Estate 2017. Forse abbiamo iniziato ad assaggiare il nostro futuro… Certamente il mondo scientifico era già consapevole dei rischi climatici 40 anni fa e così, a partire dal 1992, ha iniziato, seppur timidamente, attraverso i vari COP (summit internazionali sul clima), a cercare soluzioni per bloccare o limitare l’aumento della temperatura terrestre. Purtroppo ci sono ancora persone che ci dicono che tutto questo è nella norma e che nel passato ci sono state sempre ere più calde ed ere più fredde, dimenticando però che certi passaggi di fasi estreme climatiche si sono avuti in migliaia di anni e non in decenni come accade oggi.
Da un momento all’altro dobbiamo aspettarci di vedere applicata “la storia” dello stagno invaso dai giacinti d’acqua, metafora alla questione climatica. Questa “storia” si rifà ad una passaggio di studio e riflessione nelle facoltà di biologia relativamente a ciò che può accadere ad un ambiente minacciato esternamente da elementi nocivi. Per rinfrescare la memoria la riportiamo in maniera molto sintetica: I giacinti d’acqua inizialmente occupavano solo un decimo di un certo lago, poi 20 decimi, e sempre in progressione geometrica 40, a quel punto qualcuno cominciò a preoccuparsi, ma i saccenti della zona tranquillizzarono tutti dicendo che il problema non sussisteva perché era sotto controllo e poi solo metà lago era interessato dal fenomeno….. dopo pochissimo tempo però in un solo giorno tutto il lago venne coperto dai giacinti d’acqua fino a determinare la morte dello stesso per mancanza d’ossigeno. Noi ora ci troviamo all’indomani dell’ultimo giorno del lago. Il 2017, pertanto, sarà ricordato come l’anno dell’inizio della grande catastrofe climatica.
In effetti non era mai accaduto che per tre mesi consecutivi, soprattutto sulle regioni del centro e sud Italia non piovesse, che i laghi scendessero a livelli impressionanti, che fiumi si prosciugassero, che circa la metà del patrimoni forestale fosse percorso dal fuoco, che la siccità annullasse coltivazioni di cereali e ortaggi e danneggiasse oliveti e vigneti, che i bovini non facessero più latte e che a Roma, la capitale, fosse razionata l’acqua potabile e chiuse tutte le storiche fontanelle della città (i nasoni).
Cos’altro ci deve accadere perché anche i più scettici finiscano di dire che “è normale”, che “ un po’ di siccità c’è sempre stata” e che” i cambiamenti climatici nella storia del pianeta ci sono verificati più volte”, ecc. ecc.
E’ tempo invece di prepararci, di cercare soluzioni atte a limitare i danni da future e infauste estati come questa. Non solo ci dovranno pensare seriamente i nostri politici, magari guidati dagli scienziati, ma anche noi, nel nostro piccolo, dare un contributo al problema iniziando a modificare il nostro comportamento nei confronti dell'ambiente.
Esistono, se ancora abbiamo spazio di manovra, un paio di soluzioni da attuare subito: adottare a livello globale la politica del governo svedese che prevede tra pochi anni di uscire completamente dal vincolo dei combustibili fossili e bloccare il continuo disboscamento in atto in America Latina, ma soprattutto nel sud est asiatico causato dalla speculazione dell’olio di palma (solo nell’area indocinese 1/3 della foresta pluviale è stata distrutta negli ultimi 10 anni per far spazio alla coltivazione dell’olio di palma).
Il tribunale internazionale dell’Aia o la Corte penale internazionale dovrebbe dichiarare colpevole verso l’umanità chiunque continui a distruggere le ultime foreste della Terra, dando il via ad una sorte di embargo verso i Paesi ecologicamente colpevoli. Ci sono altre soluzioni che ci riguardano più direttamente come quella di aumentare la presenza di invasi d’acqua per i periodi più siccitosi, di realizzare una rete di dissalatori lungo le coste per evitare il grave fenomeno del cuneo salino e, infine, predisporre piani di evacuazione nei periodi di eccessivo caldo per anziani, bambini e malati verso aree italiane ed europee più fresche.
Nel campo dell’agricoltura sarà necessario pensare a sistemi d’irrigazione a goccia e in alcuni casi ad abbandonare coltivazioni che necessitano di troppa acqua e poi e poi... ci sono altre soluzioni da applicare contro nuove future bordate di caldo africano, ma la cosa più importante ora da fare è quella di prendere seriamente coscienza della situazione e con le prime benefiche piogge in arrivo non rimandare il problema al prossimo anno quando potrebbe essere troppo tardi.
Filippo Mariani
(A.K. Informa n. 34)
ritengo necessario aggiungerci anche l'energia nucleare data dallo stronzio che non produce scorie radioattive così detto dallo scienziato Rubbia premio nobel delle fisica
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