martedì 25 agosto 2015

"La natura è come la libertà: indomabile"



La natura è come la Libertà: se ne parla e straparla tanto che non si sa più che cosa significhi. E l'aggettivo "naturale" segue la sua triste sorte: Naturalmente! Ma quest'ultimo avverbio ha solo il significato di "ovviamente", e, come tale, è tollerabile.


Natura deriva etimologicamente da nascere, e il termine ha cominciato ad usarsi, in latino (come il greco fusis) per designare tutto ciò che è innato, originario, spontaneo, e cioè non "acquisito". I Romani attribuivano a quella "sfera" una dignità e una incidenza maggiore che a quella delle "opere dell'ingegno", alle quali negavano recisamente il potere di sostituire l'innato, e assegnavano solo quello di poterlo integrare, il che sembra sapessero fare egregiamente, senza mai violarlo. 


Dicevano infatti:"Naturam expellas furca, tamen usque recurret", significando che la natura finisce sempre col farsi rispettare. Purtroppo -e lo sappiamo bene- il ripudio di tale religiosa massima da parte di coloro che espropriarono i Romani dall'impero della Terra ha finito col portare quest'ultima, di miglioramento in miglioramento (progresso), all'autentica forma di suicidio collettivo che il genere umano sta ora assaporando, continuando a prestare orecchio alle scempiaggini di cui il libero pensiero, al servizio soltanto del lucro immediato di pochi delinquenti idioti, lo rimbambisce.
Non di meno, si continua ad aver sempre la natura in bocca, come una sorta di passepartout, atto ad aprire tutte le porte che la dialettica del quacquaracquà non è capace di scassinare.
Sia detto questo, soprattutto, per la stucchevole faccenda del diritto naturale, che si da ormai addirittura per scontato ed immanente, sebbene in tutta la natura che abbiamo intorno, per quanto la si rigiri e rivolti come un calzino, non sia riscontrabile la minima traccia di alcunché di definibile ... giuridicamente.
Il perfetto equilibrio ecologico vigente sul pianeta, prima che l'Homo sapiens ci mettesse le sue manacce puzzolenti di "sterco del diavolo", di diritti non aveva alcun bisogno. Vi provvedeva ottimamente la selezione (quella, si !) naturale, con l'eliminazione degli individui meno adatti alla sopravvivenza (fitness), nella quale persino i predatori divenivano i più preziosi alleati delle prede, e quindi i leoni fossero necessari alle zebre quanto le zebre ai leoni.

Macché! Per le categorie fasulle create dal pensiero umano, la natura era in errore, e spettava a lui di correggerla, col diritto a sopravvivere contro natura uguale per tutti per... natura! Vallo a capire, il libero pensiero ! Ti porta addirittura a concepire distinzioni manichee tra animali buoni (detti anche mansueti: alla peggio, si castrano) e animali cattivi (detti anche feroci), che vanno evangelizzati, fino ad ottenere i leoni vegetariani dei Testimoni di Geova, flirtanti con pie pecorelle e altri belanti, e nutrentisi (chissà) di asparagi. E la colpa di simili balordaggini sarebbe niente meno che della solita Natura e dei suoi naturali diritti. In parole povere, con quel giochetto di parole, si è trovato il modo di addossare alla Natura i comportamenti innaturali dell'imbecillità umana.
Non è mica corretto, mi sembra !

Vogliamo smettere di curare il colera, perché anche il vibrione responsabile ha i suoi naturali diritti ?
Mi sembra che già, per cose cento volte più dannose del colera, a conclusioni analoghe ci siamo già arrivati ! O vogliamo finalmente (se non è irremissibilmente troppo tardi) registrare umilmente i chiari e autentici messaggi che la natura vivente ogni ora ci trasmette, senza sospetti intermediari televisivi?
La dea Natura non ce li ha, i mass-media suadenti. Ma ha ben altri mezzi per farla pagar cara a chi la bestemmia.

Naturam expellas furca, tamen usque recurret !

Rutilio Sermonti

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