lunedì 16 novembre 2020

Bioregionalismo, decrescita, ecologia sociale, localismo, solidarietà, etc. sono diversi approcci della stessa visione biocentrica...

 


Bioregionalismo, decrescita, ecologia sociale, localismo, solidarietà… etc. sono  diversi  approcci della stessa visione biocentrica, basata sulla comune appartenenza all’evento vita sulla Terra.   La visione biocentrica, o biopolitica,  implica una conduzione ordinata e rigorosamente etica ed ecologicamente sostenibile della società,  nella consapevolezza delle interconnessioni che esistono tra tutte le forme viventi e non viventi  del pianeta.

Questa concezione naturalistica è andata avanti senza grandi sovvertimenti sino all’inizio del secolo scorso, momento in cui si è avviata una “rivoluzione di sistema”, una rivoluzione apparentemente incruenta e non specificatamente voluta, ma il risultato è  stato un repentino mutamento d’indirizzo e l’assunzione  di modelli utilitaristici ad esclusivo vantaggio di una elite umana. Coincide con l’inizio dell’era industriale, dell’economia di mercato e del consumismo,  della crescita dei grossi insediamenti urbani  e conseguente  allontanamento dal contesto naturale. In una società così degradata  la sopravvivenza  di una  struttura sociale  solidaristica è andata pian piano scomparendo. Ma forse siamo ancora in tempo a prendere coscienza di ciò ed attuare una repentina inversione di marcia prima del precipizio.

La soluzione alla crisi umanitaria  che la nostra società sta vivendo  sta nella così detta “decrescita” ovvero nel superamento dei modelli consumistici e dello schema sociale piramidale per ritrovare in una socialità allargata nuove espressioni per la solidarietà umana, in modo da ricreare in noi lo stimolo primario della gioia di vita e la capacità creativa per produrre qualcosa che abbia lo spirito del necessario e del bello.  In questo contesto ritengo che il primo passaggio per un cambiamento di paradigma  debba iniziare  dalla produzione del nostro cibo.

L’agricoltura nel corso degli ultimi 50 anni  è stata offesa, bistrattata e mortificata. Oggi iniziamo a renderci conto che per ritrovare una via di salvezza per l’umanità occorre ripartire proprio da un rapporto più sano e corretto con la Terra, attraverso, in particolare, colture il più possibile biologiche, la distribuzione dei prodotti a Km 0 con il rapporto diretto tra produttore e consumatore, evitando il ricorso ai pesticidi chimici, agli ogm, promuovendo i gruppi di acquisto solidali e, soprattutto, rispettando il lavoro contro ogni forma di sfruttamento.

Tutto questo può avvenire solo nel quadro di un nuovo modello  economico, umano e culturale, vedi, in particolare, la cosiddetta “decrescita felice” e l'attuazione bioregionale…

Paolo D’Arpini









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