sabato 6 ottobre 2018

Per un'Europa delle Bioregioni


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Del riordino amministrativo territoriale, in chiave bioregionale, me ne sto occupando da parecchi anni. Soprattutto da quando è nata la Comunità Europea che si configura come un “superstato” ed in questo contesto è  necessario restituire dignità e salvaguardare i diritti delle piccole comunità locali.
Il bioregionalismo infatti si riconosce  nelle identità locali e queste possono essere individuate massimamente nell’ambito municipale e provinciale, che non è altro il territorio in cui una comunità di solito irradia la sua influenza culturale. Tra l’altro in Italia le Regioni, impostate e studiate a tavolino, si pongono come stati antagonisti sia per lo Stato Italiano che per l’Europa stessa, che faticosamente sta cercando di trovare una identità politica condivisa.
Se degli Enti inutili vanno eliminati, molto meglio abolire le Regioni, mini-stati all’interno dello Stato, che nemmeno rappresentano interessi di omogeneità culturale e bioregionale ma solo interessi di gestione economica e partitica.
La bioregione

Ed ora un inciso culturale sulle origini della civiltà europea. Le radici europee non sono  romane né greche ma molto più antiche.. e ciò è stato dimostrato ampiamente dalle ricerche compiute nell’Europa centrale dalla archeologa Maria Gimbutas. La lingua madre definisce il significato di Eu-ropa in “dalla larga faccia” ovvero la dea del plenilunio. In queste arcaiche origini matristiche tutte le genti d’Europa sono cresciute mantenendo un’identità collettiva diffusa pur nella libertà ed autonomia dei vari nuclei, oggi appunto rappresentati dalle città e dagli ambiti provinciali.

Il bioregionalismo, riportando in auge sia il rispetto della vita in termini di ecologia profonda sia il riconoscimento dell’identità locale è l’unico metodo che possa garantire equanime distribuzione e pari dignità alle diverse sfaccettature degli abitanti della Comunità Europea.
Quindi L’Europa, politicamente unita, andrebbe suddivisa in ambiti Provinciali e non in Regioni, che per loro natura tendono ad essere separative e indifferenti agli interessi delle comunità locali (dovendo infatti difendere la loro strutturazione spuria ed anomala rispetto alla identità bioregionale).
Paolo D’Arpini – Referente della Rete Bioregionale Italiana

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