sabato 26 novembre 2011

Corrispondenza a tre su: ecologia profonda, bioregionalismo e spiritualità laica (o naturale)… Stefano Panzarasa, Paolo D’Arpini, Caterina Regazzi

Danza della terra che tocca il cielo - Dipinto di Franco Farina


 
Ecologia e spiritualità – In seguito alla discussione per trovare un titolo idoneo per l’assemblea collettiva degli ecologisti profondi, da tenersi in corrispondenza con il solstizio estivo 2012 a Roma o viciniori (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/11/23/bioregionalismo-ecologia-profonda-e-spiritualita-laica-tre-modi-descrittivi-della-stessa-realta-%e2%80%93-proposta-per-unassemblea-comunitaria-%e2%80%9cstati-generali-dellecologia-profonda/), ecco che sono giunti vari commenti.

Uno è quello di Stefano Panzarasa, bioregionalista storico, che scrive:


Caro Paolo, ho inserito Giorgio Vitali tra i referenti della Rete Bioregionale con qualche difficoltà tecnica (il programma non funziona bene…). Grazie per la bella foto nel blog.  

Io comunque ho letto quello che hai scritto e sono contento per tutto l’impegno che ci metti – spiritualità laica, spiritualità della natura – termini però che non mi trovano molto d’accordo forse solo perché mi rimandano ad una divisione fra corpo e spirito che è proprio all’opposto dell’ecologia profonda…

Aggiungo anche che un po’ mi intristisce il fatto che non si riconosca un lato religioso nell’ecologia profonda e nel bioregionalismo (non uso quindi apposta la parola “spirituale” ma tu potresti farlo) mentre invece appare del tutto dimenticata l’idea di Era Ecozoica che invece aggiungeva qualcosa di nuovo al dibattito (e anche a tutti i movimenti ambientalisti ed ecologisti), sono pure due parole nuove e cariche di speranza…
Ma tant’è, hai deciso di dimenticare e avrai anche le tue ragioni…
Però così ad un futuro convegno non è che si aggiunge molto di nuovo… (se mai ce ne era bisogno…)
Un abbraccio, Stefano

………

Risposta di Paolo D’Arpini:

Caro Stefano, vorrei solo confortarti e confermarti che io uso il termine spiritualità… non essendocene altri disponibili.. nel senso più antico del nome, quello anche usato nell’antichità matristica per individuare la “presenza viva” nella materia, in forma di Coscienza. Gli stessi pagani usavano il termine “spiritus loci” per definire l’anima del luogo e non solo del luogo ma pure dei boschi, dei fiumi, degli animali, etc. Tu stesso non sapresti che altro nome dare a quella “presenza”.. e siccome il vero nome originario è “spirito” credo sia più che giusto recuperare la parola vera ed antica piuttosto che cercarne una nuova, come purtroppo hanno fatto i “bioregionalisti” americani rispetto al più antico “panteismo” (tutto è Dio/Dea). Il maluso del termine “spirito” accreditabile alle religioni patriarcali (giudaismo, cristianesimo, islam) non è ragione sufficiente per rinunciarvi, anzi dobbiamo denunciare l’ipocrisia religiosa che addirittura ed inoltre definisce “laico” un credente di una religione che non è “ordinato” nel sacerdozio, mentre tu sai benissimo che il significato originario di “laico” è “al di fuori di ogni contesto e struttura politica e religiosa”. Ne abbiamo già parlato… ricordi?
Questo discorso potrebbe proseguire all’infinito, inseguendo possibili dettagli, ma vale la pena? Non è meglio ed “ecologicalmente” preferibile vivere in comunione con la “presenza” piuttosto che fare discussioni di lana caprina o sul sesso degli angeli?
Ripetutamente ti ho spiegato che il significato che io do alla parola “spirito” è quella più remota e genuina di “intelligenza/coscienza”, la stessa definita Es nella psicologia transpersonale. Chiamala se vuoi “essenza sottile” della materia.. per cui come può esserci separazione fra la materia e lo spirito? Come può esserci separazione fra la rosa ed il suo profumo? Fra l’umidità e l’acqua? Tra il fuoco e la sua capacità di emettere luce e calore?

Per favore, intuisci questa verità e facciamola finita con queste inutili distinzioni fra materia e spirito. Ti ringrazio, fratello, per la tua pazienza e per la tua costante presenza.. Paolo

………..

Intervento di Caterina Regazzi:

Ognuno vive la Vita con la sua sensibilità e seguendo quelle che, in quel momento sono le sue proprie tendenze, propensioni, affinità (si cambia nella vita, soprattutto a livello manifestativo, il Sé è sempre lo stesso in ogni tempo e in ogni luogo).
Le esperienze di ognuno, se condivise, arricchiscono il genere umano nel suo complesso.
Ognuno è tenuto, volendo, ad esprimere queste attitudini e propensioni, rispettando le propensioni altrui, anche se non condivise.

Come scrivevo l’altro giorno alla lista di ecologia profonda (ma mi pare che il messaggio non sia passato): “..l’esempio e non le parole, per quanto profonde esse siano, é fondamentale per mostrare a chi ancora non se n’è accorto, che si può vivere bene (anzi, sicuramente meglio) rispettando la Natura, di cui noi siamo, ancora, una parte, che ci da tutto quel che ci necessita per vivere, a noi e ai nostri discendenti, purché la amiamo e la rispettiamo come desidereremmo essere amati noi.

Questa per me è l’ecologia profonda: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a…. nei limiti del possibile”.
In mezzo a queste tendenze ci possiamo mettere quello che, per ognuno di noi, é in sintonia con l’evoluzione della specie umana quale tutti noi che ci riteniamo “ecologisti” o “amanti della vita” ci auguriamo: ritrovare quell’armonia con la Natura (Dio, Dea Madre, Natura) che ci ha dato la vita. Siamo 6 miliardi di esseri umani, viviamo in situazioni ambientali le più disparate sia dal punto di vista ambientale, sociale, economico, civile, storico, ma cos’è che ci accomuna? Non ci accomuna forse quella cosa che c’è quando siamo vivi e non c’é più quando siamo morti? Come la/lo vogliamo chiamare questa “cosa”? Io posso anche non chiamarla in nessun modo, ma so che c’è e quando sono da sola con me stessa, la sento dentro di me.
C’è chi la chiama spirito, chi la chiama anima, chi la chiama coscienza, chi la chiama Dio.
Chi segue qualche religione la può chiamare col nome che quella religione le attribuisce, chi non segue nessuna religione in particolare, ma accetta tutte le forme di spiritualità, la può chiamare “spiritualità laica”.
Io nel discorso dell’ecologia profonda ci vedo, per chi la sente, anche questo discorso. Rifiutarlo vuol dire un po’ come rifiutare che si parli dei problemi economici del mondo (e non parlo solo della crisi dell’euro, del dollaro e della finanza, ma anche dello sfruttamento dei paesi ricchi nei confronti di quelli del terzo mondo) o rifiutare di parlare della possibilità di seguire un’alimentazione naturale (sempre secondo le proprie tendenze e possibilità) fino ad arrivare al vegetarismo, al veganesimo, al crudismo, ecc. ecc.
L’era ecozoica é un’era a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo con la pratica e con la teoria, di rappresentare.

Caterina Regazzi
 

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