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domenica 19 agosto 2018

Economia bioregionale per un cambiamento della società in senso ecologico

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Dappertutto si va a caccia di alternative alla produzione industrial/mercantilistico/consumistica, visto che gli effetti sulle società e sulla natura si stanno dimostrando sempre più disastrosi. Il caos climatico, l’erosione della biodiversità, la scarsità di acqua potabile, la penetrazione dei pesticidi negli alimenti e l'inquinamento globale sono i sintomi più rivelatori.
Questo modo di produzione è ancora dominante, ma non è indenne da serie critiche. In compenso, appaiono dappertutto forme alternative di produzione ecologica, come l’agricoltura organica, cooperative di alimenti biologici, agricoltura familiare, eco-cittadine e altre affini. La visione di un’economia della sufficienza ossia del “ben vivere e convivere” dà spessore al bioregionalismo, come abbiamo già spiegato su questo foglio.
L’economia bioregionale si propone di soddisfare i bisogni umani (in contrasto con la soddisfazione dei desideri) e realizzare il ben vivere e convivere, rispettando le possibilità e i limiti di ogni eco-sistema locale.
Innanzitutto dobbiamo interrogarci sul senso della ricchezza e del suo uso. Invece di avere come obiettivo l’accumulazione materiale al di là di ciò che è necessario e decente, dobbiamo cercare un altro tipo di ricchezza, questa sì umana veramente, come il tempo per la famiglia e i figli, per gli amici, per sviluppare la creatività, per godersi incantati lo splendore della natura, per dedicarsi alla meditazione e al tempo libero. Il senso originario dell’economia non è l’accumulazione di capitale ma creazione e ri-creazione della vita.
Essa è ordinata a soddisfare le nostre necessità materiali e a creare le condizioni per la realizzazione dei beni spirituali (non materiali) che non si trovano sul mercato, ma provengono dal cuore e da corretti rapporti con gli altri e con la natura, tipo la convivenza pacifica, il senso di giustizia, di solidarietà, di compassione, di amorizzazione e di cura per tutto quello che vive.
Mettendo a fuoco la produzione bioregionale, abbiamo minimizzato le distanze che i prodotti devono affrontare, abbiamo economizzato energia e diminuito l’inquinamento. Quel che occorre per i nostri bisogni può essere fornito da industrie di piccola scala e con tecnologie sociali facilmente assorbite dalla comunità. I rifiuti possono essere maneggiati o trasformati in bio-energia.
Gli operai si sentono legati a ciò che la natura locale produce e siccome operano in piccole fabbriche, considerano il loro lavoro più significativo. Qui risiede la singolarità dell’economia bioregionale, invece di adattare l’ambiente alle necessità umane, sono queste ultime che si adattano e si armonizzano con la natura e perciò assicurano l’equilibrio biologico.
L’economia usa in grado minimo le risorse non rinnovabili e usa razionalmente le rinnovabili, dando alla Terra il tempo per il riposo e la rigenerazione. I cittadini si abituano a sentirsi parte della natura e suoi curatori. Invece di creare posti di lavoro, si cerca di creare, come afferma la Carta della Terra, “modi sostenibili di vita” che siano produttivi e diano soddisfazione alle persone.
I computer e le moderne tecnologie di comunicazione permetteranno di lavorare in casa, come si faceva nell’era pre-industriale. La tecnologia serve non per aumentare la ricchezza, ma per liberarci e garantirci più tempo – come sempre enfatizza il leader nativo Ailton Krenak – per la convivenza, per il riposo creativo, per il rilassamento, per la restaurazione della natura e per la celebrazione delle feste tribali.
L’economia bioregionale facilita l’abolizione della divisione del lavoro fondata sul sesso. Uomini e donne assumono insieme i lavori domestici e l’educazione dei figli e hanno cura della bellezza ambientale. Questo rinnovamento economico favorisce anche un rinnovamento culturale.
La cooperazione e la solidarietà diventano più realizzabili e le persone si abituano a un comportamento corretto tra di loro e con la natura perché è più evidente che questo fa parte dei suoi interessi come di quelli della comunità. La connessione con la Madre Terra e i suoi cicli suscita una coscienza di reciproca appartenenza e di un’etica della cura.
Il modello bioregionale, a partire dalla piccola città inglese Totnes è assunto oggi da circa 8.000 città, chiamate Transition Towns: passaggio verso il nuovo. Questi fatti generano speranza per il futuro.
Leonardo Boff

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Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato

venerdì 11 maggio 2018

Bioregionalismo, decrescita, ecologia sociale, localismo, solidarietà...


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Bioregionalismo, decrescita, ecologia sociale, localismo, solidarietà... etc. sono  diversi  approcci della stessa visione biocentrica, basata sulla comune appartenenza all'evento vita sulla Terra.   La visione biocentrica, o biopolitica,  implica una conduzione ordinata e rigorosamente etica ed ecologicamente sostenibile della società,  nella consapevolezza delle interconnessioni che esistono tra tutte le forme viventi e non viventi  del pianeta.
  
Questa concezione naturalistica è andata avanti senza grandi sovvertimenti sino all’inizio del secolo scorso, momento in cui si è avviata una “rivoluzione di sistema”, una rivoluzione apparentemente incruenta e non specificatamente voluta, ma il risultato è  stato un repentino mutamento d’indirizzo e l'assunzione  di modelli utilitaristici ad esclusivo vantaggio di una elite umana. Coincide con l’inizio dell’era industriale, dell’economia di mercato e del consumismo,  della crescita dei grossi insediamenti urbani  e conseguente  allontanamento dal contesto naturale. In una società così degradata  la sopravvivenza  di una  struttura sociale  solidaristica è andata pian piano scomparendo. Ma forse siamo ancora in tempo a prendere coscienza di ciò ed attuare una repentina inversione di marcia prima del precipizio.
La soluzione alla crisi umanitaria  che la nostra società sta vivendo  sta nella così detta "decrescita" ovvero nel superamento dei modelli consumistici e dello schema sociale piramidale per ritrovare in una socialità allargata nuove espressioni per la solidarietà umana, in modo da ricreare in noi lo stimolo primario della gioia di vita e la capacità creativa per produrre qualcosa che abbia lo spirito del necessario e del bello.  In questo contesto ritengo che il primo passaggio per un cambiamento di paradigma  debba iniziare  dalla produzione del nostro cibo. 

L’agricoltura nel corso degli ultimi 50 anni  è stata offesa, bistrattata e mortificata. Oggi iniziamo a renderci conto che per ritrovare una via di salvezza per l’umanità occorre ripartire proprio da un rapporto più sano e corretto con la Terra, attraverso, in particolare, colture il più possibile biologiche, la distribuzione dei prodotti a Km 0 con il rapporto diretto tra produttore e consumatore, evitando il ricorso ai pesticidi chimici, agli ogm, promuovendo i gruppi di acquisto solidali e, soprattutto, rispettando il lavoro contro ogni forma di sfruttamento.  

Tutto questo può avvenire solo nel quadro di un nuovo modello  economico, umano e culturale, vedi, in particolare, la cosiddetta “decrescita felice”... 

Paolo D'Arpini  



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Articolo in sintonia: 

martedì 12 giugno 2012

Solidarietà concreta ai terremotati dell'Emilia.. richiesta alla Regione Marche da Italo Campagnoli

Solidarietà


Richiesta alla  Regione Marche e alle istituzioni marchigiane affinchè intervengano nel mettere a disposizione delle industrie Emiliane, che si trovano momentaneamente con i propri siti industriali non agibili, adeguati spazi operativi intervenendo direttamente con un proprio impegno finanziario nell'affitto di capannoni industriali fra i tanti capannoni attualmente sfitti nel nostro territorio.

Fondazioni bancarie potrebbero d'altronde agire sul territorio intervenendo con contributi sugli affitti di case per i lavoratori momentaneamente dislocati.
I Comuni potrebbero intervenire agendo con riduzioni sulle imposte locali, Imu, su capannoni ed abitazioni affittati ad aziende e lavoratori Emiliani.
Sarebbe un concreto aiuto nei confronti di quelle attività industriali e commerciali attualmente in difficoltà e sicuramente aiuterebbe anche la nostra economia.
Auspichiamo che il Governatore Spacca e la sua giunta prendano attentamente in esame questa possibilità di aiutare queste popolazioni che in altre occasioni  sono state così pronte nel venire ad aiutarci in occasioni delle ultime calamità che hanno colpito la nostra regione.

Liste Civiche Marche
Italo Campagnoli