Gli ordigni
nucleari, se la teoria dell'inverno nucleare fosse vera, potrebbero
secondo ogni logica essere inseriti a pieno titolo nella categoria
delle armi di distruzione climatica: le catastrofi climatiche che
possono provocare sono un effetto essenziale del loro impiego. Arma
direttamente climatica non è quindi, ad esempio, solo la tecnologia
elettromagnetica usata militarmente per sconvolgere l'ambiente: è
proprio l'arma nucleare, che produce onde d'urto, tempeste di fuoco,
inquinamento radioattivo ed impatto elettromagnetico; ma, con un
impiego relativamente allargato, anche il cosiddetto "inverno
nucleare".
Un attacco nucleare
contro la Corea di poche decine di bombe H non farebbe solo milioni
di morti subito su un territorio circoscritto: il cambiamento
climatico e la destabilizzazione agricola ed ecologica investirebbero
un'area molto più ampia (la Cina è vicina!) e nel periodo di un
paio di decenni potrebbero causare centinaia di milioni di morti.
Gli ordigni nucleari capaci di tali effetti potrebbero allora essere
considerati proibiti ai sensi della Convenzione
ENMOD dell'ONU (proibisce
l'uso militare di tecniche di modifica dell'ambiente) e
una conferenza
di revisione convocata
ad hoc dall'ONU potrebbe avallare un tale sviluppo innovativo del
diritto internazionale.
Un'altra strada
potrebbe essere quella di considerare, all'interno del percorso
dell'accordo per contrastare il riscaldamento globale di Parigi del
12 dicembre 2015, la minaccia nucleare direttamente come una minaccia
climatica, non solo un problema collegato alla seconda dalla
potenzialità analoga di estinzione della specie umana. La
minaccia nucleare potrebbe essere vista come possibile minaccia
climatica diretta, allo stesso modo dell'accumulo di gas serra.
Questo ragionamento
costituirebbe un salto di paradigma anche per noi Disarmisti
esigenti, che pure abbiamo lavorato sull'intreccio tra le due minacce
sia a Parigi, sia a New York che a Bonn, cioé sia nel percorso
disarmista che in quello climatico. Preparare la guerra nucleare
significa comunque preparare il più sconvolgente e repentino
cataclisma climatico. Potrebbe avvenire non solo come effetto
collaterale ma come risultato di una azione intenzionale. Sembrerebbe
quindi opportuno, anzi doveroso, che il percorso ONU delle COP
climatiche (ora dalla COP 23 di Bonn si va alla COP 24 a Katowice in
Polonia) ne prendesse consapevolezza e si cautelasse dall'inverno
nucleare o da quanto altro potesse essere prodotto dalle armi
nucleari come alterazione climatica deliberata. La crisi coreana
rende questi discorsi molto concreti per chiunque, nel momento in cui
due leader statali – e disgraziatamente non si tratta di una
barzelletta – fanno la gara a chi detiene il bottone nucleare più
grosso!
Quanto sopra
esposto dovrebbe comunque fare riflettere reti come la COALIZIONE PER
IL CLIMA, che si sono costituite con l'obiettivo di costruire
iniziative e mobilitazioni comuni, nazionali e territoriali, per
raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai
cambiamenti climatici, allo scopo di salvare il nostro Pianeta. Se si
ha a cuore il futuro dell'ecosistema globale bisogna adoperarsi per
eliminare alla radice la minaccia nucleare, che oltretutto, come si è
detto, potrebbe essere direttamente minaccia climatica.
Ne consegue la
necessità di farsi partner attivo della Campagna ICAN (Abolizione
delle armi nucleari), allo stesso modo in cui la Rete ICAN non
farebbe male ad occuparsi dell'intreccio tra minaccia nucleare e
minaccia climatica.
di Alfonso Navarra
(Fonte: A.K. Informas N.2)
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