...Si accende un riflettore sulla perdita di biodiversità delle erbe dei prati, l’alimento prediletto non degli esseri umani ma dei ruminanti. Niente varietà alimentari coltivate, insomma: solo – si fa per dire – verdi e semplicissimi prati. Quelli con l’erba, quelli su cui capita di camminare in una passeggiata nel fine settimana, in pianura o in altura.
Non tutti i prati, però, sono uguali. Molti di quelli che vediamo intorno a noi, infatti, sono seminati, spesso con una sola essenza: ecco allora il significato dell’aggettivo stabili: si tratta di quelli naturali, spontaneamente ricchi di decine di erbe diverse. Nei prati stabili in pianura e in collina, di norma, le specie erbacee sono tra le venti e le trenta; in quelli di alta montagna- dove le mandrie e le greggi pascolano durante la bella stagione -possono addirittura arrivare a cento. I prati stabili in pianura sono ancor più rari perché negli allevamenti bovini, oggi prevalentemente in stalla, l’erba fresca è scomparsa dalle diete, che si basano sempre più su concentrati e piccole quantità di fieno.
Perché i prati stabili sono importanti?
- sono uno strumento di lotta al cambiamento climatico: trattengono nelle radici il carbonio e non lo rilasciano facilmente, neppure se scoppia un incendio;
- sono importanti per la salute dell’uomo: il latte ottenuto da animali nutriti con le erbe di un prato stabile ha un valore nutrizionale eccellente, è ricco di molecole antiossidanti come il beta-carotene e la vitamina E, ha un contenuto di acidi grassi “buoni” superiore a quello che si trova di solito nel latte o nei formaggi in commercio e ha un ottimo rapporto tra omega-6 e omega-3.
- fanno bene agli animali: brucare le erbe preferite, sdraiarsi a ruminare, migliora il loro benessere;
- sono oasi di biodiversità: di erbe, arbusti, insetti, uccelli e altri piccoli animali selvatici;
- mantengono l’equilibrio del territorio: un prato ben gestito è più sicuro di uno abbandonato per diverse ragioni. Quelli non curati (cioè quelli dove gli animali non pascolano) non assorbono a sufficienza le acque piovane, creando fenomeni di dilavamento e quindi ingrossamento dei torrenti e alluvioni. Nel caso degli incendi estivi, nei prati non gestiti si accumula una grande massa vegetale essiccata facilmente infiammabile;
- sono un’opportunità economica e turistica: i prodotti ottenuti da animali che si nutrono nei prati stabili hanno proprietà organolettiche eccellenti;
- rappresentano un patrimonio culturale: prati e pascoli sono legati alla cultura pastorale e al suo patrimonio di saperi, tramandati da millenni;
- splendono di bellezza: difenderli significa proteggere anche il paesaggio.
«È incredibile quanti effetti positivi abbia un prato stabile, sul clima, sugli animali, sulla biodiversità e naturalmente sulla salute dell’uomo» ha commentato la direttrice generale di Slow Food Italia, Serena Milano. «Quello appena presentato è un progetto a medio-lungo termine, perché per rigenerare un prato ci vogliono anni e noi vogliamo coinvolgere chi è interessato a creare, o rinnovare, un prato che oggi stabile non è. Lo potremo fare anche grazie ai partner che ci accompagnano in questa avventura».
Come si proteggono i prati stabili? E ne hanno davvero bisogno?
Le superfici di prati stabili si stanno riducendo a ritmi vertiginosi da sessant’anni a questa parte, da quando è stato stravolto il modo di coltivare (ricorrendo alla chimica di sintesi, alle monocolture, all’agricoltura intensiva, agli Ogm) e allevare (secondo un approccio industriale che privilegia le stalle e l’alimentazione a base di concentrati e di insilati di mais). Sulle Alpi italiane, sono scomparsi 800 mila ettari di prati: il 45% dei pascoli presenti cinquant’anni fa. Nell’Unione europea ne è andato perduto il 16%. Dal 1969 a oggi sono stati cancellati all’incirca centodiecimila chilometri quadrati di prati stabili: un’area grande quanto la Bulgaria.
«In Italia, la superficie occupata dai prati naturali si aggira sui 32mila chilometri quadrati, ma negli ultimi 40 anni abbiamo perso un quarto del totale a causa dell’urbanizzazione della pianura, l’industrializzazione dell’agricoltura e l’abbandono della montagna» ha aggiunto Giampiero Lombardi, docente di alpicoltura all’Università di Torino. I numeri non sono però sufficienti a spiegare tutto: proprio nel cuore di Torino, accanto all’ospedale Amedeo di Savoia, è stata di recente scoperta una porzione di prato stabile: «Che sia resistita all’avanzare delle città è inaspettato e significativo – ha concluso Lombardi – e ci fa ben sperare per il futuro».
Invertire la tendenza, ripristinare questi ecosistemi preziosi, è l’obiettivo del progetto “Salviamo i prati stabili” di Slow Food, presentato a Terra Madre Salone del Gusto 2022. La chiave per riuscirci è duplice: da un lato, si lavorerà per coinvolgere un numero sempre maggiore di allevatori e di produttori, sia valorizzando le produzioni lattiero-casearie ottenute da animali allevati al pascolo e nutriti con fieno di prati stabili sia sostenendoli nel ripristino di questi ambienti grazie alla collaborazione di tecnici e studiosi; dall’altro lato, occorre portare all’attenzione dei consumatori l’importanza di questo tema. In questo Eataly, convinto sostenitore e parte attiva del progetto, potrà svolgere un ruolo importante accogliendo, promuovendo e creando occasioni di conoscenza e acquisto presso il grande pubblico di prodotti unici come quelli che “Salviamo i prati stabili” saprà valorizzare.
Il progetto Salviamo i prati stabili e i pascoli è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e il Dipartimento di Scienze Veterinarie (DSV) dell’Università di Torino, l’Università di Palermo, l’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta e la Fondazione Mach. Partner tecnici sono Agricoltura Simbiotica e il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino. Nel progetto ha un ruolo importante Eataly, per il suo sostegno e per il suo impegno nel promuovere i prodotti derivanti da allevamenti al pascolo su prati stabili.
Stralcio di un articolo pubblicato su: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/09/salviamo-i-prati-stabili-e-i-pascoli/
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