sabato 18 marzo 2017

Paolo D'Arpini: "Liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale"




“La via d'uscita dalla situazione ridicola in cui l'Italia si è cacciata per accontentare gli USA risiede nella totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale, allo stato naturale, e non nel proibizionismo, che avvantaggia le mafie e la corruzione”. Così Paolo D’Arpini della Rete Bioregionale Italiana.

“Non sono d'accordo sulla legalizzazione della canapa per un semplice motivo ecologista – spiega D’Arpini - la canapa è una pianta naturale utilizzata dall'uomo da millenni e proibita in Italia alla fine della seconda guerra mondiale per assecondare i desiderata dei vincitori USA. Dopo qualche anno dalla proibizione della coltivazione per usi tessili, alimentari, medicinali, ecc., comparvero sul mercato le qualità di canapa importate dalla mafia (dal Nord Africa e dal Medio Oriente) per uso da sballo e conseguentemente divenne un affare lucroso della malavita. Quella stessa pianta che per intere generazioni contribuì al benessere della popolazione, con il sopraggiungere della proibizione e dello smercio abusivo di piante allogene ricche di cannabinolo diventò “droga”. E su questa droga ci hanno campato sino ad oggi torme di malavitosi, mafiosi, camorristi, santi coronati uniti, politici corrotti, ecc. 
Ora, dopo che alcuni deputati hanno fatto circolare la notizia di aver sottoscritto una proposta di legge per la legalizzazione della canapa, ecco che – causa ed effetto- non passa giorno che sui giornali mainstream non compaiano articoli sui giovani morti nelle balere per l'assunzione di sostanze proibite, evidenziando allo stesso tempo le continue azioni repressive di polizia contro i coltivatori casalinghi di canapa e relativi sequestri di grammi ed etti di pericolosa cannabis. 
La malavita che campa sontuosamente sullo smercio delle droghe risponde così, incutendo paura e smerciando pasticche avvelenate, per convincere l'opinione pubblica a non sostenere l'eventuale legalizzazione della canapa (che li priverebbe di una ricca fonte di guadagno). Non importa se i giovani muoiono per l'assunzione di veleni predisposti o per un mix di sostanze chimiche: estasi, eroina, cocaina, alcol, etc..  Anche perché assumendo canapa è impossibile morire- o forse solo per indigestione mangiandone 10 o più chili. Nell'immaginario popolare quando si parla di “droga” non si fa distinzione fra la canapa o i veleni sintetici, per la demonizzazione nei confronti di questa innocente pianta durante gli ultimi 60 anni.
Perciò la via d'uscita da questa situazione ridicola in cui l'Italia si è cacciata risiede soltanto nella totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale, allo stato naturale, e non nel proibizionismo, che avvantaggia le mafie e la corruzione - e nemmeno nella legalizzazione – al solo scopo di consentire proventi illeciti allo stato (come avviene per l'alcol e le sigarette, questi sì veleni mortali). Non sono consumatore in alcun modo di sostanze, né di vino, superalcolici o tabacco, ma la battaglia che sostengo è al solo scopo di salvaguardare la natura e la vita sul pianeta”.
Risultati immagini per totale liberalizzazione della coltivazione della canapa bioregionale

2 commenti:

  1. Scrive Marco Bruni a commento dell'articolo:

    “Legge 242/2016... L'avete voluta? Eccola. La legalizzazione all'italiana. Della proposta di liberalizzazione delle droghe (cosiddette) leggere, non ne parlo. Se fosse liberalizzata la "indica" non si porrebbero problemi per la polizia, sarebbe un impegno in meno. Non a caso invece io parlo di liberalizzazione "all'italiana". Basta leggere la LEGGE 242/2016 per rendersi conto che la liberalizzazione, anche della indica non è stata fatta per legge, bensì di fatto.”

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  2. Mia rispostina: “Tutta una discussione sul filo di lana caprina... per mancanza di volontà di approfondire la comprensione dell'argomento trattato. La coltivazione della canapa sativa è consentita con l'acquisto delle sementi nei consorzi, sementi "trattate". La suddivisione della canapa in "famiglie" separate è del tutto artificiale. Per quanto riguarda la canapa la famiglia è unica, le piante maschio e femmina possono incrociarsi né più né meno come un aborigeno australiano può incrociarsi con una donna esquimese. La canapa bioregionale italiana ha caratteristiche diverse dalla cannabis indica. E nell'articolo si parla di canapa bioregionale. La quantità di cannabinolo contenuta nella canapa originale coltivata in Italia è di molto inferiore alla quantità di cannabinolo contenuta nella canapa coltivata in India. Anche se le piante di canapa indiana crescessero liberamente in Italia dopo poche generazioni perderebbero la quantità di cannabinolo originale per uniformarsi alle quantità delle piante bioregionali italiane. E' un fatto che deriva da ambiente e temperatura. Come l'uva che cresce in alto Adige è molto più povera di zuccheri di quella che cresce in Sicilia...”

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