venerdì 18 giugno 2021

Ecologia profonda come tentativo di armonizzazione del sé individuale con il Sé ecologico

 


... Il modo in cui l’ecologia profonda guarda al reale, in termini di totalità anziché di frammenti, contrasta  con il modo dominante di concepire la realtà, che Arne Naess ironicamente paragona ad “un supermercato fornito di cose individuali estrinsecamente correlate.” E mette in guardia contro la concezione oggi dominante: “Più le persone si sono adattate alla concezione del supermercato, più dannoso è il fascino della correttezza dell’opinione della maggioranza.”  

Ecco un esempio del suo argomentare: “esiste una proposta di costruire una strada all’interno di un grande bosco. I conservazionisti rifiutano la proposta. Tuttavia i proponenti dicono onestamente che l’area rovinata dalla strada sarà meno di una millesima parte dell’area del bosco. I conservazionisti rispondono che il cuore del bosco, o il bosco come un tutto, viene degradato (il bosco, in quanto esperito spontaneamente, non è lo stesso, se ti trovi nel profondo del bosco e incontri una strada. La grandezza e lo splendore, la dignità e la purezza, vengono perdute, ecc.). Tuttavia ciò è solo soggettivo. Oggettivamente il bosco è una molteplicità di alberi, ecc., e una strada costituisce una piccola intrusione (ancor più oggettivamente, come la microbiologia e la chimica ci insegnano, l’intera area è un grande complesso di molecole senza colore correlate esternamente, e noi, come soggetti, immaginiamo che tutto ciò sia là fuori, nel mondo esterno) Il conservazionista ammetterà che nel bosco ci sono alberi. Queste sono gestalt subordinate, come sono molte altre caratteristiche del bosco. Ma il bosco come un tutto è una gestalt sovraordinata, estremamente preziosa e chiaramente vulnerabile allo sviluppo, qualsiasi sia la frazione di area che viene distrutta.”  

Nel pensiero di Naess l’ontologia fonda l’etica ambientale. La norma etica fondamentale dell’ecosofia di Naess, che si riassume nel principio della realizzazione di sé, segue naturalmente dalla particolare ontologia relazionale appena delineata. Segue “naturalmente” nel senso che non si tratta di una mera norma etica, ma della naturale conseguenza dell’aver assimilato una certa visione del mondo. Per illustrare il principio dell’autorealizzazione il filosofo norvegese introduce il concetto di Sé ecologico, cioè di un Sé più ampio e profondo rispetto al ristretto io personale. 

Contro “la concezione occidentale moderna dell’io definito come ego isolato che si batte in primo luogo per una gratificazione edonistica o per un limitato senso di salvezza individuale in questa vita o in quella futura”, Naess sostiene che il Sé ecologico è solidale con ogni altra forma di vita (in senso ampio, non strettamente biologico): “il senso di sé dell’ecologia profonda richiede ulteriore maturità e crescita, un’identificazione che oltrepassa l’umanità per comprendervi il mondo non umano”. Non a caso il movimento ecologista “chiede una profonda identificazione degli individui con tutta la vita.” 

L’autorealizzazione non è in fondo che un tentativo di armonizzare continuamente il sé individuale e il Sé ecologico. La realizzazione del Sé implica in qualche modo un trascendimento del sé individuale, ma senza dissolverlo in un tutt’uno informe e indifferenziato. Il Sé ecologico è esperienza dell’unità nella diversità, ovvero del carattere relazionale della realtà intera, attraverso la salvaguardia del valore intrinseco di ogni vivente. Il Sé ecologico si attua attraverso un continuo processo: “Io ritengo che questo processo sia insieme di maturazione e di apprendimento (..) la norma “realizzazione del Sé” riassume un insieme unitario di ipotesi di natura sociale, psicologica e ontologica: una maggiore maturità della personalità umana garantisce un comportamento bello”. 

La formulazione più calzante di tale processo continuo è l’espressione spinoziana perseverare in suo esse. Ora, ciò che è proprio della natura umana, è l’essere parte integrante di una rete di relazioni: “E’ specificamente umano sia vedere che formulare dei limiti al ruolo dell’essere umano nell’ecosfera e fare esperienza della propria identificazione con il tutto.” 

Il processo di realizzazione del Sé ecologico conduce alla gioia, che è fine e conseguenza dell’azione. Vi è un nesso strettissimo fra gioia e autorealizzazione: “qual è ora l’importanza pratica di questa concezione di un sé ecologico allargato e approfondito? Gli oppositori spesso affermano che difendiamo la natura nella nostra ricca società industriale al fine di assicurare la bellezza, lo svago, lo sport, e altri interessi non vitali per noi stessi. Ciò ci rafforza, se, dopo un’onesta riflessione, troviamo che siamo minacciati nel nostro sé più intimo. Se è così, difendiamo in maniera più convincente un interesse vitale, non solo qualcosa là fuori. Siamo impegnati nell’autodifesa.” 

Di fronte all’aggravarsi della crisi ecologica globale Naess, a differenza di altri ecologisti, non ritiene l’uomo un animale nocivo: “la nostra specie non è destinata ad essere la piaga della Terra. Se l’uomo è destinato ad essere qualcosa, probabilmente è colui che, consapevolmente gioioso, coglie il significato di questo pianeta come un’ancor più grande totalità nella sua immensa ricchezza.”  


Stralcio di un articolo di Sandro Marano da Barbadillo.It

(*) tutte le citazioni sono tratte dal volume Introduzione all’ecologia edizioni ETS, che raccoglie una serie di saggi di Arne Naess tradotti e introdotti da Luca Valera.

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