sabato 24 febbraio 2018

Riconversione, la parola magica per il riequilibrio economico-ecologico


 

I colossali squilibri della folle politica bancaria finanziarizzata e speculativa, con le sue instabilità e conseguenti crolli, ripianati da interventi statali senza azioni normative di riequilibrio, gravando sulle tasche dei cittadini hanno depresso la domanda nei paesi coinvolti. Per gli esportatori questo significa crollo dell'export.
In un normale regime di sovranità monetaria lo stato avrebbe avuto gli strumenti di politica economica adatti ad affrontare lo schock, intervenendo con la svalutazione competitiva del cambio (che non pregiudica gli scambi interni al paese), oltre ad agire selettivamente sui dazi doganali, per favorire i settori più colpiti.
Ma la moneta unica impedisce queste possibilità di azione, e la necessità di svalutazione può riflettersi solo sui costi di produzione. Ecco allora che con le politiche di licenziamento si crea una sacca di disoccupazione che intimidisce i lavoratori e li spinge ad accettare salari, o comunque poteri di acquisto, più bassi.
Naturalmente la riduzione del potere di acquisto deprime ulteriormente la domanda interna, con gravi effetti sulla vendibilità della produzione, e mette a rischio di crisi da sovrapproduzione.
Ecco dunque la necessità di espansione territoriale, dunque di guerra imperialista per la acquisizione del controllo di nuovi mercati (oltre che di risorse).
Il tragico meccanismo del capitalismo estremo si arresta solo di fronte ai confini degli altri imperi, la cui dimensione tecnologica nucleare impedisce la prosecuzione di scontri militari diretti, nonostante la possibilità residua di impiegare quelli indiretti (guerra per procura in conto terzi, come dalla classica "dottrina Carter"), fino all'esaurimento materiale pure di tale possibilità.
La situazione di stallo, dunque, si evidenzia progressivamente sempre più netta, e con essa tutto il meccanismo insostenibile della "crescita continua" si inceppa sempre di più.
Non rimane che imboccare la via di uscita: - Rinuncia alla crescita continua, - Recupero della sovranità monetaria, - Recupero degli strumenti di politica economica monetari e doganali, - Nazionalizzazione bancaria e controllo della finanza, con riduzione della economia nominale, - Ricostruzione dell'economia fondata sulla centralità del lavoro, - Politica di decrescita, - Riduzione delle spese militari attraverso una politica di pace, coesistenza e mutua cooperazione contrattuale tra i popoli. - Riconversione industriale civile della produzione bellica eccedente le esigenze della difesa (con eccedenza testimoniata dall’export di armamenti).
Il turbocapitalismo d’assalto neoliberista deve essere distrutto.


Vincenzo Zamboni

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