mercoledì 15 gennaio 2020

Helmy Abouleish racconta l'uomo, la terra, la religione e l'economia dell'amore

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Un comune interesse per la terra e per l’uomo come terreno di incontro al di là dei differenti orientamenti religiosi. Economa dell'Amore e l’esempio di Sekem in un contesto interreligioso, visto l’assetto sociale sempre più multiculturale che tiene conto della società nel suo insieme: persone, ambiente, valori culturali e religiosi. Queste caratteristiche sono da rintracciarsi nella “economy of love” cuore pulsante di Sekem, la comunità agricola sorta 40 anni fa sulle dune del deserto egiziano. 

Economy of love significa garantire ad ogni individuo coinvolto nella produzione del valore un equa parte del profitto creato e anche dare la possibilità indipendentemente dalla sua etnia e fede religiosa di sviluppare il potenziale individuale e potersi esprimere liberamente.

Helmy Abouleish racconta la nascita di Sekem a partire dalla visione di suo padre Ibraim: realizzare nel cuore del deserto egiziano una comunità agricola basata sulla biodinamica e ispirata all’antroposofia, nella quale le forme sociali riflettano la dignità umana e l’attivita economica venga condotta con principi etici ed ecologici. In 40 anni, nel mezzo di un tessuto sociale disgregato e di una realtà geografica non facile, questo sogno si è realizzato. E la comunità si è data un nuovo sogno, un paese, l'Egitto, in cui l’agricoltura biologica sia sempre più diffusa, completamente autosufficiente per quanto riguarda le risorse idriche, con una biodiversita di colture vegetali stabilizzata e imprese commerciali che praticheranno l’economia circolare...

...Nel mio solito giro pomeridiano di erranza urbana in cerca di spunti notizie e immagini percorro la strada parco dove un tempo c'era la ferrovia, ora enorme corridoio verde. Dopo una lunga passeggiata mi imbatto in un punto vendita di NaturaSi, e subito mi ci infilo in cerca dell'ottimo zenzero peruviano e del giornale Cuore Bio magazine. Tornato sulla mia via, mentre cammino, inizio a scorrere velocemente, diverse volte, il giornale e per gioco inizio a contare le parole che vi si ripetono maggiormente, leggo 12 volte la parola bio, otto volte sostenibilita, quattro volte resilienza. Parole un tempo poco usate, oggi invadono continuamente il nostro campo semantico: bio- e -bio [dal gr. -βίος «che vive»]. Primo e secondo elemento di composti dotti derivati dal greco o formati modernamente (come biologia, biogenesi, aerobio, microbio, ecc.), nei quali significa «vita», «essere vivente», «che vive» e simili.


Una ventina di anni fa mi è capitato di seguire alcune lezioni e seminari di Enzo Tiezzi autore del libro “Tempi Storici Tempi Biologici”. Ricordo che in una di queste lezioni spiegò che il termine sostenibilità deriva dal termine inglese “sustain” il pedale del pianoforte che serve a sostenere la nota nel tempo. Lo stesso concetto guida un progetto ecologico che diventa sostenibile quando appunto sostenuto nel tempo come una nota musicale e si può considerare riuscito, quando dopo un po di anni inizia a funzionare senza più il sostegno esterno, come si dice a camminare con le proprie gambe.


La parola resilienza deriva dalla fisica meccanica e in particolare dai nuovi materiali come la gommapiuma che appunto quando riceve la spinta di una forza, prima la assorbe e poi pian piano torna alla sua condizione originaria, questa qualità o capacita di assorbimento è detta resilienza di un materiale.

Altra parola molto ricorrente nel giornale è biodinamica; composta da bios, vita, essere vivente, che vive e dinàmica s. f. [dall’agg. dinamico]. l’insieme degli aspetti che esprimono movimento, sviluppo, vigore. A tal proposito mi viene in mente anche un altra parola composta: omeodinamica; omeo, primo elemento di composti della terminologia scientifica, nei quali significa ‘simile’, quindi omeodinamica: stesso movimento o movimento simile. E’ un termine che uso spesso per definire alcune sculture volatili appese qua e là nel mio laboratorio, composti di legnetti e pezzi di bambù con dei fili che li fanno muovere; a chi mi chiede a che servono, rispondo che producono energia omeodinamica, nello stesso movimento come l’ aria con aria, l'acqua con l'acqua, la terra con la terra, il fuoco con il fuoco. Scherzando mi piace aggiungere che non servono a niente anche se a volte li uso pure per praticare massaggi omeodinamici sui chakra.

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Mentre penso tutto questo continuo a sfogliare il giornale, guardando e leggendo alcuni articoli, in particolare: economy of love: uomo terra religione, un comune interesse per la terra e per l’uomo come terreno di incontro al di là dei differenti orientamenti religiosi e l’esempio di Sekem in un contesto interreligioso visto l’assetto sociale sempre più multiculturale che tiene conto della società nel suo insieme: persone ambiente valori culturali e religiosi. 

Queste caratteristiche sono da rintracciarsi nella economy of love, cuore pulsante di Sekem, la comunità agricola sorta 40 anni fa sulle dune del deserto egiziano. Economy of love significa garantire ad ogni individuo coinvolto nella produzione del valore un equa parte del profitto creato e anche dare la possibilità indipendentemente dalla sua etnia e fede religiosa di sviluppare il potenziale individuale e potersi esprimere liberamente. Economy of love è stato il tema del convegno che si è tenuto a Bologna il 16 novembre e che ha permesso a ciascuno dei relatori di portare la propria esperienza e la propria sensibilità umana e religiosa in un ambito quantomai attuale: l’instaurazione di un nuovo concetto di economia rivolta con intenzioni chiare e sincere al bene della terra e al bene dell’uomo. 

Questi principi sono strettamente collegati alla concezione islamica dei rapporti tra gli uomini stessi che si fondano su giustizia solidarietà ed equa distribuzione delle risorse. Nella concezione islamica l’uomo viene visto come custode, dio manda l’uomo sulla terra con il compito di custodirla, la terra è il nostro spazio comune e lo spazio che tutti noi condividiamo in quanto creato da Dio.

Helmy Abouleish responsabile di Sekem è intervenuto raccontando la nascita di Sekem a partire da una visione di suo padre Ibraim: realizzare nel cuore del deserto egiziano una comunità agricola basata sulla biodinamica e ispirata all’antroposofia, nella quale le forme sociali riflettano la dignità umana e l’attività economica venga condotta con principi etici ed ecologici. In 40 anni, nel mezzo di un tessuto sociale disgregato e di una realtà geografica non facile, questo sogno si è realizzato. e la comunità si è data un nuovo sogno, un paese l’Egitto in cui l’agricoltura biologica sia sempre più diffusa, completamente autosufficiente per quanto riguarda le risorse idriche, con una biodiversità di colture vegetali stabilizzata e imprese commerciali che praticheranno l’economia circolare...

Per realizzare questi propositi, spiega Helmy, vogliamo prima comprendere la differenza tra due diversi tipi di futuro: il futurum e l’adventum. Il futurum è il futuro nel senso più classico del termine, quello che si prospetta a partire dai presupposti del presente. La visione di Sekem è invece animata da un futuro diverso, ciò che viene chiamato adventum: che vuole avvenire e che si muove verso il presente e che dentro di noi vogliamo essere pronti ad accogliere affinché si realizzi... un sistema diverso da quello attuale è possibile citando Nelson Mandela: tutto sembra impossibile finché non si realizza.

Un esempio quello di Sekem che riflette serenità e fiducia e che colpisce per l’aspetto sociale e spirituale della comunità, per l’attenzione rivolta alle persone e si è ricordato come nell’economia si possa realmente esercitare l’amore perché l’economia è ambito concreto dove si coltivano i rapporti umani, all’interno delle organizzazioni e anche attraverso un giusto e corretto uso del denaro. e si è evidenziato come mettere insieme economia e amore sia una sfida bellissima perché se l’economia non sta con l’amore diventa disumana e quindi molto pericolosa. Sekem non è soltanto l’esempio di qualcosa che si può fare e ci aiuta anche a coltivare dappertutto quei frutti di incontro e di fraternità che sono indispensabili altrimenti si rischia che vinca il deserto. e perché continua a farci sognare.

Ferdinando Renzetti - ferdinandorenzetti@libero.it



“La libertà è la pratica di una fantasia senza limiti all'interno delle restrizioni imposte dal potere” (Alejandro Jodorowsky)

1 commento:

  1. Grazie. Una lettura quieta e suadente, come una carezza, condotto altrove dall'antroposofia, sognando di incontrare un luogo comodo ed essenziale in cui vivere d'amore per morire felice. Un dilemma che fa dell'Oasi di Sekem, un miraggio dell'anima, insorto dalla medesima coscienza umana, distratta dall'amoralità del divenire del tempo. Il disordine sociale produce ancora miraggi, e tra sogno e deserto, troppo esigui sono divenuti gli esseri umani capaci di coltivare il deserto per amore. E così, tra futurum e adventum, è il futuro a vincere, mentre avanza per qualità, da qualche parte una rara enclave ancora di costruzioni di oasi d'amore. Troppo poco per inverare, nel caos del nostro presente continuo, l'economia dell'amore. Così, occorre guardare l'insieme e, sull'insieme, la complessità che propone l'analisi del possibile, per poter procedere verso l'economia dell'amore. E il dilemma da risolvere sta proprio qui, nella capacità di avvertire la bellezza dell'Oasi di Sekem, e di agire per strade possibili, nella complessità dell'oggi pur di arrivarci, e scoprire che non ere un miraggio.

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