martedì 31 luglio 2018

Cingoli: "Se la ricostruzione serve alla distruzione (del verde)"


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Non sono molti i centri storici della provincia di Macerata che possono godere della vicinanza di un parco. Normalmente distesi sui crinali delle colline, i vari nuclei antichi hanno visto il proliferare quasi mai pianificato della città moderna, con espansioni che raramente hanno lasciato terreni liberi da destinare a parchi pubblici. Cingoli con il Parco della Portella è uno di questi rari casi.

Senza trascurare gli importanti effetti dei servizi ecosistemici che esso svolge (superfici permeabili e drenanti, lotta al CO2, etc, etc…) il Parco della Portella gioca un ruolo fondamentale, seppur trascurato, dal punto di vista urbanistico  svolgendo la propria funzione in termini di socialità, di offerta di relax e di identità rivolta a tutti i cittadini di Cingoli.
L’incipit di questa storia è la decisione dell’ufficio speciale della ricostruzione, l’USR, di ricostruire una nuova sede per l’istituto alberghiero e per il liceo sociopedagogico e linguistico, danneggiati dal terremoto, chiedendo al comune di Cingoli di individuare un’area in cui realizzarli.
Una buona notizia, almeno in apparenza, perché, con un ritardo di quasi un secolo, si sta decidendo quanto, evidentemente per fortuna, non era stato realizzato sinora: il riempimento di quell’ultimo vuoto disponibile subito fuori dalle mura, proprio il Parco della Portella, per insediarvi le nuove scuole.
La pianificazione vigente viene completamente scavalcata, con la trasformazione automatica di un’area destinata a verde pubblico in area per attrezzature scolastiche: ma le previsioni del PRG, aggiornato anche in tempi recenti, e quelle del PPAR son state fatte per scherzo? E gli edifici occupati finora dalle due scuole e che si stanno lasciando, che fine faranno? Possibile che si realizzerà una trasformazione così importante senza che gli enti che dovrebbero governarla non riescano a parlarsi senza trovare un minimo di coordinamento?
Leggendo i vari documenti (lettere della provincia, verbali di sedute del consiglio comunale, …) sembrerebbe stia succedendo proprio questo, con l’USR, che in perfetta solitudine decide, finanziandola, la realizzazione della nuova sede scolastica, e, dall’altra parte, un’amministrazione comunale che, anche giustamente, è attenta principalmente a non perdere l’importante finanziamento per le due nuove scuole. In mezzo ci sono gli uffici della provincia che si barcamenano cercando una mediazione fra i due, con l’USR che raramente comunica e, quando parla, lo fa tramite ordinanze contraddittorie o poco comprensibili, ed il comune che, portando avanti le richieste provenienti dai cittadini, ha bisogno di un’interlocuzione più seria e continua di quella attuabile tramite un semplice scambio di missive.
Il rischio purtroppo fondato è che si arrivi ad una nuova immagine del centro storico di Cingoli dove, al posto della consolidata presenza verde del parco si realizzi un casermone prefabbricato (magari anche in legno, oggi tanto di moda) che, sicuramente, non cadrà sulla testa dei nostri ragazzi ma che, vista proprio quell’emergenza posta alla base di questo processo e che sta giustificando anche le operazioni più discutibili in questa ricostruzione che ancora stenta a partire, difficilmente riuscirà a creare impatti accettabili con il contesto in cui si colloca.
Il territorio di Cingoli, nonostante le profonde ferite infertegli da decenni di indiscriminate attività estrattive, mantiene ancora oggi una sua bellezza da condividere e conservare per le future generazioni. Riteniamo sia giusto dedicargli quell’attenzione che sinora non gli è stata prestata iniziando a mettere al centro della sua gestione una strategia ambientale degna di questo nome. Pianificare la realizzazione delle nuove scuole senza la distruzione del parco della Portella ci sembra il primo passo opportuno di questa nuova strategia che l’amministrazione comunale in primis, ma anche la provincia, per il suo ruolo, dovrebbero mettere in campo. L’USR è inutile chiamarlo in causa: tanto non ci sente…

di Antonio Pagnanelli, presidente di  Italia Nostra Macerata.

Il terremoto ha provocato al nostro paesaggio danni incommensurabili. Cerchiamo di evitare quelli della burocrazia: ci rimarrebbero sulla coscienza.


Fonte: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/07/cingoli-due-nuove-scuole-al-posto-del-parco-della-portella-quando-una-buona-notizia-si-puo-trasformare-in-uno-sfregio-al-paesaggio/

lunedì 30 luglio 2018

Economia ed ecologia - Libertà dalla schiavitù del denaro - Sì al signoraggio popolare, no al signoraggio delle banche

"Il primo passo da compiere, se si vuole liberare la società dal cappio del ricatto bancario e finanziario che impedisce un normale fluire dell'esistenza, è la rivalutazione del denaro in quanto mezzo di scambio per beni e lavoro e non in quanto "bene in sé"..." (Saul Arpino)



Sovranità e libertà. Sì al signoraggio di popolo, no al signoraggio delle banche

Il denaro non è altro che un simbolo della capacità di un popolo, ma anche di un individuo, di poter operare e attraverso la propria opera di poter disporre e scambiare quanto gli è necessario per la sopravvivenza ed il benessere.

Una società libera emette liberamente questo mezzo di scambio, garantito dalla forza lavoro e dalle ricchezze accumulate al suo interno, che esse siano naturali, culturali o di altro genere. Questo diritto all'emissione monetaria viene assicurato dalla "signoria" popolare su quanto posseduto e sulla capacità della comunità stessa di esprimere forza lavoro e creatività. Questa signoria, in termini tecnici e monetari si definisce "signoraggio".

Attualmente il denaro prodotto dalle banche centrali (private) non è che un "buono" cartaceo, sorto dal nulla e privo di controvalore, e dato in prestito agli stati. Questo denaro produce perciò un "debito". E tutto ciò avviene in conseguenza del "signoraggio bancario", ovvero l'alienazione di quel "signoraggio" originale della comunità ceduto alle banche centrali.


MA COSA È IL SIGNORAGGIO BANCARIO?

Rispondo in poche parole. E’ la più grande truffa mai inventata. E’ la rinuncia alla sovranità dello stato di emettere i propri valori di scambio delegando l’operazione ad una banca privata, (come è la Banca d’Italia o la BCE), e pagando a detta banca congrui interessi.

La carta moneta emessa dalla banca centrale - la BCE nella Comunità Europea- e messa in circolazione nei vari stati viene pagata dallo stato che la riceve attraverso l’emissione di buoni del tesoro ed altri titoli, posti in vendita presso le banche commerciali, e per cui lo stato paga un ulteriore interesse.

Questo processo perverso è alla radice della formazione del cosiddetto “debito pubblico” che non è altro che l’indebitarsi da parte dello stato, ovvero del popolo, nei confronti di un privato, che è la banca.

Allora potreste chiedermi: “Perché lo stato si assoggetta a questo salasso, perché non recupera la sua sovranità monetaria?” Ed io vi rispondo: Perché il processo di commistione e di sudditanza è andato troppo avanti in questo sistema, dominato dal controllo finanziario di enti privati internazionali.

Allorché la politica non sarà più dedita alla corruzione e potrà recuperare la sua funzione primaria, che è quella di servire gli interessi del popolo e non dei potentati finanziari, che sono la causa prima della corruzione, avrà riconquistato la sua indipendenza ed autonomia operativa.

Per quel che riguarda la falsità dell’informazione sulla realtà del signoraggio bancario e la volontà di mantenere il popolo in ignoranza totale su questa triste verità, vale la stessa risposta, ovvero chi detiene il potere finanziario, e di conseguenza quello economico ed amministrativo, è in grado di controllare l’informazione in tutte le sue forme ed è quindi capace di far credere al popolo qualsiasi menzogna, pur di mantenere il potere acquisito.

Spiace dirlo ma in Italia e nel mondo non esiste alcuna libertà e verità d’informazione, se non quella “falsata ed ipocrita” ammannitaci dal potere finanziario mondiale.

Però infine la legge karmica universale (causa effetto) prevarrà sulla menzogna e coloro che l’hanno sparsa saranno costretti a “raccogliere la propria immondizia”. E ciò avverrà quando nella società umana trionferà la consapevolezza di un mondo comune a tutti, concreto e collettivo, di cui tutti siamo compartecipi, in cui le forze e le cose manifeste corrispondono all’insieme del vivente e del non vivente, in cui lo star bene della mano non comporta un danneggiamento del piede, che è l’attuale meccanismo causato dall’ignoranza dell’inscindibilità della vita.

Il senso della comune appartenenza deve affermarsi nella società, coincidendo col bene personale, ed a qual punto sarà chiaro che non possono più risaltare (nelle scelte sociali e di governo) interessi rivolti a soddisfare una parte a scapito dell’altra. Questo mondo presente di attrazioni e repulsioni, di scale di valori, di motivi personalistici e di incentivi egoici, insomma il mondo della competizione, lascerà quindi il posto al mondo della collettività, sia dal punto di vista biologico che del pensiero.

Paolo D'Arpini 


domenica 29 luglio 2018

La natura privilegia la biodiversità...

"La natura privilegia la biodiversità..."   (Saul Arpino)
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Nel’ultimo secolo il mondo non sta andando verso l’unificazione bensì verso la separazione e diversificazione politica. Dimostrazione: alla fine della seconda guerra mondiale le nazioni erano una ottantina, oggi son circa duecento, più del doppio. Ma allora, ha senso che l’unione europea voglia procedere aggregando e unendo, assieme ai trattati internazionali di libero scambio, invece di favorire la differenziazione ?
Per sostenere i processi aggregativi e globalitari bisognerebbe dimostrare che siano preferibili a quelli separatisti.
Ma la logica dell’analisi economica ci dice il contrario, supportando il dato storico della separatività: in un mondo nel quale l’informazione viaggia sempre più veloce, e più velocemente delle merci, sono più razionali e funzionali i processi decisionali locali rispetto a quelli centralistici aggregativi.
E’ dispersivo e controfunzionale demandare ogni decisione ai vertici di una piramide, quando la disponibilità diffusa di informazione e di comunicazione rende possibile ed agevole prenderle localmente.
Le tradizionali difficoltà dei macrosistemi, sempre destinati a frantumarsi, possono oggi essere evitate attraverso una rete interattiva di microsistemi capaci di autonomia decisionale, ciascuno in interazione con gli altri con i quali deve collaborare, senza passare attraverso grandi reti gerarchiche.
Questo non significa eliminare i confini, con tutte le loro caratteristiche, significa poterli attraversare decisionalmente senza attendere le risoluzioni di enormi sistemi affetti da gigantismo. Preservando dunque la capacità di ogni bioregione di legiferare le norme necessarie a proteggere la propria specifica economia, a giusta difesa preventiva da ogni dumping concorrenziale internazionale.
Dunque  globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.
Vincenzo Zamboni – vincenzo.zamboni@gmail.com

1 agosto 2018 - Giorno del sovrasfruttamento della Terra (Overshoot Day)


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Nel 2018 il giorno del sovrasfruttamento cade il primo agosto - Unisciti a noi ed ai nostri partner mondiali attraverso il live stream #MoveTheDate
Il 1 ° agosto,, secondo il Global Footprint Network, un'organizzazione di ricerca internazionale, l'umanità avrà esaurito il budget delle risorse messe a disposizione dalla natura per l'intero anno.  Questa data, chiamata giorno del sovrasfruttamento (Earth Overshoot Day), é la data in cui la richiesta dell’umanità di risorse e servizi naturali supera l’ammontare di risorse e servizi naturali che gli ecosistemi terrestri possono rinnovare in quell'anno.

In altre parole, l'umanità utilizza attualmente le risorse naturali 1,7 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi del nostro pianeta siano in grado di rigenerare. E’ come se stessimo usando 1,7 Terre.

Il Global Footprint Network calcola la data del sovrasfruttamento ogni anno utilizzando i dati dell'impronta ecologica, l’indicatore ambientale che somma tutte le richieste delle persone nei confronti della natura, quali la domanda di cibo, di legname e fibre (cotone); l’assorbimento delle emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili; le superfici urbanizzate destinate agli edifici, alle strade e alle altre infrastrutture. 
Da quando il mondo è andato in overshoot ecologico nel 1970, il giorno del sovrasfruttamento non e’ mai caduto cosi presto come quest’anno.
I costi di questo eccesso ecologico includono la deforestazione, le riserve ittiche che stanno collassando, la scarsità di acqua dolce, l’erosione del suolo, la perdita di biodiversità e l'accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera che rinforza il cambiamento climatico con siccità, incendi boschivi e uragani sempre più gravi. Queste minacce possono produrre disperazione e costringere molte persone a migrare verso città o altri paesi.
Il Global Footprint Network e i suoi partner animeranno l’Earth Overshoot Day 2018 con diverse attività in tutto il mondo, tra cui:
- a New York, un breve video a Times Square dal 20 luglio al 3 agosto che presenta straordinari filmati del pluripremiato direttore della fotografia Louie Schwartzberg.
- da Oakland e Parigi, Global Footprint Network e Schneider Electric ospiteranno un webinar dal titolo "Vivere su un pianeta limitato: strategie per l'utilizzo sostenibile delle risorse" alle 8:00 PDT / 3 p.m. UTC Martedì 24 luglio. Per registrarti, visita bit.ly/2KQrY1B .
- a Berlino, Germanwatch e Inkota e altri partner terranno una conferenza stampa Sull’Overshoot Day alle 9:00 CET del 1 ° agosto.
- a Rio de Janeiro, in Brasile, il Museu do Amanhã (Museum of Tomorrow) mostrerà una proiezione speciale di “Sotto la zampa del bue” "Under the Ox Paw", un film documentario sull'invasione del bestiame in Amazzonia, il 1 ° agosto.
#MoveTheDate Live Stream
Il Global Footprint Network organizzerà questi eventi con interviste da tutto il mondo attraverso una diretta su Facebook e You Tube alle 11 p.m. del 31 luglio PDT (Pacific Daylight Time) corrispondenti per l’Italia alle 8 a.m. del 1 agosto. e alle 9 a.m. del 1 agosto PDT (Pacific Daylight Time) corrispondenti per l’Italia alle 6 p.m. Per collegarsi www.facebook.com/GlobalFootprintNetwork

La trasmissione includerà interviste a Christiana Figueres, ex capo del settore clima dell'ONU; Erik Solheim, direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite; Nicolas Hulot, il ministro francese della transizione ecologica; Terry A'Hearn, Amministratore delegato della Scottish Environment Protection Agency; David Levine, Amministratore delegato della American Sustainable Business Council; Carter Roberts, Amministratore delegato del World Wildlife Fund US; Kathleen Rogers, Presidente, Earth Day Network; Esther Finidori, Responsabile delle prestazioni ambientali e strategia CO2 di Schneider Electric e il direttore della fotografia Louie Schwartzberg. Lo spettacolo comprenderà anche partner del WWF Cina, Francia, Giappone e Russia; di ZERO, una associazione ambientalista portoghese e, dagli Stati Uniti, il Centro per la diversità biologica, l’Istituto Cloud per l'educazione sulla sostenibilità, Powerhouse e Turning Green.
"Mentre ‘celebriamo’ la giornata del sovrasfruttamento, tutto può sembrare immutato, abbiamo ancora lo stesso cibo nel nostro frigorifero", ha affermato il CEO di Global Footprint Network Mathis Wackernagel. "Ma gli incendi stanno imperversando negli Stati Uniti occidentali. Dall'altra parte del mondo, i residenti di Città del Capo hanno dovuto dimezzare il consumo di acqua rispetto al 2015. Queste sono le conseguenze del depauperamento del budget ecologico del nostro unico e solo pianeta."

"Le nostre economie stanno adottando uno “schema Ponzi” con il nostro pianeta. Stiamo utilizzando le risorse future della Terra per operare nel presente e sprofondare sempre più nel debito ecologico ", ha aggiunto Wackernagel. "È tempo di porre fine a questo schema Ponzi ecologico e sfruttare la nostra creatività e ingegnosità per creare un futuro prospero senza combustibili fossili e distruzione planetaria".


Il Global Footprint Network ha identificato quattro aree prioritarie con il maggior potenziale per contribuire a ridurre il sovrasfruttamento ecologico:
- Città: se riduciamo l’uso di automobili del 50% in tutto il mondo e sostituiamo un terzo dei chilometri percorsi in auto con i mezzi pubblici e il resto camminando e andando in bicicletta, possiamo #MoveTheDate dell’ Overshoot Day di 12 giorni.
- Energia: se riduciamo del 50% la componente di carbonio dell'Impronta ecologica dell'umanità lo spostamento della data #MoveTheDate sarebbe di 93 giorni.
- Cibo: se tutti nel mondo riducessero lo spreco alimentare della metà, riducessero l'intensità dell'impronta della loro dieta e consumassero calorie rimanendo nella media mondiale, lo spostamento sarebbe di 38 giorni.
- Popolazione: se tutte le famiglie al mondo avessero un figlio in meno, sposteremmo l’Overshoot Day di 30 giorni entro il 2050.

Il Global Footprint Network sta invitando le persone a partecipare all' Earth Overshoot Day determinando il proprio Giorno del Sovrasfruttamento e la propria Impronta Ecologica su www.footprintcalculator.org e facendo uno "Step to #MoveTheDate" su www.overshootday.org/steps-to-movethedate.


Andamento dei dati
Sebbene l'86 percento della popolazione mondiale viva in una nazione in deficit ecologico, i dati più recenti dell'Impronta ecologica nazionale rivelano alcuni segnali incoraggianti per posticipare l'Earth Overshoot Day.
L'Impronta ecologica della Cina, il paese con la più grande impronta ecologica totale, è diminuita dello 0,3 percento dal 2013 al 2014 dopo una salita costante dal 2000, quando la sua impronta ecologica era circa la metà di oggi. Anche l'Impronta ecologica cinese per persona è diminuita dello 0,8% tra il 2013 e il 2014. Il calo deriva in parte da una diminuzione dell'impronta di carbonio totale della Cina dello 0,7% e da una diminuzione dell'impronta di carbonio per persona dell'1,2% dal 2013 al 2014.
L'Impronta ecologica pro capite per i paesi ad alto reddito è diminuita del 12,9 percento dal 2000. Alcuni dei paesi con il maggior calo dal 2000 includono Singapore (-32,1 percento), Bahamas (-26,2 percento), Danimarca (-19,0 percento); Stati Uniti (-18,4 percento), Regno Unito (-16,6 percento) e Francia (-15,5 percento).
Dal 2000 al 2014, la Germania ha registrato un calo dell'8 per cento nell'impronta ecologica per persona e un calo del 2,5 per cento nell'impronta ecologica a persona dal 2013 al 2014. La componente di carbonio dell'Impronta ecologica tedesca è diminuita del 6,2 percento dal 2013 al 2014.

Media Backgrounder: www.overshootday.org/newsroom/media-backgrounder/
Live Stream (Aug. 1): www.facebook.com/GlobalFootprintNetwork
Footprint Calculator: www.footprintcalculator.org
Country Footprints: data.footprintnetwork.org
Social media: #MoveTheDate
Overshoot Day Videos: youtu.be/jgbY79Opn34 
Informazioni sul Global Footprint Network
Il Global Footprint Network sta cambiando il modo in cui il mondo gestisce le sue risorse naturali e fronteggia il cambiamento climatico, attraverso:
MISURE semplici, significative e adattabili;
APPROFONDIMENTI UTILI sul consumo e la disponibilità delle risorse naturali;
STRUMENTI e analisi per guidare decisioni informate.
Contatti per la comunicazione:
Amanda Diep (inglese) - California, Stati Uniti

Responsabile delle comunicazioni
Global Footprint Network
+1 (510) 839-8879 x 309
amanda.diep@footprintnetwork.org
Laetitia Mailhes (inglese e francese) - California, Stati Uniti
Media e divulgazione
Global Footprint Network
+1 (415) 794-2884
laetitia.mailhes@footprintnetwork.org


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Roberto Brambilla 338 88 03 715
Link per scaricare le immagini in italiano
http://www.mediafire.com/folder/eq9j786apfvxe/2018_Overshoot_Day

sabato 28 luglio 2018

Dall’economia lineare a quella circolare...


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Se l’attuale situazione critica del nostro pianeta è attribuibile in gran parte alle attività umane e, in particolare, ai suoi modelli di sviluppo, sarà necessario rivedere tutti quei processi, sociali, finanziari ed industriali che, dalla nascita dell’era industriale ad oggi, hanno rappresentato l’unica certezza di sviluppo delle nostre società. Se tale sviluppo, però, ci ha portato a questo disastro ambientale è necessario trovare un’idea, un correttivo, una soluzione, capaci di evitare l’irreparabile. 

Quindi puntare subito su modelli di sviluppo alternativi, verso quelli che da tempo si chiamano “Sviluppi Responsabili”, non più distruttivi nei confronti dell’ambiente, ma più attenti, non solo degli equilibri tra uomo e natura, ma della stessa dignità dell’uomo. Solo in questo modo si riuscirà ad evitare di finire nel gorgo del disastro climatico e ambientale. Non c’è più tempo per proposte, idee, progetti per modelli socio economici alternativi all’attuale, è ora di agire, è un’esigenza di sopravvivenza. 

Accademia Kronos, una delle organizzazioni leader in Italia sullo studio e prevenzione cambiamenti climatici già a partire dal 1997, ha sempre invitato istituzioni, istituti scientifici, politici a non attendere l’irreparabile, ma ad agire tempestivamente verso la mitigazione climatica. E’ passato del tempo prezioso e solo oggi scienziati, politici e big del pianeta si sono resi conto del rischio reale che sta correndo tutta l’umanità. Sono stati persi più di 20 anni in parole, studi inutili, litigi tra superpotenze, ambiguità e generale disinteresse. 

Il Protocollo di Kyoto è stata l’unica risposta, una blanda risposta che prevedeva di abbassare le emissioni di gas serra in atmosfera di appena il 7%. Oggi invece per scongiurare l’aumento della temperatura globale di altri 2 gradi, si parla di abbassare tale emissione dal 50 al 70%. Una bella differenza rispetto ai limiti dettati dal Protocollo di Kyoto. Un obiettivo questo che tuttavia resterà relegato nei sogni perché ciò vorrebbe dire stravolgere il concetto di società industriale come la concepiamo oggi. 

Ma a Parigi, a dicembre del 2015, è stato deciso di salvare questa civiltà evitando di superare i + 2° C. di temperatura, si perché se assistiamo oggi ai disastri ambientali sul nostro pianeta innescati solo da meno di un grado di temperatura in più, pensiamo quando supereremo i + 2 gradi ed oltre. Accademia Kronos più che informare il pubblico, allertare le autorità, invitare i governi ad invertire questa marcia verso l’ecocatastrofe, non può fare di più. 

Ci si appella quindi alla sensibilità delle persone, dei popoli del pianeta perché facciano pressione presso i loro amministratori e politici per avviare scelte importanti in nome di un futuro migliore, più dignitoso e vivibile, abbandonando per sempre le logiche egoistiche del profitto a tutti i costi che ancora oggi sostengono le obsolete, inquinanti e distruttive società industriali di questo pianeta. 

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A.K. Informa n. 30

Ecologia casalinga - Diminuzione dell'uso della carta e suo riciclaggio possibile


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Vorrei raccontarvi come a titolo personale io abbia risolto il problema del riciclaggio cartaceo. 

L'amica Antonella Pedicelli tempo addietro mi inviò un articolo (http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2009/07/papiri-libri-e-giornali-tovaglioli-e.html) sul tema della "carta igienica".  In verità mi ero già occupato di questo argomento, allorché le raccontai di come risolvo il problema della "pulizia". In primis quando sono all'aperto  utilizzo alcune foglie secche (ma morbide) presenti sul terreno e successivamente un po' d'acqua per risciacquare la parte (come si usa in tutto l'Oriente ed in tutta  l'Africa). 

Se invece sono in casa, ho l'abitudine di conservare i fazzoletti di carta già usati (almeno per 10 volte) e poi infine utilizzati per quello scopo... oppure conservo i tovaglioli del bar quando vado a far colazione o di qualche pizzeria se vado a mangiare una pizza e li uso poi sempre allo scopo. In tal modo ho limitato grandemente l'uso di carta igienica. 


Per quanto riguarda invece il riutilizzo della carta di giornale, che ancora raramente acquisto, non c'è problema... vanno benissimo per accendere il fuoco o per incartare qualcosa. 

Per i libri, che a volte mi regalano, se dopo averli letti non ritengo utile conservarli, li passo a mia volta a chi ritengo possano piacere oppure li do a qualche biblioteca od al giro dei book crossing, nei luoghi pubblici, per il libero scambio.

Resta solo la carta delle confezioni alimentari  o simili, in quel caso se si tratta di bustine di carta riusabili (quelle del pane o simili) le conservo per il riuso, se si tratta di  scatole le riutilizzo come contenitori da asporto.


Ovviamente faccio del mio meglio per evitare prodotti con molto imballaggio... prevenendo a monte il problema.


Paolo D'Arpini



venerdì 27 luglio 2018

In un pianeta senza acqua non c'è vita organica (come noi la conosciamo)


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Per cercare la vita aliena non basta studiare l'atmosfera dei pianeti: bisogna cercare i mari. La presenza di un oceano è infatti altrettanto importante per la comparsa della vita su pianeti simili alla Terra. Lo indica lo studio condotto dall'Università del West Anglia e pubblicato sulla rivista Astrobiology. Solo la presenza degli oceani, rilevano i ricercatori, può mitigare il clima, riducendo gli sbalzi di temperatura e rendendo un pianeta effettivamente abitabile". Al che commentavo: "Gli scienziati scoprono l'acqua calda... Ma perché dove c'è un pianeta abitabile, con l'acqua, facciamo di tutto per renderlo inabitabile e arido?". 

Scriveva l'ANSA: "L'acqua sui pianeti extrasolari è 'misteriosamente' poca: sono le conclusioni ottenute dalla più precisa misurazione della quantità di acqua presente in un pianeta esterno al Sistema Solare.... le nuove misure mettono in crisi la teoria di riferimento sulla formazione dei pianeti...". Insomma dobbiamo tenercela cara questa nostra Terra, un paradiso terrestre che per avidità di denaro (pezzi di carta colorata) stiamo riducendo ad un colabrodo... Inquinando tutta l'acqua disponibile e uccidendo la vita...

Dall’acqua nasce la vita e la vita è sostenuta dall’acqua, lo sanno anche i bambini. L’evoluzione delle specie viventi è tutta maturata nell’acqua. Piante, amebe, molluschi, pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi… hanno la loro origine ed il loro sostentamento nel liquido primordiale. L’acqua copre i due terzi del pianeta, è pioggia, ruscelli, laghi, depositi sotterranei.. si trova persino sotto i deserti. Il liquido blu ha provveduto alla creazione e conservazione dell’atmosfera sul pianeta, alla miracolosa bellezza che fa apparire azzurro il nostro pianeta, se osservato dallo spazio.

L’acqua è sempre la stessa, viene in continuazione riciclata e spostata, trasformata in ghiaccio o vapore, ma esiste nella stessa sua incredibile quantità e qualità da milioni di anni, è il risultato di un “gioco” forse irripetibile fra calore e raffreddamento…

Ma oggi sentiamo dire che sulla Terra “manca l’acqua”, come mai? In realtà l’acqua non manca, la sua percentuale non aumenta né decresce è sempre stabile, grazie a Dio! Allora cos’è che manca?

Quel che viene a mancare è la quantità di acqua potabile od utilizzabile, ecco la verità!. E per quale ragione “manca” quest’acqua? Semplicemente perché non viene data la possibilità al liquido di auto-rigenerarsi, come è sempre avvenuto nei secoli passati, l’acqua non fa in tempo a “disinfettarsi” dai veleni che l’uomo immette nell’atmosfera e sul pianeta a vari livelli di profondità. Per cui l’acqua disponibile, per il mantenimento dell’esistenza di ogni specie vivente, è stata decurtata.

Ma cosa fa lo stupido uomo per risolvere il problema? Non smette di inquinare, anzi aumenta sempre più l’immissione di sostanze nocive (perlopiù di produzione industriale) e contemporaneamente “raziona” commercialmente l’uso dell’acqua pulita residua. Sì, l’uomo ha reso l’acqua un genere di consumo commerciale, la vende come fosse un “prodotto”, l’ultima acqua potabile del pianeta è stata resa oggetto di sfruttamento economico.

Haihaiai, siamo proprio giunti all’idiozia più sordida e cieca…

Ed infatti giunge notizia che nella sua forsennata ricerca di sorgenti liquide l'uomo sta già inquinando l'eventuale risorsa idrica contenuta nelle viscere del Pianeta Rosso, Marte...

Paolo D'Arpini 






L'importanza della coesione nel movimento bioregionale ed eco-spiritualista-pacifista...


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La parcellizzazione ed i continui distinguo che si vengono a creare nel movimento bioregionale ed  eco-spiritualista-pacifista sono alcune delle   cause che impediscono l'affermazione, nella psiche collettiva, delle idee portanti utili al cambiamento.  Con il passare degli anni, dei mesi e dei giorni siamo sempre più consapevoli che la nostra  comunità e lo stato del pianeta versano in condizioni sempre più precarie. Non è più tempo di sottigliezze dottrinali sul come attuare l'ecologia profonda se attraverso una "fuga" in montagna o se tramite un'infiltrazione politica nelle maglie della società. Forse entrambi questi aspetti sono necessari, come pure lo è l'idea del disarmo e della rinuncia alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. Secondo me finché si parteggia per un blocco, che sia quello pseudo democratico americano sionista o quello "popolare" cinese russo si resta impelagati nel gioco delle parti.  

Occorre distaccarsi completamente da ogni posizionamento ideologico poiché questo  gesto  "laico" è l'unico che può consentirci una visione equanime. L'ideologia politica o religiosa e l'illusione materialistica sono i blocchi mentali che impediscono all'umanità di guardare le cose come sono e di riconoscersi componenti della stessa "sostanza" e della vita.    

Il senso di separazione è alla base  dello scollamento sociale e della alienazione dal senso di comune appartenenza.   Perciò il posizionamento ideologico, pur che appaia portatore di un ipotetico bene, mette a repentaglio l'esistenza di un movimento che sta cercando con poche forze di contrastare un meccanismo potentissimo com'è quello del consumismo e degli interessi bellici (che tutti sappiamo preponderanti e condizionanti ogni politica). 

Qualsiasi  diatriba ideologica interna al movimento bioregionale ed ecologista è  basata su congetture e opinioni  sulle quali non possiamo comunque intervenire o stabilire la verità. Non vorrei che anche i "reati di opinione" entrassero nel nostro consesso. Spesso succede, in piccoli gruppi, che quando non si può intervenire direttamente per cambiare il corso drammatico delle cose e delle situazioni in cui oggettivamente ci si trova allora si litighi sulle "possibili soluzioni o situazioni regresse", comunque non attuabili o appurabili. 

Bisogna essere saldi nella discriminazione e nella determinazione a perseguire la causa comune ma leggeri nel sostenere il proprio punto di vista su argomenti sui quali non abbiamo un reale controllo o dei quali non possiamo effettivamente stabilire la veridicità. Se la nostra "battaglia" bioregionale e spirituale può avere qualche speranza di riuscita è soprattutto nell'adesione indiscussa alla compartecipazione "comune" all'esistenza, e nella prosecuzione del percorso. 

L'alchimia riesce quando pur essendoci elementi che non collimano fra loro in modo diretto si riesce a farli collimare in modo indiretto e cinetico. Per questo gli elementi alchemici sono sempre tre... per una ricerca di equilibrio fra le componenti, per evitare che l'opposizione fra i due conduca alla deflagrazione di quel che è appena aggregato. 

Vi ringrazio per la pazienza sin qui dimostrata... e buona continuazione di proficuo "lavoro" a noi tutti...

Paolo D'Arpini




giovedì 26 luglio 2018

Bioregionalismo e spiritualità naturale - Il rispetto e l'adorazione della natura viene prima di ogni religione


Eva offre la “conoscenza” ad Adamo


Insistere troppo su valori astratti  “teisti”  non aiuta la mente umana al superamento del pensiero patriarcale. Dobbiamo -secondo me- abbandonare la speculazione religiosa e ritornare ad una spiritualità priva di dogmi e non specificatamente  legata al genere (il sacerdozio nelle religioni monoteiste di origine semita  è precluso alle donne).
Per carità, va anche bene fare un’analisi storica sulla formazione del cristianesimo e di come  questa religione “semita” abbia attinto al paganesimo pre-esistente. Tra l’altro  la rivalutazione del paganesimo è una delle caratteristiche portanti non solo nel filone New Age ma anche in ricerche storiche serie,  come ad esempio quella di  Daniel Danielou sul mito di Dioniso-Shiva.
Ma dovremmo andare anche più in là riscoprendo i culti più antichi e vicini alle nostre radici, ovvero l’adorazione della Grande Madre o Energia Primordiale  (Shakti).
Spesso  noi bioregionalisti  durante le feste da noi organizzate, soprattutto quelle in concomitanza con i solstizi e gli equinozi o per la luna piena e nuova, mettiamo in evidenza gli aspetti sincretici fra cristianesimo e   “neo-paganesimo”, facendoli coincidere con   il nostro spirito laico e simpatetico con la Spiritualità della Natura.
Ad esempio, è avvenuto che durante alcune cerimonie,  già da noi predisposte, si aggiungessero  riti diversi  con offerte alle divinità e fate dei boschi o dei corsi d’acqua, il tutto magari collegandolo a credenze o leggende cristiane… (tanto per fare un esempio ricordo la Vigilia di San Giovanni, con il battesino dell’acqua e del fuoco, etc.).  Io  lascio fare perché in fondo il riconoscere  il Genius Loci e la sacralità della natura in tutte le sue forme è uno degli aspetti della spiritualità laica e dell’ecologia profonda, che ci contraddistingue.
In effetti la spiritualità della natura  è un aspetto riconosciuto anche nella fede cristiana antica, soprattutto nel misticismo (sia in quello primitivo che in quello francescano)  in cui prevale  la consuetudine di ritirarsi in grotte, boschi e deserti in stretta comunione con gli elementi naturali e con il mondo animale.
Aspetti pagani erano presenti persino nella religione ebraica, sia pur condannati, come ad esempio l’adorazione della vacca sacra durante la traversata del Sinai, oppure riconosciuti e facenti parte della tradizione  come avvenne presso la setta degli Esseni che vivevano in strettissima simbiosi con la natura e con  i suoi aspetti magici, avendo essi sviluppato anche la capacità di trarre il loro nutrimento dal deserto, un grande miracolo questo considerando  che erano persino vegetariani….
Il rispetto e l’adorazione  della natura, definito dalla chiesa cattolica (un po’ dispregiativamente) “panteismo” è uno degli stimoli da sempre presenti nell’uomo, tra l’altro questo sentimento panteista è  alla base dell’exursus evolutivo della specie.

Ciò  mi fa  ricordare  una storiella,  che amo spesso raccontare,   sull’origine della specie umana. Ormai è certo che ci fu una “prima donna”, un’Eva primordiale. L’analisi   del patrimonio genetico femminile mitocondriale lo dimostra inequivocabilmente.  Mi sono così immaginato una donna, la prima donna, che avendo raggiunto l’auto-consapevolezza (la caratteristica più evidente dell’intelligenza) ed avendo a disposizione solo “scimmioni” (tali erano i maschi a quel tempo)  dovette compiere una opera di selezione certosina per decidere con chi accoppiarsi in modo da poter avere le migliori chance di trasmissione genetica di quell’aspetto evolutivo. E così avvenne conseguentemente  nelle generazioni successive ed è in questo modo che pian piano dalla cernita nell’accoppiamento sono   divenute rilevanti qualità come: la sensibilità verso l’habitat, l’empatia,  la pazienza,  la capacità di adattamento e di gentilezza del maschio verso la prole e la comunità, etc. etc.
Pregi che hanno  portato la specie  verso una condizione “intelligente” che riconosciamo (o riconosceremmo se nel frattempo non fosse subentrata una spinta maschilista involutiva).
Purtroppo in questo momento storico, in seguito all’astrazione dal contesto vitale e alla manifestazione della religiosità in senso  metafisico (proiettata ad un aldilà ed ad uno spirito separato dalla materia),  molto di quel rispetto (e considerazione) verso la natura e l’ambiente e la comunità è andato scemando,  sino al punto che si predilige la virtualizzazione invece della sacralità vissuta nel quotidiano. Ed in questo buona parte della responsabilità è da addebitarsi al radicamento dei credo monoteisti (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam).
Ma quello che era stato scacciato dalla porta spesso rientra dalla finestra, infatti la psicologia sta riscoprendo i miti, le leggende e le divinità della natura descrivendole in forma di “archetipi”.
All’inizio della  civilizzazione umana, nel periodo paleolitico e neolitico matristico, la sacralità era incarnata massimamente in chiave femminea, poi con il riconoscimento della funzione maschile nella procreazione tale sacralità assunse forme miste  maschili e femminili, successivamente con i monoteismi patriarcali fu il maschile che divenne preponderante.
Ora è tempo di riportare queste energie al loro giusto posto e su un totale piano paritario. Anche se già in una antica civiltà, quella Vedica,  questa parità era stata indicata, come nel caso della denominazione (maschile) “Surya” che sta ad indicare l’identità del sole in quanto ente divino, che  viene completato dall’aspetto femminile “Savitri”  che è la capacità irradiativa dell’energia solare.
E noi sappiamo che fra il fuoco e la  sua capacità di ardere  non vi è alcuna differenza….

Paolo D’Arpini