Noi, Disarmisti esigenti, affrontiamo questa giornata dell'Earth Day per rafforzare la visione culturale della Terrestrità, considerata essenziale per le culture della pace del XXI Secolo; e speriamo di adoperarci in tal senso mediante diverse modalità interconnesse per sostenere l’approccio mentale già maturo di riconoscimento della nostra profonda, “organica”, interdipendenza di specie con il mondo naturale e ci spinga ad agire come custodi responsabili del nostro unico e insostituibile pianeta.
La “terrestrità” per noi non è semplice appartenenza e connessione emotiva più profonda con il pianeta. Invitiamo sì a riconoscere le saggezze ancestrali sull’interconnessione di tutti i viventi ma, abbandonando la mentalità mitologica, spingiamo a reinterpretarle su una base scientifica moderna. E vogliamo che questa visione sia recepita e integrata strutturalmente nella Carta dell’Onu e nelle costituzioni nazionali, sull’esempio di quello che già hanno fatto alcuni paesi Latinoamericani.
Questa visione della “terrestrità” la consideriamo la base culturale di quella che chiamiamo “nonviolenza poietica”: un orientamento che va oltre il “pragmatismo” alla Gene Sharp.
La nostra concezione della nonviolenza, oltre il comportamento etico individuale, vuole essere sì socialmente e politicamente efficace, ma non limitata alla tattica e alle tecniche considerate indipendentemente dai valori e dalla strategia. Dal punto di vista dei valori, sposiamo una causa “esperimento di verità con la giustizia sociale; e –per quanto riguarda la strategia, il punto è: “cooperare come fratelli e sorelle, non confliggere come nemici”; quindi “trasformare i nemici in amici”.
Dobbiamo concepire il nostro lavoro per la pace come un inserimento della nostra storia umana nel flusso evolutivo quale elemento equilibratore e non distruttore di un ecosistema unico.
Cerchiamo allora di semplificare e schematizzare.
Esiste una tendenza della storia umana a contrastare e forzare l’evoluzione naturale; ed esiste un’altra tendenza ad assecondarla per equilibrarla meglio, nell’interesse stesso della totalità della vita organica.
Nella prima tendenza, subalterna alla logica della potenza e dell’accumulazione illimitata, possiamo ascrivere la subalternità di un “pacifismo” limitato culturalmente, alla fin fine concorrente all’aggravamento delle fratture umane.
Nella seconda tendenza inquadriamo, quale punta avanzata, la nonviolenza poietica della terrestrità.
Facciamo l’esempio più attuale di quali conclusioni differenti siano lo sbocco di di chi inforca i due tipi diversi di occhiali, quelli divisivi del pacifismo subalterno alla logica sistemica attuale e quelli invece unificatori del pacifismo che lavora sul “prima l’Umanità, prima le persone”, organi della vita universale.
Il pacifismo subalterno e divisivo non ha gli strumenti concettuali per inquadrare la relatività del limes. Il principio centrale della Carta dell’ONU consiste, in questo approccio, nella sacralità dei confini, nella difesa assoluta della integrità territoriale degli Stati.
Già adesso possiamo sostenere che, al contrario, il principio fondamentale e centrale su cui si basa l'intera Carta dell'ONU è il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Tutti gli altri principi e scopi dell'ONU sarebbero già subordinati a questo obiettivo primario.
Ma questo aspetto, cioè la pace viene prima dei confini, risulta ulteriormente validato se partiamo dalla premessa che la Terra non appartiene ai vari gruppi umani organizzati; sono i gruppi umani organizzati invece ad appartenere alla Terra.
La Terra, con i suoi singoli spezzoni, non appartiene a questo o quel gruppo umano, e nemmeno all'intera umanità. Ogni popolo inquadrato territorialmente ne è solo il custode, non il proprietario, in nome dell’umanità intera e della Natura.
Alfonso Navarra - Disarmisti Esigenti
Nessun commento:
Posta un commento