

Poi possiamo dire di bene quanto vogliamo sull’eolico: non produce gas serra, non inquina, è un’energia pulita, ecc., tuttavia restano, come abbiamo visto, soprattutto nel nostro Paese, problemi reali legati alla non economicità d’istallazione di queste torri eoliche in zone con scarsità di vento.

L’eolico va bene invece in altre parti d’Europa, perché dall’Atlantico e dal Mar del Nord spirano continuamente venti che superano abbondantemente le 3.500 ore annue. E questo soprattutto in Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Danimarca e Olanda. L’Italia, protetta com’è dalle Alpi e dal caldo bacino Mediterraneo non ha queste caratteristiche. E allora perché ci si accanisce a voler vendere e istallare questi giganteschi ”mulini a vento” a tutti i costi?  Semplice, perché chi li propone sa di beneficiare di contributi e agevolazioni fiscali ed economiche non indifferenti. Un po’ come quelli che vogliono vendere a tutti i costi  gli impianti di produzione di energia da biomassa, la dove poi la biomassa scarseggia o proprio non c’è. A questi venditori di cose inutili poco importa se si deturpa il paesaggio e poi, nel caso degli aereogeneratori, se questi restano fermi 300 giorni l’anno. A questi personaggi interessa fare cassa, profitto… poi i problemi, quando inevitabilmente dopo un po’ vengono a galla, restano gli amministratori e i politici, che hanno “abboccato all’amo”, a rispondere ai cittadini infuriati perché oltre a non aver avuto nessun beneficio economico, vedranno il loro paesaggio definitivamente deturpato.

 Filippo Mariani

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