lunedì 6 novembre 2017

Ambiente bioregionale e produzione alimentare - Come il ciclo è cambiato in seguito alla speculazione finanziaria


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Speculazione è la capacità di proiettare forme pensiero inseminate da una tendenza in divenire che attraverso vari riflessi e fasi tramuta la forma originaria in quella forma che inizialmente era germinale. Questa capacità della mente di cambiare una sembianza in un’altra viene definita intelligenza speculativa e non opera soltanto al livello di economia e finanza, come di solito si intende, bensì a tutti i livelli del pensiero e dell’azione. Ad esempio il processo filosofico o matematico prende il via dalla funzione speculativa. Come pure da essa sorgono le religioni, i costumi, la scienza e la tecnica, etc. Insomma l’intero scibile e la capacità di cambiamento e progresso ed allo stesso tempo anche la capacità di regresso e di distruzione graduale. Insomma stiamo parlando della possibilità insita nella mente di seguire e dirigere processi finalizzati in qualsiasi direzione essi si manifestino.

L’utilizzo del meccanismo speculativo non si ferma perciò a concetti astratti anzi spesso esso viene adottato proprio per dare una direzione ai processi vitali, a quelli della sopravvivenza e della estinzione, dell’evoluzione e dell’involuzione. Insomma la speculazione è un procedimento e come tutti i procedimenti può essere utilizzata in positivo ed in negativo…. Un esempio concreto di speculazione è quanto sta avvenendo nel campo alimentare.

L’uomo nell’antichità ha basato la sua alimentazione sul riconoscimento di piante commestibili. Questo lento percorso di avvicinamento al mondo botanico ha richiesto migliaia di anni finché attraverso l’osservazione dei cicli naturali e la comprensione di quali fra le piante offrissero maggiori risultati per il suo nutrimento, l’uomo apprese a seminare, coltivare e raccogliere il suo cibo. Questo processo sancì anche l’inizio del processo della civiltà umana come noi la conosciamo. Infatti le comunità umane sorsero attorno alle coltivazioni essendo queste comunità inizialmente i luoghi di raccolta e conservazione degli eccessi alimentari. Di pari passo andò sviluppandosi l’allevamento di animali domestici utili a coadiuvare l’uomo nella sua attività agricola o a soddisfare le sue necessità integrative alimentari.

Ma fermiamoci al processo di coltivazione e conservazione delle derrate alimentari di origine vegetale, per il momento.

Grano è ancora sinonimo di pecunia, denaro. Il grano e gli altri cereali hanno consentito l’espandersi della civiltà umana. Nel lento evolversi del sistema agricolo, l’uomo non ha mai trascurato di operare una selezione più o meno naturale delle sementi in modo da poter ottenere la massima resa; questo processo è culminato verso la prima metà del secolo scorso in una selezione vieppiù scientifica e finalizzata finché si è giunti alla scoperta della possibilità di modificare geneticamente le proprietà di alcuni vegetarli. La selezione si è spinta talmente avanti sino alla trasformazione del patrimonio genetico della pianta stessa in funzione di maggiori rendimenti e alla resistenza all’attacco di parassiti.

Contemporaneamente è andato sviluppandosi un sistema di fertilizzazione chimica e di veleni per impedire la crescita di piante cosiddette infestanti ritenute dannose, oltre al fatto che l’agricoltura subì uno sviluppo mai visto prima grazie all’uso di macchinari sempre più complessi funzionanti con combustibili fossili. Questo processo finì di allontanare quasi completamente la produzione alimentare dal contesto naturale, alienando l’uomo dalla campagna per portarlo a vivere stabilmente in insediamenti urbani e industriali, totalmente estranei all’ambiente bioregionale originario.

Tale premessa risulta necessaria per significare come è stato possibile inserire il meccanismo della speculazione all’interno del sistema di produzione del nostro cibo. Infatti, ignorando completamente la legge di convivenza universale tra tutti gli esseri, l’uomo ha inserito dei parametri di convenienza nella produzione del cibo che lo hanno allontanato dalla natura. E’ avvenuto nel campo dell’agricoltura con gli OGM, nell’allevamento attraverso l’allevamento industriale e le mutazioni genetiche utili esclusivamente ai fini economici-produttivi (clonazione). Questo per comprendere come la speculazione economica stia prendendo sempre più possesso della produzione del nostro pane quotidiano, dove ciò avviene in forme magnificate si giunge alla brevettazione delle mutazioni genetiche perseguite ed ottenute. Questo comporta che si è creata una frattura fra l’uomo e la natura con il rischio di un incombente uragano, dalle incontrollabili conseguenze, che sorge dal mondo biologico naturale verso quello indotto dall’uomo.

Ora vediamo come l’interesse economico speculativo stia addirittura prevaricando il vantaggio di una ipotetica accresciuta capacità produttiva. Ad esempio, con l’aumento del tasso di inquinamento dovuto all’uso di pesticidi, diserbanti, concimi chimici, ecc. che, assieme agli altri sistemi industriali e alla alta concentrazione inquinante degli agglomerati urbani stanno letteralmente distruggendo la faccia del pianeta nonché avvelenando le fonti di acqua superficiale e d il mare. Ma torniamo al sistema speculativo introdotto nel mondo dell’alimentazione.


Gli OGM sono protetti da copyright ed abbiamo visto in numerosi casi che dove essi sono utilizzati maggiormente (USA) la loro propagazione è funzionale alla conquista definitiva delle fonti di produzione alimentare. Ad esempio, tempo addietro ci furono dei processi contro agricoltori che non avendo mai acquistato sementi OGM, ma risultando le loro produzioni di mais contaminate da OGM, coltivate in terreni limitrofi, si videro comminare salate multe per aver abusivamente utilizzato sementi protette da brevetto. Il fatto è che gli agenti riproduttivi e di trasmissione di spore (insetti, vento, ecc.) non conoscono i confini artificiali dell’economia umana e quindi la diffusione dei geni modificati era passata spontaneamente alle piante limitrofe. Ma siccome la società umana funziona in termini di legge, i coltivatori furono condannati per appropriazione di genoma protetto da brevetto. Con queste condanne verso innocenti agricoltori si è sancita la necessità per il contadino di non poter più utilizzare le proprie sementi. Pur non volendo utilizzare le sementi OGM, che vanno rinnovate anno per anno, anche gli agricoltori che non volevano seminare OGM si videro costretti all’acquisto, anno per anno, di sementi del commercio. Questo aspetto, dell’esclusione della possibilità di conservare il proprio seme, che in passato ha permesso all’uomo di coltivarsi il proprio cibo, è oggi giunto al suo apice, anche in Europa, con la nuova legge che impone l’uso di sementi certificate provenienti da specifiche ditte registrate. Abbiamo perciò da una parte gli OGM con i loro brevetti, dall’altra le sementi certificate, selezionate a scopi industriali, con l’introduzione degli ibridi sterili (che non danno seme fertile dopo il primo raccolto), ed ecco che (con l’asservimento burocratico) la produzione alimentare sta diventando appannaggio del sistema economico speculativo.

Da qui la necessità da parte delle multinazionali stesse invischiate in questo meccanismo, di accaparrarsi l’intero genoma naturale botanico disponibile, poiché, nel giro di pochi anni, tutte le piante sul pianeta, continuando così le cose, potrebbero essere in qualche modo contaminate e geneticamente contagiate. Ed è quanto sta avvenendo:  “..oggi, strano a dirsi, l’onere della conservazione e ricerca delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici alle multinazionali (fra cui Monsanto e Syngenta, i due colossi del geneticamente modificato), infatti non distante dalla patria di Linneo, nelle fredda isola di Spitzbergen nel mare di Barents, hanno costruito una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo”.

Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi

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