sabato 20 ottobre 2018

Verso il crollo della civiltà umana ?


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Ormai è chiaro che, nonostante qualche flebile proclama, i governi del mondo non fermeranno il degrado ambientale. Quindi molto probabilmente, entro pochi decenni, la condizione di una buona parte della specie umana diventerà insopportabile:
le migrazioni verso zone meno calde e più alte diventeranno oceaniche, nessuna polizia di frontiera potrà fermarle. Saranno guerre, stragi, epidemie per carenza d'acqua.
I popoli ricchi cercheranno di mantenere il loro status, ma in aree sempre più ristrette e militarizzate. Le risorse scarseggeranno anche per loro, nonostante l'uso di enormi eserciti ed armi sempre più sofisticate per appropriarsene anche oltre i propri confini.

Mi fermo qui, ma le previsioni potrebbero andare ben oltre.

Di chi la responsabilità?

della finanza, industria e commercio mondiali che ordinano ai governi di non cambiare tipo di economia

dei governi e parlamenti che obbediscono (più o meno apertamente) per la propria carriera

3 dei mezzi di comunicazione, Università, scuole che, per convenienza o colpevole ignoranza,
non informano la popolazione di ciò che ci aspetta

4 della popolazione più ricca che continua, nella gran maggioranza, ad ignorare i segnali e le (poche) notizie sul futuro prossimo e compra/spreca/inquina sempre di più.

Che fare?

Lottare per rinviare nel tempo il disastro e ridurne l'entità: con i movimenti, l'attività di informazione e culturale, la politica; con metodi nonviolenti ma anche molto forti (fino ai boycottaggi e sabotaggi di merci e produttori/venditori/politici ecc.);

Organizzare la resilienza (adattamento a nuove situazioni) in comunità (quasi) autosufficienti: i nuovi “monasteri” nell'era del disastro climatico;

Creare reti di comunicazione sempre più indipendenti anche da internet, posta cartacea, telefoni e Tv: strategica la radio?

Alcune istituzioni locali (Comuni, Regioni) potrebbero prendere decisioni forti, nel senso della resistenza e della resilienza, sia per le forti pressioni di popoli disastrati da inondazioni, uragani, migrazioni, siccità, sia per la presenza ai vertici di persone lungimiranti e coraggiose. Vanno sostenute in ogni modo perché il loro esempio faccia moltiplicare politiche di sobrietà.

Fondamentale il rafforzamento di reti ecologiste, sia scientifiche che politiche ed economiche, per sostenere lotte, sistemi di resilienza, comunicazioni e istituzioni virtuose.

Michele Boato -  micheleboato@tin.it

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