È da poco tempo iniziato l’iter per la discussione delle 4 proposte di
legge depositate in Parlamento da deputati di varia estrazione
politica per il riconoscimento dell’agricoltura contadina, processo
stimolato dalla "Campagna popolare per una legge che riconosca
l'agricoltura contadina e liberi il lavoro dei contadini dalla
burocrazia" alla quale abbiamo dato il nostro apporto convinto e
consistente fin dalla prima raccolta firme (2009)
Oggi è arrivato il momento di dare un nuovo slancio a questa Campagna
perché serve far diventare l’agricoltura contadina una questione
pubblica, mentre oggi, per la maggioranza dei cittadini, è qualcosa di
molto distante, forse romantica, bucolica, ma di certo non percepita
come centrale.
E invece lo è!
I contadini presidiano e preservano il territorio, con le loro
pratiche favoriscono la biodiversità, producono, per sé e per gli
altri, cibo che ha in sé gli elementi vitali e nutritivi che il cibo
prodotto dalla grande agricoltura non può avere, dal momento che, per
ottenere quei prodotti, si distrugge ogni altra forma di vita.
L’agricoltura contadina si occupa della salute del pianeta e di tutti
i suoi abitanti.
E si occupa anche della salute psichica perché favorisce lo sviluppo
di relazioni armoniose, con la natura e tutti i suoi abitanti, anche
quelli meno visibili, quelli nascosti in un filo di paglia o in un
grumo d’argilla
E delle relazioni tra le persone, perché un’attività sganciata dalle
regole della massima produzione favorisce i contatti tra gli esseri
umani, tra il contadino che accoglie e il cittadino che viene ad
imparare o anche solo a percepire i ritmi della natura, scambi tra i
contadini che devono cooperare per (soprav)vivere, piuttosto che
competere, scambi di semi, scambi di competenze, di forza lavoro, di
esperienze, di racconti….
Questa piccola agricoltura muore, sta scomparendo anche perché vessata
da norme che vanno, forse, bene per le grandi aziende e la grande
distribuzione, ma che sono insensate per chi alleva 30 galline e
coltiva 50/100 varietà di piante diverse in un ettaro.
È la difesa di questa piccola agricoltura il senso della Campagna per
l’agricoltura contadina, che vi chiediamo di sostenere
Questa piccola agricoltura che fornisce salute, relazioni, benessere e
cibo, di solito a corto raggio, può fare molto di più se si organizza,
rispettando i cicli naturali, le singole individualità e i processi
realmente democratici
Innanzitutto può costituire un modello valido per tutti quegli
agricoltori che il sistema della GDO ha condotto sul lastrico, alla
disperazione e spesso all’abbandono dell’attività e dei terreni;
dimostrare, cioè, che esiste un’alternativa di ben-essere e ben-vivere
a quel modello di super-produttività che ci hanno spacciato come
vincente a partire dal dopoguerra, ma che si è largamente dimostrato
fallimentare e produttore soltanto di eccedenze invendibili,
inquinamento, sfruttamento su larga scala e infelicità
Favorire, pertanto, la riconversione colturale, inducendo la
progressiva e graduale trasformazione delle monoculture voraci
destinate ai grandi mercati lontani (se non al macero!) verso una
policoltura destinata, almeno in parte, ai consumatori più o meno
organizzati delle città vicine, oltre che all’autoconsumo
E stimolare la riconversione culturale, dimostrando, tra l’altro,
l’inderogabile necessità del rispetto dell’ambiente ed il vantaggio
del “noi” rispetto all’”io”, inducendo spirito di collaborazione
Contaminare con le proprie idee e modalità operative rispettose
dell’altro, chiunque esso sia, altri settori della società, dai
trasporti, alla comunicazione, alla formazione e all’informazione, a….
Tutto ciò, per essere efficace, in molti casi, è possibile solo con la
forza dei numeri e l’autorevolezza che deriva dal rigore delle
pratiche
Favorire, dunque, una trasformazione sociale che travalichi il mondo
contadino ed i suoi rapporti con i cittadini urbanizzati, anche
creando occasioni di occupazione felice e consapevole di star
partecipando ad un processo di trasformazione
Fornire, quindi, alle giovani leve un’occasione di mettersi in gioco
coerentemente con un universo di valori “ideali” che invece, spesso,
l’ingresso nell’età adulta spazza via; renderli attori partecipi del
cambiamento che percepiscono come necessario e inderogabile in questa
società
Dare una risposta, sia pure parziale, ma via via numericamente più
significativa, alla domanda di equità, prima ancora che di lavoro, che
sbarca ogni giorno sulle nostre coste
Costruire, con tutti gli attori della società desiderosi di
cambiamento, a partire dal rapporto privilegiato con la natura e con
l’autorevolezza di un modello che funziona, comunità capaci di
affrontare i problemi della società con uno sguardo non convenzionale
e proporre soluzioni capaci di soddisfare i bisogni di tutti
In altre parole, dopo gli anni delle sbornie,
dell’industrializzazione, del consumismo e del virtuale, che hanno
lasciato tanti “cadaveri”, riteniamo sia maturo il tempo per un
Rinascimento a partire dalla terra, che non è affatto, come vorrebbero
i denigratori, un ritorno al passato, ma piuttosto affrontare il
futuro nel rispetto di Pacha-Mama, Madre Terra.
Roberto Licalzi - robertolicalzi@
Questo tema verrà discusso anche durante il "Forum del lavoro bioregionale sostenibile - Laboratorio sociale, economico e culturale" e durante "La Festa dei Precursori", Eventi che si tengono a Treia dal 23 al 25 aprile 2016. Vedi: https://
dopo una vita da apprendista-contadino e la lettura di questo articolo non posso fare altro che continuare a fare l'apprendista-contadino
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