lunedì 23 gennaio 2017

Roma, 25 marzo 2017, appello per una comune politica agricola bioregionale ed evento del 28 gennaio 2017 a Reggio Emilia


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Il 25 marzo 2017 sarà il sessantesimo anniversario del Trattato di
Roma che ha dato vita alla CEE e alla Politica Agricola Comune (PAC)
con i suoi obiettivi originali, quali quello di garantire una vita
giusta alle comunità agricole, stabilizzare i mercati, garantire
l’approvvigionamento alimentare della Europa con prezzi degli alimenti
che fossero accessibili a tutti i consumatori.

L'Associazione Rurale Italiana, membro del Coordinamento Europeo Via
Campesina, si fa promotrice perchè nel sessantesimo anniversario del
Trattato di Roma le istituzioni europee e italiane si impegnino
formalmente a far si che la Politica Agricola Comune (PAC), unica vera
politica comunitaria, torni a perseguire i suoi obiettivi originali,
quali "quello di garantire una vita giusta alle comunità agricole,
stabilizzare i mercati, garantire l’approvvigionamento alimentare
della Europa con prezzi degli alimenti che fossero accessibili a tutti
i consumatori".

Per questo ARI, insieme a quanti vorranno far sentire la loro voce,
propone di sottoscrivere l'appello che segue e a creare momenti di
proposta e di approfondimento che portino il movimento contadino ad
una comune riflessione e mobilitazione in vista del 25 marzo, data
delle celebrazioni ufficiali per ricordare la firma dei Trattati di
Roma.

Vi invitiamo a prendere visione del comunicato aderire allo stesso, a
comunicarci le vostre riflessioni e a condividerlo e diffonderlo
presso le vostre reti.

Invitiamo, per approfondire e condividere proposte con il vasto mondo di associazioni e movimenti che si stanno preparando alle manifestazioni di 
Roma, all'evento pubblico, organizzato al centro sociale la Paradisa, via Beethoven 78/e, Massenzatico Reggio Emilia,  sabato 28 gennaio 2017,  a partire dalle 15, dal titolo  "Terra, lavoro, salute,dignità. 1957 - 2017 Cosa rimane della PAC che vogliamo?"

Noi ci impegniamo a costruire un percorso comune – come abbiamo già
fatto per la nostra lunga battaglia per ottenere un riconoscimento
formale dell’agricoltura contadina e dei suoi valori - con quanti,
contadine/i, braccianti, lavoratori e cittadini – e rispettive loro
organizzazioni - intendano mobilitarsi, nelle forme che decideremo
insieme, affinché i governi della UE che si troveranno a Roma il 25
marzo 2017 per dar vita a l’ennesima inutile passerella delle élite
dominanti, si confrontino invece con le alternative, nate dalla nostre
resistenze, dalle proposte, di tutti /tutte noi, che in questi decenni
abbiamo saputo costruire.


Documento di cui all'Appello: 

                                       EUROPA, MARZO 1957-2017.

UN CIBO SANO E DI QUALITA’, UN LAVORO DEGNO, UNA POLITICA AGRICOLA
GIUSTA E SOSTENIBILE IN UNA EUROPA DEI POPOLI E DELLA SOLIDARIETA’.

“Terra, lavoro, salute e dignità”

1. Il 25 marzo 2017 sarà il sessantesimo anniversario del Trattato di
Roma che ha dato vita alla CEE e alla Politica Agricola Comune (PAC)
con i suoi obiettivi originali, quali quello di garantire una vita
giusta alle comunità agricole, stabilizzare i mercati, garantire
l’approvvigionamento alimentare della Europa con prezzi degli alimenti
che fossero accessibili a tutti i consumatori.

2. Oggi questi obiettivi sono tutti largamente disattesi, ma noi,
lavoratori della terra, contadine/i e braccianti, di questo paese
sentiamo con forza la responsabilità di produrre un’alimentazione sana
e di buona qualità a cui possano accedere tutti, in particolare
quanti, spinti dentro una spirale di povertà dalle politiche
neoliberiste, dalla ristrutturazione del mercato del lavoro e, più in
generale, da una crisi economica che continua ad arricchire un numero
sempre più ristretto di persone, hanno visto ridurre i loro consumi
alimentari ormai dal 2011 (ISTAT). La spesa per generi alimentari e
bevande (media mensile) era di 477,08 € del 2011, nel 2013 era di
460,72€, di 436,06€ nel 2014 e risalire a 441,5€ nel 2015.

3. La povertà assoluta in Italia tocca l’11,7% delle famiglie che
dipendono da un salario operaio. Sale, nel 20015, al 32,1 % delle le
famiglie di soli stranieri nel Nord. Cresce se misurata in termini di
persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e
7,3% nel 2013). Per i comuni che hanno una popolazione inferiore a
50.000 abitanti – essenzialmente collocati in territori rurali – la
povertà relativa, pari all’ 11,2% delle famiglie, è di almeno due
punti percentuali più alta di quella delle famiglie che vivono in area
metropolitana. La crisi del sistema agricolo nazionale, in particolare
delle piccole e medie aziende agricole e agroalimentari, è in parte
responsabile di questo processo di impoverimento e, in parallelo,
dell’aumento dello sfruttamento del lavoro, sia di quello del
coltivatore diretto e della sua famiglia che di quello dei braccianti
e dei lavoratori che movimentano i prodotti nell’indotto della grande
distribuzione organizzata.

4. In aggiunta la qualità del cibo sempre più spesso inquinato da
pesticidi proposti come indispensabili ad una agricoltura ormai
ostaggio delle industrie a monte ed a valle della produzione. In
effetti i pesticidi, secondo l’ultimo Rapporto EFSA, sono presenti in
quasi la metà dei cibi che arrivano sulle nostre tavole e in più del
27% dei casi sotto forma di residui multipli. Si valuta che in un
pasto completo si possono trovare mediamente residui di 8-13
pesticidi, con punte massime di 91: ne risulta quindi un quadro di
vasta contaminazione dell’ambiente e della catena alimentare con danni
gravi prima di tutto su chi distribuisce questi prodotti e poi su chi
si alimenta, in modo particolare sui bambini. Inoltre secondo l’ultimo
Rapporto ISPRA queste sostanze sono ormai ampiamente presenti nelle
acque superficiali e profonde ed il loro numero è purtroppo in
costante aumento.

5. Le politiche decise dai governi della UE, la più grande potenza
agroalimentare del Pianeta, hanno continuato inesorabilmente a
riproporre misure distruttive del tessuto produttivo agricolo,
incapaci di fornire una via di uscita dalla crisi, distruggendo
diritti fondamentali – come il diritto al cibo sano – e costruendo un
sistema agroalimentare insostenibile, ad assoluto vantaggio di un
pugno di speculatori finanziari e gruppi monopolistici, nazionali o
transnazionali. La politica agricola comunitaria è, quindi un problema
di tutti. Primi fra questi dei lavoratori a cui viene sottratto una
parte del reddito per essere riversato nel finanziamento pubblico di
questa politica. Questi soldi, ripartiti ingiustamente tra le aziende
agricole e agro alimentari, sostengono un’agricoltura
industrializzata, a forte impatto ambientale, che produce materie
prime di scarsa qualità che daranno un cibo di altrettanta scarsa
qualità che finirà nel piatto dei consumatori meno abbienti.

6. In Italia poco più di un milione di aziende agricole (1.163 mila)
ricevono una parte dei fondi della PAC (“pagamenti diretti” - sostegno
al reddito) per un valore totale (nel 2014) di 3,9 miliardi di €.

Ma:

Le aziende agricole che ricevono fino a 5.000€ all’anno sono un
milione, cioè l’87% del totale delle aziende e hanno ricevuto il 26%
dei fondi stanziati, per un totale di un miliardo, cioè una media di
1.000 € ad azienda. Per il resto, il 13% delle aziende riceve i 2/3
dei fondi restanti.

Le aziende che ricevono 150.000€ ed oltre di sostegno, sono 1.280,
cioè lo 0,11% del totale delle aziende che riceve poco più del 9% del
totale dei fondi, per una media aziendale di 285.00€

Le aziende che ricevono più di 500.000€, sono solo 90, si spartiscono
quasi 79 milioni di €, con una media aziendale di circa 880.000€ (cioè
lo 0,01% delle aziende da sole prendono poco più del 2% del totale
della somma erogata in Italia)

7. Ci sono altri fondi compresi nello stanziamento totale della PAC
pagati dalla UE all’Italia. Anche questi sono ripartiti in maniera
ingiusta; perché concentrati in poche strutture produttive e ad
esclusivo beneficio di alcune regioni italiane, le stesse dov’è
massiccia la presenza dell’agroindustria. Nel 2015, ad esempio, una
singola cooperativa agricola ha ricevuto circa 10 milioni di euro, 8
imprese agricole, di cui 3 spa, hanno ricevuto un pagamento PAC
(Regime di pagamento unico (RPU) compreso tra 2 e 3 milioni di euro
ciascuna e 15 associazioni di produttori hanno ricevuto (Fondo
operativo delle organizzazioni di produttori) un totale di oltre 146
milioni di euro, con finanziamenti che andavano da un minimo di 3,1
milioni ad un massimo di quasi 38 milioni di euro.

8. Più in generale, i finanziamenti attuali della PAC sono, da una
parte, una sovvenzione indiretta per l’industria alimentare europea e,
dall’altra, nel caso delle esportazioni, un sostegno indiretto alle
stesse che, di fatto, impedisce alle comunità rurali dei paesi in via
di sviluppo di aver accesso al loro mercato.

9. Per queste ragioni, noi mettiamo le persone prima del profitto e la
solidarietà prima della competitività. E crediamo fermamente che la
politica alimentare ed agricola europea debba essere pubblica e forte,
socialmente e ecologicamente sostenibile, equa: a beneficio di tutti i
cittadini, in particolare dei lavoratori e di quelli che hanno meno
reddito a disposizione.

10. Chiediamo dunque che, finalmente, la Politica Alimentare e Agricola Comune:

Consideri l’alimentazione come diritto umano universale e non come
merce per fare profitto;

Fissi come priorità di produrre gli alimenti, per la popolazione umana
e non, all’interno della stessa Europa e consideri il commercio
internazionale agricolo come residuale, rigettando i trattati di
liberalizzazione dei mercati internazionali

Dia priorità al mantenimento di un’agricoltura con numerosi contadini
e lavoratori agricoli su tutta la UE, che produca il cibo, gestisca e
salvaguardi il territorio, con prezzi agricoli giusti e sicuri, che
permettano un reddito dignitoso per contadini/e, salariati/e maggiore
sostenibilità per i cittadini tutti;

Combatta la concentrazione di potere di mercato nella logistica, nella
trasformazione e nella distribuzione alimentare e la sua influenza su
ciò che è prodotto e consumato e promuova sistemi economici alimentari
che riducano la distanza fra contadini e cittadini incrementando, ad
esempio, lo scambio diretto tra gli uni e gli altri;

Definisca le forme di produzione agroecologiche come la norma di
produzione nell’UE: basso utilizzo di input, basso consumo di energia,
miglioramento della biodiversità, benessere animale e altre pratiche
sostenibili.

Applichi un sostegno pubblico per la pratica delle norme descritte
sopra e una tassazione progressiva per i modelli non agroecologici che
sono responsabili degli effetti sociali ed ambientali e delle loro
negative conseguenze.

Garantisca un l’accesso alla terra per tutti coloro che vogliono
coltivarla, nel rispetto della natura e dell’ambiente e, per quanti,
in particolare giovani, intendano migliorare o iniziare un’attività
agricola; attraverso misure che impediscano la concentrazione delle
proprietà, gli investimenti speculativi (land grabbing) e un’attiva
politica redistributiva dei diritti all’uso delle terre agricole,
proteggendone la loro destinazione prioritaria alla produzione di
cibo.

11. Noi ci impegniamo a costruire un percorso comune – come abbiamo
già fatto per la nostra lunga battaglia per ottenere un riconoscimento
formale dell’agricoltura contadina e dei suoi valori - con quanti,
contadine/i, braccianti, lavoratori e cittadini – e rispettive loro
organizzazioni - intendano mobilitarsi, nelle forme che decideremo
insieme, affinché i governi della UE che si troveranno a Roma il 25
marzo 2017 per dar vita a l’ennesima inutile passerella delle élite
dominanti, si confrontino invece con le alternative, nate dalla nostre
resistenze, dalle proposte, di tutti /tutte noi, che in questi decenni
abbiamo saputo costruire.

12.1.2017

Firmato da:

ASSOCIAZIONE RURALE ITALIANA – A. R. I. info@assorurale.it contatti
FABRIZIO GARBARINO 347 156 46 05

S.O.S. ROSARNO sosrosarno@gmail.com contatti NINO QUARANTA 329 105 74 95

Appuntamenti già in cantiere per approfondire e costruire il percorso
comune (aggiungete e diffondete i vostri):

Con l'Associazione Rurale Italiana e Rurali Reggiani il 28 gennaio a
Reggio Emilia (per info info@assorurale.it o 347 156 46 05)

Con SOS Rosarno il 10 – 12 febbraio a Rosarno (per info
sosrosarno@gmail.com o 329 105 74 95)

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