giovedì 12 agosto 2021

Identificazione degli ambiti comunitari in chiave bioregionale per una Europa unita



Prosegue la discussione, in chiave bioregionale, riguardo l'identificazione degli ambiti comunitari culturali e sociali, anche considerando l'attuale tendenza politica di ignorare le identità locali privilegiando le delimitazioni regionali. Questo soprattutto in seguito alle nuove competenze e poteri amministrativi concessi alle strutture regionali (grazie ad un finto decentramento voluto da alcune forze politiche "separatiste"). In Realtà, in un'ottica bioregionale sarebbe molto meglio abolire le strutture semi-autonome definite "Regioni" che sono diventate mini-stati all’interno dello Stato, e che nemmeno rappresentano interessi e qualifiche di omogeneità culturale e bioregionale ma solo interessi di gestione economica e partitica.


Il bioregionalismo si riconosce nelle identità locali e queste possono essere individuate massimamente  nell’ambito municipale e provinciale, che non è altro il territorio in cui una città di solito irradia la sua influenza culturale. Tra l’altro in Italia le Regioni,  impostate e studiate a tavolino,  si pongono come stati antagonisti sia per lo Stato Italiano che per l’Europa stessa, che faticosamente sta cercando di trovare una identità politica condivisa.

Ed ora un inciso  sulle origini della civiltà europea:  Le radici europee non sono né romane, né greche ma molto più antiche..   e ciò è stato dimostrato ampiamente dalle ricerche compiute nell’Europa centrale dalla archeologa Maria Gimbutas. La lingua madre  definisce il significato di Eu-ropa in “dalla larga faccia” ovvero  la dea del plenilunio. In queste arcaiche origini matristiche tutte le genti d’Europa  sono cresciute mantenendo un’identità collettiva diffusa pur nella libertà ed autonomia dei vari nuclei, oggi appunto rappresentati dalle città e dagli ambiti provinciali.

Il bioregionalismo, riportando in auge sia il rispetto della vita in termini di ecologia profonda sia il riconoscimento dell’identità locale è l’unico metodo che possa garantire equanime distribuzione e pari dignità alle diverse sfaccettature degli abitanti della Comunità Europea.  Quindi L’Europa, politicamente unita, – è la mia conclusione - andrebbe  suddivisa in ambiti Provinciali Bioregionali e non in Regioni, che per loro natura tendono ad essere separative e indifferenti agli interessi delle comunità locali (dovendo infatti difendere la loro strutturazione spuria ed anomala rispetto alla identità bioregionale).

Paolo D'Arpini – Rete Bioregionale Italiana




P.S. Su questo tema  vi rimando alla lettura degli articoli in URL:

http://salon-voltaire.blogspot.com/2008/12/e-se-abolissimo-le-regioni-anzich-le.html

http://www.google.com/search?sourceid=gmail&q=No%20alle%20Regioni%20s%C3%AC%20alle%20Province%20Paolo%20D’Arpini  

1 commento:

  1. Commento di Giorgio Vitali: “Le divisioni (reali) dell'Italia in Regioni dimostra la stretta continuità dell'Italia d'oggi con l'Italia medioevale e rinascimentale. Ed al centro, il Sacro Soglio (meglio: scoglio!), ove le Multinazionali esercitano il potere escatologiko del Watikan... e chiamano WAXXINS i prodotti dell'usura waxtikan...”

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