venerdì 2 marzo 2012

Essere se stessi può divenire motivo di supponenza...? Un dialogo fra Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini

Paolo e Caterina a Treia


Caro Paolo, stamattina sono andata a guardare su Google il significato preciso di questo termine: “supponenza”, che tu usi con una certa frequenza, dicendo che, ad esempio il fatto di essere se stessi non dovrebbe essere motivo di supponenza.

La parola "supponenza" non so come (non la uso mai) mi é venuta fuori ieri mi pare (ma già me lo sono dimenticato) parlando del tuo dialogo con Daniele (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/03/02/orizzonte-degli-eventi-causa-effetto-interessi-materialistici-spinte-ideologiche-menzogne-omissioni-e-contraddiz%e2%80%8bioni-lesempio-della-siria/)  
in cui forse ho ritenuto che tu potessi essere stato un po' supponente... sono senz'altro vere tutte le considerazioni che mi hai fatto dopo ed io mi tolgo tanto di cappello alla tua esperienza nelle battaglie su tutti i fronti che hai condotto, tenendo sempre presente che quel che hai fatto l'hai fatto seguendo la tua natura e senza nessun fine particolare, neanche quello di migliorare il mondo e allora di cosa ti stupisci se una persona che legge il Giornaletto forse in maniera un po' occasionale e - chissà? - superficiale? Se non coglie quello spirito di rifiuto dell'informazione tradizionale e di ricerca dei motivi per cui una certa informazione può essere pilotata per il tornaconto di un sistema a cui noi non aderiamo?

Tutto qui. Non so se Marinella Correggia non ha risposto perché non c'era niente da rispondere o se semplicemente riceve troppe mail per poter rispondere, non mi interessa... e se tu hai risposto così si vede che ritenevi di aver già parlato abbastanza.


Del signoraggio bancario però se ne può parlare per la milionesima volta.
Ciao, Caterina (Regazzi)

………

Mia risposta:

Infatti, Amore, occorre essere distaccati dalla propria opinione sapendo che rappresenta solo l’identificazione con un “momento” vissuto, con la situazione presente od in cui noi ci rispecchiamo…

Non c’è rimpianto, comunque nelle mie parole, se oggi le persone che comprendono i nostri discorsi sono poche.. buon segno, vuol dire che stiamo toccando una verità.. e comunque quella verità non è assoluta e può essere accettata unicamente da chi vibra in sintonia con essa.

Diceva sempre Tonino Bianconi, riferendosi ai partecipanti alle varie manifestazioni: “..meglio la qualità della quantità…”.
E ricordi la frase di Rutilio Sermonti ? (http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2012/02/rutilio-sermonti-la-ragione-contro-il.html):    "Prima balordaggine: dove mai aveva pescata la certezza che l'opinione migliore fosse quella professata dal maggior numero? Non certo dalla saggezza tradizionale, e neppure dall'insegnamento religioso (cristiano compreso), che aveva sempre dichiarato chiaro chiaro che la via percorsa dalle moltitudini conduce alla perdizione, mentre solo pochi trovano quella giusta."

Inoltre “l'essere se stessi” implica a volte anche la solitudine culturale.. e questo non dovrebbe sconvolgere la fedeltà verso se stessi.. altrimenti che integrazione è..? Per quel che riguarda la “supponenza” essa può essere percepita dall’osservatore come tale.. o può essere manifestata dall’operatore se in lui permane l’illusione dell’operare..

Ma se ciò non fosse...  allora quella stessa “supponenza” è semplice saggezza (riconosciuta o non riconosciuta che sia, sempre il Semonti la chiama "Buon Senso")...

Per cui in ogni caso non dovremmo preoccuparci della riuscita o meno del nostro operare o del nostro esprimerci, sarà quel che Dio vuole….

Tuo, Paolo (D’Arpini)

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