martedì 1 giugno 2021

Roma. I pini muoiono attaccati dal parassita Toumayella parvicornis senza che nessuno intervenga...



I pini di Roma oltre un milione, tre anni fa sono stati attaccati da un parassita Toumayella parvicornis, che li sta distruggendo e se non si interviene subito tra due anni saranno tutti morti. Il problema è che invece di curare i pini ammalati, con lotta biologica o endoterapia (che non è un vaccino!), il Servizio Giardini non sta provvedendo ad altro che ad abbattimenti e potature, come se non si sapesse che i pini sono parte integrante e fondamentale del patrimonio storico e ambientale di Roma, ne caratterizzano il paesaggio dai tempi della classicità.

Quando a Roma non ci saranno più pini di chi sarà la colpa? Chi si sobbarcherà gli enormi costi?
Perché non provvedere quando – ancora per poco – potremmo fare in tempo?

Sono chiare le pesanti responsabilità di chi ha trascurato il problema della Cocciniglia dei Pini in Italia, che rappresentano un patrimonio paesaggistico Costituzionalmente tutelato (Art. 9) e assolutamente da preservare e non abbattere, nella tutela della Salute e dell’uso razionale del suolo (Art. 32, 44 Costituzione). E’ questa materia per la Magistratura e la Cittadinanza che in un paese civile valutano, denunciano e giudicano.

Ma pur nell’emergenza, bisogna dire che la legge (D.lgs.150/2012 di recepimento della Direttiva UE sull’Uso sostenibile dei Pesticidi) parla chiaro.

Dal 2014 in Italia come in tutta europa è obbligatoria la difesa integrata che prevede l’impiego prioritario e obbligatorio di tutte le tecniche alternative Agroecologiche disponibili di tipo biologico, meccanico, fisico, biodiversità funzionale e insetti utili, introdotti, prodotti autorizzati in agricoltura biologica, ecc. prima di poter consentire l’impiego di sostanze chimiche come Abamectina, la quale purtroppo non rimane solo dentro le piante, bensì si disperde nell’ambiente attraverso le melate e il corpo degli insetti con apparato pungente che la assumono, come le cocciniglie in questione. Danneggiando Api e pronubi selvatici e gli insetti utili parassitoidi (i cui adulti si nutrono proprio delle melate mentre inseriscono le uova nel corpo delle cocciniglie di cui si nutre la progenie… assumendo abamectina e quindi rimanendo danneggiata…); e, infine, anche i predatori che si nutrono direttamente delle cocciniglie bioaccumulando i residui chimici nel loro corpo, riducendo in sostanza la propria fertilità. Ciò, unitamente all’instaurarsi di resistenza da parte delle cocciniglie che hanno una grande prolificità, rende vana in breve tempo l’efficacia momentanea delle endoterapie che ostacolano anche il controllo biologico, come ho spiegato nel mio articolo, cosi come è successo in 70 anni di storia chimica della difesa delle piante, laddove troppo spesso si è “usata la causa… per combatterne le conseguenze”… In una spirale perversa, illogica e sempre più anacronistica, che ha devastato la biodiversità funzionale degli ecosistemi (organismi utili), la salute umana ed animale, l’ambiente nel suo complesso.

E’ per questo che nella Decisione CE del 30-12-1996 All. 1 vennero definite le norme OILB sulla Difesa Integrata delle coltivazioni, presentate dal sottoscritto al Convegno COLIBRI-OILB di Marzo dello stesso anno alla Borsa Merci di Bologna definite dai massimi esperti Universitari internazionali e poi approvate… ma mai applicate a dovere… Dopo 25 anni di illegittimità diffusa è necessario che tutti i cittadini e le istituzioni reagiscano a dovere a questo “status quo”, rafforzando l’opera di educazione e ripristino della Corretta Norma.

I dati sulla tossicità dell’Abamectina nei confronti degli organismi utili, non solo insetti, bensì anche uccelli, rettili, anfibi, mammiferi ecc. sono chiari (ISPRA), e in ambiente urbano e/o frequentato dalla popolazione l’impiego delle sostanze chimiche è di fatto interdetto, trattandosi di aree particolarmente sensibili per i rischi a carico della salute.
E in ogni caso, vista la necessità di gestire l’emergenza, con un costo previsto che Lei indica di 100 € a pianta per le dendroterapie chimiche, possiamo acquistare ben 2.000 larve di Coccinelle predatrici (Criptolaemus montrouzieri), sufficienti per almeno 3-4 pini !!… se iniziamo presto le introduzioni dei predatori. Che, unitamente alle altre tecniche biologiche impiegabili sulla chioma con sostanze biologiche, lavaggi con saponi potassici, oli naturali, microrganismi utili e corroboranti, potature intelligenti, ecc. possono consentire il salvataggio dei Pini anche in condizioni gravi. Soprattutto senza compromettere l’insediamento degli insetti parassitoidi e predatri indigeni e in particolare di quelli esotici da importare prima possibile con un programma di ricerca ad hoc, al fine di ripristinare l’equilibrio nel lungo periodo. Come dimostrano duecento anni di Lotta Biologica con successi evidenti, come nell’ultimo caso del Cinipide del Castagno ormai in via di risoluzione definitiva.

In sostanza non saranno le punture a salvare i Pini (così come gli esseri Umani, parafrasando l’ironia della Dr.ssa Anna Bruno sui “Vaccini” per le piante nell’era del Covid) che appaiono come le “chemioterapie a un malato terminale”… bensì l’intelligenza e le giuste cure Agroecologiche “sinergiche”.

Facciamo squadra e creiamo un Coordinamento Agroecologico e iniziamo a lavorare al meglio tutti insieme, formando in maniera adeguata il servizio giardini per un “Progetto Pilota Agroecologico Avanzato” applicabile a tutta l’italia… “giardino d’Europa”.
E chiediamo ai sindaci di vietare la vendita dei prodotti chimici antiparassitari di sintesi, in primis in ambiente urbano (per zanzare, mosche, formiche, scarafaggi, ecc) e dei disseccanti (Glifosate e similari, sostituibili dal semplice ed efficacissimo Aceto) per i danni generali, avendo a disposizione alternative biologiche che ci consentono di salvaguardare la biodiversità “funzionale” la stabilità e il benessere del Verde pubblico e privato, come dell’Agricoltura hobbistica e professionale.
Rammeno inoltre che un prodotto chimico, oltretutto autorizzato in deroga, non può essere usato se non in casi veramente eccezionali e attenta valutazione delle soglie di danno, in ogni caso dopo aver esaurito tutte le tecniche alternative disponibili di tipo Agroecologico, obbligatorie e prioritarie.

E’ già troppo tardi… e la malagestione fitosanitaria ha creato troppi danni, compromettendo oltre alla salute Umana e ambientale anche le stesse piante, come nel caso delle palme distrutte dal Punteruolo e soprattutto del drammatico scempio degli Ulivi secolari del Salento… Per non aver ascoltato la voce degli Agroecologi… rimasta sin quì senza risposta.

Prof. Giuseppe Altieri, agroecologo










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