giovedì 20 settembre 2012

Bioregionalismo terra terra - La Terra è uno scrigno pieno di risorse preziose

 
La vita è sacra
 


Se è vero che occorrono circa mille anni affinchè si formino cinque centimetri di humus, allora, tu, non puoi perdere tempo.
 
Il tuo organico non conferirlo alla nettezza urbana, tienilo per te, per il tuo orto e se non hai un orto e neanche un terrazzo grande, allora cerca tra gli amici o i vicini qualcuno che ne abbia uno e donalo, il terriccio originato dal compost è superiore a qualunque altro concime sia vegetale che animale.
 
Si, anche superiore al letame, e non è poco, già che i Latini facevano derivare laetitia da laetus, letame, appunto.
C'è stato un periodo, triste, nel quale ho dovuto abitare in appartamento: mi alzavo al mattino prestissimo e non volendolo sprecare, portavo il mio organico in un parco, non se n'è mai accorto nessuno e silenziosamente, è ormai tutto buon compost, ho concimato un'ortensia. I suoi fiori, quell'anno, erano venuti più vivi.
 
No, non possiamo permetterci di perderne, l'Italia ha cementificato una superficie pari alla regione Friuli, ciò che non è sotto il cemento è facile vittima degli incendi. Anche questo 2012 è stato tragico, dalla Liguria alla Campania, tutta la penisola è stata arsa, divorata dalle fiamme dappertutto. Siamo una penisola, appunto ed è una striscia di terra stretta e lunga, i monti strapiombano in mare e le piogge autunnali si incaricano di portarvi il terriccio che le piante, seccate dalla siccità o dal fuoco, non possono più trattenere.
Siamo a rischio desertificazione.
 
Non da adesso, sono decenni che il nostro "sfasciume pendulo" provoca centinaia di morti per alluvioni che non hanno insegnato e non insegneranno mai niente a nessuno.
 
Per dirne una, ero in costiera amalfitana, quest'agosto bruciava tra Furore e Positano, le voci raccolte parlavano di costoni da sistemare, di gare d'appalto per la posa delle reti paramassi vinte dai soliti noti e questi soliti noti interessati a che gli incendi indeboliscano vieppiù le pareti di roccia scoscese a picco sulla strada. Ho constatato con i miei occhi: effettivamente gli incendi sono frequenti e ripetuti sempre in quella zona particolare.
 
Altrove, logiche simili: l'interesse è alla rovina, non alla conservazione del terreno, nell'immediato produce profitto.
Non voglio parlare, qui, della devastazione moltiplicata al cubo che si opera in Congo, foreste buttate letteralmente per aria per cercare il coltan, miscela di tantalio e terre rare necessarie al funzionamento di pc e telefonini, non oso ricordare i fiumi avvelenati in America Latina dalle compagnie che impiegano massicciamente cianuro per estrarre oro...
 
Torno a te, a te lettore ed amico che mi sei più vicino, non ti sembra che noi non si debba mai più buttar via neanche un torsolo di mela?
 
Mangio la mia uva, a scuola, per la ricreazione e riporto a casa i semini ed il graspo.
 
Certo, non la posso arrestare da solo la desertificazione, ti suggerisco un comportamento, ti chiedo di osservare nella tua vita quotidiana quanti profondi gesti puoi compiere per salvare l'humus.
Non esistono le miniere di terra, asportarne da una parte vuol dire arricchire un luogo ed impoverirne un altro.
 
Non esistono le miniere di terra e pertanto, dobbiamo, tutti quanti, farci buoni minatori.
 
Cavare la terra dalle foglie che gli alberi lasciano cadere generosamente sulle strade, cavare la terra da buone pratiche colturali, cavare la terra semplicemente, attraverso la piantumazione di alberi che con le loro radici la tratterranno e via così.
 
Miniere di terra, miniere di terra della mente, popolate di milioni di buoni lombrichi, terre oscure e nere figlie di decomposizioni silenziose, figlie delle foreste antiche, memori di altri uomini, di altri animali.
 
Miniere di terra ricche e preziose, io affonderò nelle zolle i semi e porterò alla bocca il vostro frutto. Un pomod'oro, rilucente più di una pepita, dai riflessi luminosi del sole d'agosto, figlio vostro diletto, vi ringrazio, antri misteriosi, mille particelle affiorate dalle miniere di terra.
 
Teodoro Margarita  

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