mercoledì 10 aprile 2019

Il bioregionalismo della concittadinanza per un nuovo mondo - di Giovanni Tomei

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Caro Paolo D'Arpini,  non ci conosciamo di persona, ma il bioregionalismo della concittadinanza tra cuore e intelletto va più che bene, perché così è tra consimili umani. E questo offre una speranza al catastrofismo atteso nella transizione senza speranza di cui parli prima della speranzosa conclusione.
Poi, tutte le guerre, dalle religioni, alla fame, al calcio, al colore della pelle, hanno due componenti essenziali: il benessere e le culture, accentuate dal tasso d'ignoranza, nel senso d'ignorare le tante prospettive con cui si possono misurare "le cose", se predisposti. E qui metto prima il benessere, perché le mancanze sono così insopportabili per mancanza di denaro, il centro che permette il recupero della ridondanza cuore - cervello per essere tutti empatici. Nel senso che, poi, sul benessere, tutto si può comporre (più o meno).

Quando non avevo i miei 78 anni di oggi, all'incirca in tempo di lavoro, la mia attitudine culturale e professionale era rivolta all'analisi di sistemi complessi, da risolvere con i nascenti sistemi e tecnologie digitali. Attitudine rimasta, a maggior ragione quando il tempo si accorcia e pensi a chi verrà dopo di te, a cominciare da coloro che ami. 

Così, so per certo e provo a lavorarci nel tentativo di comprenderle e misurarle, che se fossimo fatti di solidarietà umana mutualistica, se si consolidassero abitudini convenzionali, in cui le regole generali servissero solo a codificare le modalità con cui nutrire le abitudini consolidate, nelle relazioni locali di comunità in cui viviamo, potremmo (forse) affrontarle con semplicità e senza porci troppe domande, anche nella globalizzazione. Giusto per racchiudere aspetti culturali e di saperi diversi, si potrebbe pensare alla signora Maria, anziana, che va al mercato vicino casa, oppure al supermercato, pagando al massimo con il bancomat, se ce l'ha. Tutto questo, mentre suo nipote compra online qualcosa, pagando con carta di credito e scegliendo tra varie opzioni, chi dovrà consegnargli a casa in un certo giorno, il pacco contenente l'acquisto effettuato. Circostanze uguali certamente dappertutto in Europa e dove vige il modello dell'economia di mercato, ovunque nella transizione verso il Nuovo Mondo.

Per dire che le capacità sono diverse e se c'è un'infrastruttura generalista che le permette più o meno tutte, significa aver costruito un modello generale che permette di concludere una relazione nella comunità, appunto, senza modificare le proprie abitudini. Questo propone che le situazioni generali che sono utili per tutti, possono essere relegate e regolate dal modello generalista, a maggior ragione perché uguali e sentite come utili ovunque. Per esempio, il controllo sugli alimenti che non siano nocivi alla salute umana, è un ambito d'intervento generale che il singolo non potrà mai assolvere e risolvere; così come il controllo sull'impatto ambientale dei prodotti e il loro effetto sul ciclo dei rifiuti. E se è accettato il principio, quante sono le cose generaliste su cui il singolo non incide e come comunità solidale e mutualistica, si?

Ora, se pensassimo che il centro del problema in ogni mercato domestico, è il medesimo, perché non pensare alla possibilità di costituire una comunità coesa che assuma la rappresentanza dei singoli per infrastrutturare quel che è affrontabile come comunità? In questo caso le tecnologie digitali e le reti sono un ottimo mezzo per generalizzare funzionamenti che possono prescindere dal tempo e dallo spazio, perché sempre e ovunque validi. Ma quel che è più interessante è che per rendere produttivo un sistema del genere, a cominciare dagli scambi sui consumi, sia delle famiglie, che delle 8prese tra loro, significa  coinvolgere per forza tutta la comunità, privati e imprese, e lasciare che lo Stato, che ricava sostanza giuridica dalla Comunità, concepisca che l'insieme è anche sua responsabilità, dalla sussidiarietà, alla ricerca di equilibrio tra democrazia rappresentativa e partecipativa. 

Del resto ne parla anche l'Europa Unita, nel Trattato di Lisbona, parlando di cittadini europei e di democrazia partecipativa come strumento di equilibrio per l'unità europea dei popoli. Per dire, che se c'è la possibilità di superare le mancanze, col benessere diffusivo, anche le guerre parziali, perderebbero di ragionevolezza da potere,  non avrebbero senso, nonostante il neoliberismo perfetto della finanza che ha saltato l'impatto sull'economia reale, con la speculazione per tutti, nell'irrealtà dell'oggi.
Che la buona vita sia con te e con la tua compagna Caterina. 

Giovanni Tomei -  gtomei@sovranitapopolare.it
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Post Scriptum

Permettimi di dire ancora qualcosa, sul piano dei principi etici che governano la reciprocità tra esseri umani e la percezione che hanno di essere la parte costituente del bene possibile, e in qualunque settore, perché sebbene sia importante battersi per ciò in cui si crede, nel senso che aver trovato un proprio centro è essenziale e, in quell'ambito, l'armonia è effetto e godimento reciproco, e più si è, meglio si sta insieme.

Ma armonizzare le disarmonie nella diversità e nella transizione che si vive, tra mille mancanze e improprietà, fino a far ritenere a molti (statistiche OXFAM, giusto per dare un'indicazione) che nell'orizzonte degli esseri umani debba per forza esserci sofferenza e mancanza di direzione, come se fosse venuta meno e in via definitiva, la speranza di una Entità soccorritrice, propone di lavorare insieme, e su molteplici fronti, per arrivare all'armonia possibile, inclusiva e responsabile.

A breve, avrò completato un piccolo lavoro attorno ad un piccolo manuale di ecologia economica, riflettuta dal lato delle "mancanze". Un insieme fatto di due parti: Stato e Debito Pubblico e Comunità e Consumi nel Mercato domestico, prospettando che per arrivare al cuore e alla ragione delle persone, miei e tuoi concittadini,  occorra offrire loro una prospettiva economica, in cui i vantaggi dipendano dalla loro comprensione, attitudine e responsabilità a ritenersi cittadini appartenenti a una comunità solidale e mutualistica, nella comprensione che non hanno necessità d'intermediari di nessun tipo, perché tutto dipende da loro e dal loro modi di essere comunità. Il testo è finito ed è in fase di correzione di bozza  che, con tutta l'umiltà del caso, ti invierò nella speranza che insieme, come è naturale, si arrivi a "contarci per contare", per arrivare... a Treia.  Buona vita.    
Giovanni


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Salvare l’ambiente con il buon esempio – Scrive MAA: “Può esistere una società incentrata sull’armonia tra Uomo e Natura? Il  Manifesto bioregionale  intende dimostrare di sì. Le istruzioni in esso riportate si rivolgono anzitutto all’individuo. Perché, riprendendo un’affermazione del grande psicanoalista Carl Gustav Jung, un insieme d’individui immaturi non potrà mai dare una società matura. Tuttavia, anche le regole giuste e correttamente integrate aiutano l’individuo a sviluppare il suo senso morale e a crescere interiormente. Occorre quindi giocare su entrambi i fronti. E la via più efficace che permette di incidere sia a livello individuale, sia a livello collettivo è… il buon esempio…”

1 commento:

  1. "Grazie per il contributo, caro Giovanni, se ti farà piacere ti invito a partecipare al prossimo collettivo bioregionale che si tiene a Treia il 22 e 23 giugno 2019 - Vedi: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2019/03/treia-e-moje-incontro-bioregionale.html

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