mercoledì 17 agosto 2016

Monferrato - Solo una parte del territorio, gli Infernot, è riconosciuto patrimonio dell'UNESCO



Una volta per tutte vorrei specificare che il riconoscimento come Patrimonio dell’UNESCO attribuito alcuni anni fa al Monferrato è esclusivamente limitato agli infernot, cioè a quelle suggestive cavità (cantine) scavate nella roccia locale del Basso Monferrato (detta Pietra dei Cantoni, di cui l’Ecomuseo omonimo con sede a Cellamonte presso Casale Monferrato 
http://www.ecomuseopietracantoni.it), che vengono destinate prevalentemente all’invecchiamento del vino in bottiglia.

Di conseguenza tutti i frequenti riferimenti al Monferrato come Patrimonio dell’Unesco, di cui si abusa in maniera superficiale ed arbitraria attribuendolo implicitamente all’intero paesaggio e territorio, è assolutamente destituito di ogni fondamento, ed aggiungo essere anche irrispettoso verso i potenziali turisti e fruitori dei luoghi.

E’ pertanto patetico, ridicolo oltre che scorretto, fare continuamente riferimento in ogni circostanza, al riconoscimento Unesco per promuovere il turismo, addirittura in territori appartenuti anche solo di striscio (per pochi anni e/o perimetrali) al marchesato e poi ducato di Monferrato, considerando oltretutto che gli infernot sono solo quelli del Basso Monferrato, cioè dell’area che fa capo al Monferrato Casalese, cioè al circondario della città di Casale Monferrato, unica capitale dello stato preunitario esistito fino al 1708.
La carenza di idee e la tendenza a sfruttare gli eventi favorevoli, cui in particolare gli italiani per indole e scarsa cultura storica hanno tendenza ricorrervi (ancor più se “provinciali”), non giustificano minimamente l’abuso che sistematicamente si compie di questo riconoscimento, che rischia peraltro di essere revocato con un simile andazzo puerile e penoso.

Invito pertanto tutti gli operatori turistici e soprattutto culturali ad una maggiore sobrietà e correttezza in proposito, evitando di proseguire in questi abusi e deplorando coloro che vi ricorrono spudoratamente e spregiudicatamente, danneggiando tutti come immagine e reputazione territoriale.

Non è questo il modo corretto e favorevole per promuovere il turismo, soprattutto di qualità e con prospettive durevoli. Pensare di promuovere il turismo ricorrendo nel 2016 ancora agli “specchietti per le allodole”, in una società dove anche in età prepuberale e tra gli ottuagenari si dispone di apparecchi portatili in grado di collegarsi ad internet, non è solo anacronistico ma fuori luogo e controproducente.

A tutt’oggi purtroppo sono pochissimi gli operatori turistici e gli addetti ai lavori, i più onesti e competenti, che si dimostrano consapevoli e rispettosi di questi limiti, che non commettono abusi nei loro programmi, progetti e proposte turistiche, e che accostano il riconoscimento Unesco solo nell’ambito dei circuiti degli infernot.

Sono consapevole che questo mio modesto intervento pubblicato sul mio blog avrà scarsi riscontri, essendo letto da poche migliaia di lettori abituali, ma fortunatamente sono per il 90 per cento stranieri (prevalentemente russi, americani, tedeschi, francesi) e sempre “fortunatamente” il mio blog è sempre posizionato tra i primi dieci nei principali motori di ricerca, tra cui Google, quando si digitano le parole chiave “Monferrato, cultura, ambiente, storia e turismo”, e quindi da una decina di anni ha acquisito una sua collocazione di tutto rispetto nel panorama eterogeneo della rete. Pertanto spero che questo mio intervento sia recepito adeguatamente, soprattutto a livello localistico, e favorisca un cambiamento di rotta.


Cav. Dott. Claudio S. Martinotti Doria    www.cavalieredimonferrato.it    claudio@gc-colibri.com

Nessun commento:

Posta un commento