La casa automobilistica tedesca Porsche, in accordo con la Regione Puglia, abbatterà un’ampia porzione di foresta per ampliare le piste del Nardò Technical Center.
Dicono si tratti di un intervento di pubblica utilità.
Il contesto
Siamo nella Riserva Naturale Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera dove rischiano di essere cancellati 200 ettari dell’ultimo lembo dell’antico bosco mediterraneo dell’Arneo.
La Riserva comprende due siti di interesse comunitario (SIC): il SIC “Palude del Conte – Dune di Punta Prosciutto” e il SIC “Porto Cesareo”, fondamentali per la conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. Parliamo dunque di un’area di notevole importanza naturalistica, interessata da vincoli ambientali molto stretti.
Cosa prevede?
Il centro prove proprietà della Porsche si sviluppa su una superficie di 700 ettari e comprende piste, impianti, officine e uffici.
Il progetto di ampliamento prevede la costruzione di altre piste di prova, un parcheggio, edifici tecnici e amministrativi, una mensa, un nuovo centro di logistica e manutenzione e una stazione di servizio.
Secondo la Direttiva Habitat, progetti che ricadono all’interno delle aree Natura 2000 e quelli che ricadono all’esterno ma che possono comportare ripercussioni significative su di esse, devono essere oggetto della valutazione di incidenza (VINCA).
Il comitato VIA (Valutazione di impatto ambientale) e VINCA della Regione Puglia ha affermato che “gli impatti su tali componenti sono negativi e significativi”. Anche l’Ufficio Parco del Comune di Porto Cesareo, ha definito “significativamente negativa e rilevante” l’incidenza dell’intervento richiesto da Porsche.
La Direttiva Habitat, in caso di valutazione negativa, prevede che l’assenso può sopraggiungere solo in presenza di rilevante interesse pubblico e previa progettazione di misure compensative. Ma Porche ha pensato anche a questo. Ha elaborato infatti un piano per il “miglioramento ambientale”, miglioramento che andrà a distruggere l’antico bosco mediterraneo per un progetto di riforestazione che avrà luogo nei terreni di privati, che saranno pertanto espropriati. Inoltre, sono previsti un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie e l’implementazione di un centro di sicurezza antincendi. Tutto questo andrà a giustificare la pubblica utilità. E il gioco è fatto.
Quali saranno le conseguenze del progetto?
Circa 200 ettari dell’antico bosco dell’Arneo saranno distrutti per far posto all’ampliamento del circuito, in una regione che si posiziona, secondo l’ultimo rapporto ISPRA, al terzo posto per consumo di suolo.
La riforestazione avverrà su 351 ettari di terreno appartenenti a 134 diversi proprietari che saranno espropriati, molti dei quali perderanno le loro attività agricole. Inoltre, il valore ecologico di questa foresta non potrà essere sostituito da un impianto artificiale. La capacità di un bosco di questo tipo di assorbire anidride carbonica, stoccare carbonio, regolare il clima, ospitare la fauna selvatica, è sicuramente maggiore rispetto alla capacità delle giovani piante messe a dimora.
Ma quello che più preoccupa è che la procedura adottata rischia di creare un precedente pericoloso per aggirare la protezione di altre aree naturali, facendo passare l’interesse privato per interesse pubblico.
Per tutelare questo habitat così ricco di biodiversità, il comitato Custodi del Bosco dell’Arneo ha lanciato una petizione online: firmatela e contribuite a salvare questo bene comune.
Serena Mattia
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