venerdì 11 novembre 2011

Treia, 9 dicembre 2011 - Apprendimento sul campo.. - Ecologia profonda in termini socio-antropologici ed organici


Il significato dell’ecologia profonda è racchiuso nella comprensione che nulla è  separabile nella vita, il tutto compartecipa al tutto.

Questo concetto è stato espresso con molta saggezza sin da cinquemila anni fa in un detto vedico che afferma: “Dal Tutto sorge il Tutto. Se dal Tutto evinci il Tutto, sempre il Tutto rimane”.

Perciò l’ecologia profonda è il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia  nella consapevolezza di tale inscindibilità. Quindi anche la descrizione “geografica” bioregionale è solo funzionale all’integrazione dell’ambito descritto, un po’ come avvenne ai tempi di Menenio Agrippa che descrisse  lo stato in termini di  complementarietà degli organi strutturati per il  funzionamento dell’intero organismo. 

Nell’ecologia profonda tutto rientra in un sistema olistico.

In natura tutto segue uno schema di corrispondenze. Potremmo affermare che  ogni forma vivente assume aspetti psicosomatici che corrispondono alle qualità incarnate. Questo fatto era noto sin dalla più remota antichità, all’uomo ed agli animali. Infatti confidando nella innata comprensione essi si curavano sentendo attrazione o repulsione per certe specifiche piante o alimenti. Questa naturale pre-conoscenza è stata alquanto offuscata dal momento che l’uomo ha preferito  seguire un metodo limitatamente  scientifico che, essendo imperfetto data la natura stessa dei mezzi utilizzati, nel corso del tempo ha impedito la continuità di questa innata pre-conoscenza.

Pian piano l’uomo scientifico, per mezzo della sperimentazione empirica, ha tentato di ricostruire un sistema di conoscenza che però –tutto ritorna infine-  oggi si scopre sempre più affine alla pre-conoscenza connaturata degli antichi. Il viaggio a ritroso verso la riscoperta di ciò che era ovvio inizia proprio contemporaneamente alla ricerca scientifico-medica. Una pietra miliare di questa riscoperta  è la individuazione degli oligo-elementi  le cui tracce sono presenti ovunque nel regno vegetale ed animale. 

Un’importante parte in questo processo di identificazione fu compiuto dal bolognese Meneghini che nel 1745, in pieno secolo dei Lumi, scoprì la presenza di ferro nel sangue umano. Poi nel 1775 Schelle individuò il manganese nelle ceneri vegetali e da allora la lista degli oligo-elementi non ha fatto altro che crescere.

Nell’uomo ne sono stati individuati una ventina, essi risultano indispensabili all’equilibrio fisiologico ed ogni carenza in uno di questi comporta manifestazioni patologiche più o meno gravi.
 “L’organismo appare come un tipo di oligarchia  in cui un’enorme massa di elementi passivi è dominata da un piccolo numero di elementi catalizzatori” (Gabriel Bertrand)  Gli oligo-elementi infatti presiedono agli indispensabili processi catalitici degli scambi di cui il nostro organismo è la sede permanente.  Da ciò si può intuire l’importanza degli oligo-elementi  nei fenomeni biologici avvalorata dalle funzioni vitaminiche ad essi collegati. Ma torniamo alla pre-conoscenza  che ha consentito agli esseri viventi  il mantenimento della struttura psicofisica in euritmia.

E qui dobbiamo iniziare un discorso che avrebbe dell’eretico se volessimo ragionare solo in termini di analisi empirico-scientifica.

Nell’antichità –sotto forma di proverbi e detti popolari- sono stati tramandati alcuni “segreti” sulle qualità delle piante, Purtroppo in Europa in seguita alla grande persecuzione legata all’oscurantismo religioso molti di questi segreti e parecchi liberi pensatori finirono in cenere… Perciò molti “saperi” scomparvero o vennero travisati e contorti.

Ciononostante in varie parti del mondo restò la preveggenza, sia a livello istintuale sciamanico (come nel caso delle tribù primitive dell’Amazzonia che conoscono tutte le qualità delle loro piante) sia a livello di tradizioni popolari più o meno  valide. In questo contesto si inserisce la  classificazione delle piante e delle loro qualità sulla base del colore, del sapore e della forma… 

Questa descrizione psicosomatica –ad esempio- è tutt’ora  eseguita nel sistema integrato cinese in cui psiche e natura sono considerate strettamente interconnesse.  Questi stessi aspetti  sono per altro utilissimi nell’individuazione delle carenze di oligo-elementi.  

Altrettanto valida è anche la macrobiotica giapponese  ma tali conoscenze non scarseggiano nemmeno nella tradizione erboristica nostrana.

Secondo la tradizione popolare, da me appresa  attraverso le lezioni di Sonia Baldoni, qui nelle campagne di Treia, la forma il colore ed anche il sapore delle piante che spontaneamente vi crescono sono correlati ed interagiscono con gli organi cui esse corrispondono. Ad esempio la noce, che assomiglia al cervello umano, è correlata ed influisce positivamente con questo organo. Oppure la coda cavallina (che ricorda la coda dell’equino) è raccomandata per le carenze di minerali (e sappiamo che agli anemici la medicina corrente consiglia una dieta a base di carne equina). Poi scopriamo che le foglie della polmonaria (somiglianti visivamente a questi organi)  vengono raccomandate dai contadini come antiasmatico, oppure lo stramonio (una pianta psicotropa detta anche erba del diavolo) con i suoi fiori osceni e cavernosi è abbinato ai mali della psiche…

Insomma tutto corrisponde al tutto e per essere in buona salute gli organi del corpo umano debbono mantenere un equilibrio funzionale interno e rapportarsi armonicamente gli uni con gli altri e perciò si dice che la forma, il colore ed il sapore delle piante  rimandano all’organo sul quale agiscono.

Nella tradizione cinese si fa un preciso  riferimento ai colori ed agli organi. I cibi di colore  verde sono collegati  al fegato (legno), quelli di colore rosso agiscono sul cuore e sulla vista (fuoco),  i gialli (terra) su stomaco, milza e pancreas,  i bianchi (metallo) sui polmoni ed infine quelli blu scuro o nero (acqua) espletano un’azione sui reni. Ed anche i sapori hanno  una forte influenza sulle funzioni fisiologiche. Il sapore acido è astringente quindi in grado di sciogliere i blocchi che ostruiscono la circolazione dei liquidi interni. Il dolce rilassa, armonizza e porta energia. Il piccante mobilizza l’energia, esteriorizza i liquidi ed è considerato ottimo contro le malattie da raffreddamento. Il salato è emolliente, scioglie noduli e masse.

Questo è solo un piccolo input per approfondire la memoria spontanea di ciò che è sempre stato e sempre sarà. Quella conoscenza –o pre-conoscenza- che consente spontaneamente alla vita di procedere per il suo giusto verso. 

Termino  con una definizione  linguistica sul significato di “catalizzatore”. Secondo Polonovsky “i catalizzatori sono sostanze che con la loro semplice presenza, senza alcuna partecipazione attiva,  causano reazione che senza di loro non si sarebbero prodotte..”


Paolo D’Arpini


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Argomento introduttivo per la passeggiata prevista a Treia, nell'ambito della manifestazione "Vita senza Tempo", il giorno 9 dicembre 2011, partenza alle h. 15.30  dal Circolo vegetariano VV.TT. - Via Sacchette, 15/a - TREIA - Accompagnatrice: Elisabetta Aquilanti

Prenotazioni: 0733/216293 - bioregionalismo.treia@gmail.com
Programma completo: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/11/vita-senza-tempo-dal-8-al-10-dicembre.html


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