martedì 16 febbraio 2021

Cosa succede quando la Terra diventa più calda o più fredda?

 


La Paleoclimatologia ci dice che alle grandi glaciazioni si sono succeduti periodi di riscaldamento. I motivi di queste alternanti situazioni per gli scienziati sono attribuite a motivi endogeni ed esogeni, i primi alle violenti eruzioni vulcaniche e i secondi motivi, sempre secondo gli studiosi, alla variazione dell’orbita terrestre intorno al Sole o, per alcuni, alle fasi di quiescenza della nostra stella.

Una fase di massimo riscaldamento del nostro pianeta si è registrata nel periodo del Paleocene-Eocene (55,9–33,9 milioni di anni fa), circa 55,5 milioni di anni fa (Termal Maximum). Si stima che la percentuale di CO2 nell’atmosfera fosse di oltre 1000 ppm (oggi siamo a 415 ppm) e che ciò alla fine avesse determinato un aumento medio della temperatura globale di 8°C. – In quel periodo si essiccarono e incendiarono grandi foreste e torbiere, gli oceani profondi si acidificarono distruggendo i foraminiferi, molte forme di vita animale si estinsero. Tutti i ghiacciai del pianeta si fusero e i livelli dei mari crebbero per oltre 100 metri. Fu una difficile prova di sopravvivenza per il mondo vegetale e animale di allora. 

Per fortuna la fase di aumento della temperatura si fermò e lentamente scese fino a tornare a livelli sopportabili per la vita sulla Terra. Per gli studiosi di paleoclimatologia la colpa di questo aumento eccessivo di temperatura globale fu innescata anche, ma non solo, da imponenti e durature eruzioni vulcaniche in corrispondenza dell’apertura dell’Atlantico, dove i flussi magmatici arrostirono i calcari e bruciarono il carbonio superficiale, portando inevitabilmente la temperatura terrestre a valori appena accennati.

 A portare poi al raffreddamento del clima terrestre furono le stesse imponenti e massicce eruzioni vulcaniche che interessarono tutti e due gli emisferi. Si sa che la maggior parte delle eruzioni vulcaniche sono composte da gas e ceneri. Il principale gas è il diossido di zolfo, che nell'atmosfera si mischia con il vapore acqueo. Questo processo attiva la formazione di particelle che agiscono come specchi, riflettendo la luce solare verso lo spazio(effetto albedo),evitando così che arrivi alla superficie e riscaldi l'aria sovrastante. Ovviamente ciò genera un raffreddamento dell'aria e un abbassamento delle temperature al suolo.

Un esempio più recente, ma di minore forza rispetto al periodo geologico dell’Eocene dove non fu un solo vulcano ad eruttare ma forse centinaia quasi in contemporanea, è dato dall'eruzione del
vulcano Tambora, avvenuta in Indonesia nel 1815, fu una delle più grandi degli ultimi 1500 anni. Fu così imponente la quantità di materiale che iniettò nell'atmosfera, che passò alla storia come
l'anno senza estate, dovuto al raffreddamento che provocò. Le gelate primaverili di quell'anno associate al raffreddamento temporaneo dovuto a questa eruzione, provocarono gravi perdite nei raccolti. Si conosce infatti anche come l'anno della carestia, dovuta alla perdita della produzione di alimenti.

Il clima è cambiato anche di recente

L’ultima glaciazione che ha interessato il nostro pianeta è stata quella conosciuta come La “glaciazione di Würm” che ha raggiunto il suo acme 20.000 anni fa, poi da 12.000 anni fa è iniziato il periodo interglaciale nel quale viviamo. Ma anche in questi dodici tiepidi millenni il clima è cambiato. Oscillando da una fase più calda – compresa tra 8.000 e 4.500 anni fa, chiamata optimum climatico – e una fase più fresca durata, all’incirca, fino a 3.400 anni fa. Poi ecco di nuova una fase calda e arida, responsabile della desertificazione del Sahara. Vale la pena ricordare il periodo caldo compreso tra l’800 e il 1200, epoca in cui la temperatura si pensa sia cresciuta in media di circa 1°C, allineandosi alla nostra attuale; periodo climatico favorevole che consentì ai Vichinghi di raggiungere la Groenlandia e le Americhe e di impiantare lì la coltivazione delle vite. 

Infine, dopo il 1400 e fino al 1850 abbiamo avuto una nuova “piccola era glaciale”, durante la quale i ghiacciai alpini hanno ripreso ad espandersi. Cosa diranno nel futuro gli scienziati del clima, relativamente a questo periodo in cui non le variazioni
dell’orbita terrestre intorno a Sole, né fenomeni endogeni terrestri, ma solo le attività umane avranno innescato quello che si chiama “effetto Venere”, in una velocità tale da mettere in secondo piano i tempi geologici sia dei raffreddamenti globale che le fasi interglaciali che fino ad oggi hanno rappresentato la storia della Terra? Pensateci un attimo e poi rispondete...

 Filippo Mariani    -  AK Informa





Riferimenti
Sito della NOAA http://www.noaa.gov/
Le Scienze, Nature Geoscience e Nature
Studio pubblicato a dicembre 2019 dai proff. Pietro Greco e Antonio Massariolo dell’Università di Padova

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