La parte orientale
dell’Africa si spaccò e al suo posto nacque quella che noi oggi conosciamo come Rift Valley.
Sorsero vulcani esplosivi, si modificò tutto il clima, le piogge che prima alimentavano le foreste
diminuirono fino a cessare. L’ecosistema forestale entrò in crisi, gli alberi cominciarono a morire e al loro
posto apparve la savana.
Ovviamente ciò non accadde all’improvviso, ci vollero moltissimi anni, ma
furono sufficienti per obbligare i nostri antenati a scendere nella savana. La storia sembrava segnata:
quell’esserino sarebbe in breve tempo scomparso perché predato da grandi animali. Ma qui accadde un
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miracolo, qualcosa che gli studiosi non sanno spiegare: questi nostri lontani antenati, invece di
scomparire, sopravvissero grazie al dono di un’intelligenza superiore agli altri mammiferi.
Il loro cervello
in breve tempo aumentò, dagli appena 400 centimetri cubici arrivò in breve a 500 centimetri cubici ed
oltre. Si crede sia stata la tiroxina prodotta dalla tiroide a far crescere rapidamente il numero dei neuroni
nei loro cervelli.
Un altro aspetto che ha consentito la sopravvivenza degli australopitechi e che, a
differenza di tutti gli altri mammiferi, seppero subito organizzarsi in grandi gruppi per meglio difendersi
dai predatori. Quindi non la forza o l’istinto, ma una nuova capacità intellettiva portò questi esseri a
superare le infinite insidie della savana evolvendosi infine in Homo habilis, Homo ergaster, fino
all’attuale Homo sapiens.
Da quel momento il genere umano si è stabilito, distribuito in tutto il mondo, organizzandosi sempre di
più, dalle tribù alle società odierne.
La storia poi la conosciamo: dalla selce lavorata alle astronavi, da un minimo di impronta ecologica
negativa ad una eccessiva e distruttiva impronta ecologica di oggi.
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