domenica 7 marzo 2021

Un cambiamento climatico e geologico alla radice della nascita dell'uomo...



Circa 5 milioni di anni fa, sulle lussureggianti foreste dell’Africa orientale, quella che oggi è la costa che si affaccia sull’Oceano Indiano (Eritrea, Somalia, Kenya, Tanzania), vivevano sopra gli alberi gli australopitechi, una via di mezzo tra scimmie e proscimmie (alti poco più di un metro) che, secondo gli antropologi, sarebbero i nostri antenati. Vivevano sugli alberi per difendersi dai grandi predatori presenti nella foresta sottostante. Un’esistenza tutto sommato tranquilla dove i frutti dei grandi alberi davano nutrimento e i rami offrivano rifugio, quando un improvviso fenomeno geologico, già iniziato silenziosamente 3/4 milioni di anni prima, decretò la fine di questo stato “idilliaco”. 

La parte orientale dell’Africa si spaccò e al suo posto nacque quella che noi oggi conosciamo come Rift Valley. Sorsero vulcani esplosivi, si modificò tutto il clima, le piogge che prima alimentavano le foreste diminuirono fino a cessare. L’ecosistema forestale entrò in crisi, gli alberi cominciarono a morire e al loro posto apparve la savana. 

Ovviamente ciò non accadde all’improvviso, ci vollero moltissimi anni, ma furono sufficienti per obbligare i nostri antenati a scendere nella savana. La storia sembrava segnata: quell’esserino sarebbe in breve tempo scomparso perché predato da grandi animali. Ma qui accadde un 6 miracolo, qualcosa che gli studiosi non sanno spiegare: questi nostri lontani antenati, invece di scomparire, sopravvissero grazie al dono di un’intelligenza superiore agli altri mammiferi. 


Il loro cervello in breve tempo aumentò, dagli appena 400 centimetri cubici arrivò in breve a 500 centimetri cubici ed oltre. Si crede sia stata la tiroxina prodotta dalla tiroide a far crescere rapidamente il numero dei neuroni nei loro cervelli. 

Un altro aspetto che ha consentito la sopravvivenza degli australopitechi e che, a differenza di tutti gli altri mammiferi, seppero subito organizzarsi in grandi gruppi per meglio difendersi dai predatori. Quindi non la forza o l’istinto, ma una nuova capacità intellettiva portò questi esseri a superare le infinite insidie della savana evolvendosi infine in Homo habilis, Homo ergaster, fino all’attuale Homo sapiens. Da quel momento il genere umano si è stabilito, distribuito in tutto il mondo, organizzandosi sempre di più, dalle tribù alle società odierne. 

La storia poi la conosciamo: dalla selce lavorata alle astronavi, da un minimo di impronta ecologica negativa ad una eccessiva e distruttiva impronta ecologica di oggi.  

 


A.K. Informa, marzo 2021 

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