mercoledì 9 novembre 2011

Osimo - Cristina Omenetti dell'Accademia degli Alethofili: "Il principio femminile e maschile: la via dell’Amore e della Conoscenza"

Marforio e Faustina


Ante Scriptum - Breve storia dell’ “Accademia degli Alethofili”.

Sorgeva ad Osimo intorno al 1780 , alla quale partecipavano nobili, cardinali e uomini di cultura, con il fine di approfondire argomenti relativi alla Storia Greca e Romana “ponderata e discussa con sana e giusta critica”.

Lo stemma accademico era rappresentato da un piedistallo di marmo su cui era scritta l’epigrafe «Historia magistra vitae», con alla destra l’effige della Storia ed alla sinistra quella della Critica tenente il vaglio: questo voleva significare che a ciascuna argomentazione storico-critica doveva essere unita anche la poesia “per render più brillante ed allegra l’adunanza”.
Ricostituita a marzo 2010 per ravvivare l’ambiente culturale del territorio esimano, inserendo però la presenza femminile prima esclusa, soprattutto per coloro che si sentono attratti dal coltivare Amore (platonico) e Conoscenza.

Le due parole contenute nel nome dell’accademia derivano appunto dal greco “Aletheia” (Verità, conoscenza) e “Filia” (Amicizia, Amore), dunque l’attenzione è riposta a sviscerare i significati di queste due principi, che ritroviamo costantentemente presenti nella nostra letteratura e filosofia antica. Alethofili ha anche il significato di amici-amanti della Verità e quindi l’accezione è più di tipo filosofico (filosofia= amore per la sapienza).

Nel sigillo dell’Accademia viene raffigurata la dea Minerva, simbolo della sapienza, con due volti; Platone, il grande filosofo ateniese, punto di riferimento per l’intera filosofia, e Ipazia filosofa neoplatonica, ultima direttrice della famosa biblioteca di Alessandria, barbaramente uccisa nel 420 d.C. Queste due figure nell’emblema evidenziano che questa “nuova” Accademia mette sullo stesso piano l’apporto maschile femminile letterario e filosofico, a differenza del passato, in cui partecipavano solo uomini (nell’antico stemma erano raffigurati Platone e Socrate). La Conoscenza-Sapienza, di natura più maschile, e l’Amore, di natura più femminile, devono quindi ricongiungersi.


La componente femminile infatti è stata troppo a lungo repressa e sottovalutata soprattutto in ambito filosofico, occorre riequilibrare la presenza femminile con quella maschile (Platonerimettere ogni cosa al giusto posto” – Jung: “Se non introduciamo di nuovo l’elemento femminile nella spiritualità, il mondo andrà avanti nell’eccesso di maschilismo, violenza, guerre e crisi”) e costruire uno scambio costruttivo, un dialogo che arricchisca ognuno di noi, per superare l’individualità, risvegliare l’anelito alla crescita personale e per realizzare infine i principi universali (l’UOMO-DONNA universale).

Ecco l’esalogo dell’Accademia degli Alethofili:
- Sia la Verità l’unico scopo, l’unico oggetto della vostra mente e del vostro volere;
2° - Non ritenete vero e non ritenete per falso alcunché sino al momento in cui non siete convinti con sufficiente ragione;
3° - Non accontentativi di amare e riconoscere la Verità, cercate pure di diffonderla, e cioè di renderla nota e gradita ai vostri concittadini. Chi seppellisce la propria coscienza della verità, seppellisce ciò che gli è stato dato per promuovere l’onore dell’Altissimo, e priva l’umanità società del beneficio che avrebbe potuto derivarne;
4° - Non private del vostro amore e soccorso coloro che sinceramente si adoperano per conoscere la verità, per cercarla e difenderla.
5° - Non contraddite alla Verità se sentite d’esser convinti da altri la cui idea è più giusta della vostra.
6° - Abbiate compassione di chi non conosce la Verità o ne ha un concetto errato. Istruitelo senza amarezza e sforzandovi di portarlo sulla retta via soltanto attraverso la forza dei vostri ragionamenti. Disonorerete la verità, la renderete sospetta se la munirete o la difenderete con armi diverse da quella che la ragione vi mette nelle mani.

Buddha diceva infatti: “Non credere a nulla, semplicemente per sentito dire, non importa dove l’hai letta o chi l’ha detto, neppure se l’ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso.  Non credere nelle tradizioni, perché sono state tramandate per molte generazioni. Non credere in niente, solo perché se ne parla tanto, o è sostenuto dalla stragrande maggioranza degli uomini. Non credere semplicemente perché è scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere solo per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani. Ma se dopo l’osservazione e l’analisi personale, scopri che è d’accordo con la ragione, ed è favorevole al bene e beneficio di tutti, allora accettala e vivi per essa”.


Ora veniamo all’illustrazione del tema principale.


Incontro di Sofia Minkova

Tutta la creazione è opera dei due principi assoluti ed eterni, maschile e femminile.

Nell’universo intero è riprodotta l’attività dei due grandi principi cosmici creatori, il Padre celeste e la Madre Divina. Questi due principi fondamentali si riflettono in tutte le manifestazioni della natura e della vita, per essere fecondi devono obbligatoriamente lavorare insieme, separati sono improduttivi e per questo sono perennemente alla ricerca l’uno dell’altro. E questo concetto lo ritroviamo nella filosofia di Platone, nel Tantra (Shiva e Shakti simboleggiano le due polarità opposte – Shiva è pura coscienza, incondizionata, trascendente, forza centrifuga, Shakti è l’eterno femminino, la Madre divina, l’Energia cosmica che alimenta l’Universo, la creazione), nel Taoismo (binomio Yin e Yang raffigurati a forma di goccia racchiusi in cerchio), nelle varie tradizioni occidentali e orientali, fino ad oggi nella scienza, con la fisica quantistica, l’intreccio, l’entanglement, appunto la matrice divina che è nutrice e ricettacolo (nel “Timeo” di Platone), è il campo olografico ove tutto è UNO (cosmo = ordine).

L’uomo e la donna sono il riflesso di questi due principi, maschile e femminile; ogni difficoltà o sofferenza deriva da una cattiva comprensione della questione dei 2 principi.
Cerchiamo di “rimettere ogni cosa al suo giusto posto” avrebbe detto Platone…
La creazione è il risultato dell’equilibrio perfetto di forze opposte, di spirito e materia.

Il simbolo del Fiore della Vita, dell’esagramma, della stella di Davide rappresenta il principio maschile (triangolo in alto) e quello femminile (triangolo in basso), in perfetta armonia, è l’androgino.

Il numero 6 è femminile, connesso con il Vento (le 4 direzioni, più il Cielo e la Terra), è la matrice divina, la Madre che è insieme nutrice e ricettacolo. Nella cabala il 6 corrisponde a Tipheret, il Cuore, connesso all’Energia “Cristica” di risveglio spirituale.

La matrice universale “Grande Madre” collega ogni cosa

Nell’era Paleolitica dal 30.000 a.C. il culto della Grande Madre è testimoniato dalle numerose figure femminili steatopigie (c.d. “Veneri”) ritrovate in tutta Europa: lungo le generazioni, i popoli e le varie culture, le “competenze” della Grande Dea si sono moltiplicate in diverse divinità femminili:

da Iside, la Regina dei Cieli, la Stella del Mattino (come le litanie della Vergine Maria) dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia,
a Inanna/Ishtar-Astarte-Afrodite-Venere dee dell’amore sensuale (nell’antica Ur Mesopotamia),
a Ecate triforme (come le 3 fasi della vita: nascita, riproduzione, morte),
a Demetra, Cerere e Persefone, Proserpina dee della fertilità dei campi,
a Artemide-Diana, dea della caccia, Minerva dea della guerra,
fino alla nostra Maria (principessa), Madonna (mia donna).
Ripercorriamo nel particolare le dee più simboliche dell’antichità.

«Per quel che ci riguarda» scrive Fulcanelli «noi sappiamo che la dea Iside è la madre di tutte le cose, e che essa le porta tutte nel suo seno, e che soltanto lei è la dispensatrice della rivelazione e dell’iniziazione».

«La dea Iside» scrive Frazer «nei geroglifici è chiamata “la dea dai molti nomi”, e nelle iscrizioni greche “la dea dai mille nomi”. In un epigramma greco essa è descritta come “colei che ha dato nascita ai frutti della terra”».

La grande Dea Madre -Terra Celtica Dana, Dea da cui nacquero i Tuatha de Danann e compagna del dio Dagda, era anche portatrice di fertilità ed abbondanza, nonché madre di altre dee. Dana era la più venerata senza dubbio, Dea Madre (Anu o Danu per gli irlandesi, Dana o Dona per i britanni), personificazione della natura. Come fra mitologia greca e romana c’era una stretta affinità, così era per le mitologie irlandesi e britanniche. Dana proteggeva le donne, la maternità, la fertilità, le nascite, gli animali e i raccolti. Nella sua accezione negativa essa dava sterilità, carestia, fame, morte e talvolta portava la guerra: si diceva che “voltava la faccia”, presentando il suo lato oscuro.

«La dea Cibele» scrive Jean Markale «derivava dalla dea preistorica della vita e della fecondità, origine di ogni creatura umana e animale. Essa era l’espressione concreta dell’energia creatrice, e che alcuni filosofi chiameranno più tardi la natura naturans, la natura che crea, immagine della creazione permanente che opera attraverso il mondo per andare dalla materia prima verso la Pietra Filosofale».

 
Il culto di Ishtar o Astarte, la Dea Madre e “Regina del Paradiso”, implicava un’iniziazione in sette fasi (i sette veli). Il Collegio delle Vergini, il convento delle sacerdotesse di Ashera, è derivato da molte sorgenti. Merlin Stone scrive nel suo libro “Quando Dio era una Donna”:
Durante i tempi biblici, esisteva ancora il costume per molte donne, come era stato da migliaia di anni prima in Sumer, Babilonia e Canaan, di vivere all’interno del complesso del tempio, nei tempi primitivi, il vero cuore della comunità. Si sa che i templi possedevano terra agricola ed allevamenti di animali domestici, tenevano la registrazione culturale ed economica e generalmente sembrano aver funzionato come l’ufficio di controllo della società”.


Artemide Saraswati Ganga

Evans dimostra che la cultura pre-ellenica e quella dell’India pre-ariana, hanno parecchie somiglianze e sembrerebbero venire da una civiltà comune che non è né orientale né asiatica. Le dee madri dell’Occidente, meno numerose di quelle dell’Asia e d’Oriente, hanno un’antichità indiscutibile, alcune risalgono al Paleolitico antico.

Ecco altre rappresentazioni delle Madonne nere in Francia e in Italia.
Chartres Notre Dame de Pilier Notre Dame de Sous terre Madonna di Loreto


Il matriarcato esalta il legame intimo tra la donna e la natura del Mondo, l’antico archetipo dell’Anima Mundi, la coscienza planetaria che lega tutto, la Matrice universale, la Matrix divina, nota anche come Nousfera, come lo Spirito, l’intelligenza di tutti gli organismi di Madre Terra.

Nella tradizione orientale l’eterno femminino è rappresentato da Shakti, spesso raffigurata nella triade: Durga – Laksmi – Sarasvati.

 
Nel Tantra esiste un SUTRA: “Se un praticante del Tanta potrà comprendere l’anima di una donna, grazie al suo stato di identificazione perfetta (SAMYANA) egli potrà conoscere così il mondo intero e trovare Brahman (DIO), l’Onnipotente ed Eterno che esiste oltre questo mondo.”

Più tardi alcune religioni patriarcali (Ebraismo-Giudaismo, Islamismo, Cristianesimo) hanno stravolto questa visione, inducendo la società futura a considerare la donna come una tentatrice di cui diffidare o come un essere inferiore, debole, privo di discernimento e incapace di comportarsi bene, se non condotta da un uomo.

Mentre prima tutto era ciclicità e continua trasformazione in armonia (il ciclo della luna, il ciclo femminile, il ciclo delle stagioni, il ciclo della vita), poi si è creata giudizio e separazione (Diavolo= separare, diffamare).

I contrari sono complementari

Questa interpretazione negativa della donna è dovuta ad una cattiva comprensione della Divinità: si è voluto vedere nell’uomo un rappresentate del Dio creatore dell’Universo, considerato esclusivamente maschile. In realtà l’Essere cosmico non può essere identificato solo con il principio maschile. Dio è maschile e femminile al tempo stesso, entrambi sono contenuti in Lui. Noi siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza, maschio e femmina, Adamo ed Eva.
Rendiamo l’uomo (Adamo) a nostra immagine secondo la nostra somiglianza”. (Genesi 1, 26).
E l’umanità fu creata “maschio e femmina” (1, 27), per cui Dio deve essere sia maschile che femminile, sia Padre che Madre.

Anche i Cabalisti che hanno studiato il nome di Dio, interpretano le lettere ebraiche che lo compongono Iod- Hè –Vav – Hè nel Padre celeste, la Madre divina, il figlio e la figlia.

I due principi sono di pari valore, anche se occupano posizioni diverse, non va confusa la posizione con il valore. Il valore è un concetto di ordine spirituale, la posizione è un concetto di ordine materiale.

Se nel nome il principio maschile è posto prima del femminile, rispecchia il simbolismo cosmico.
Simbolicamente, il principio maschile rappresenta lo spirito (Purușa: principio attivo) e il principio femminile la materia (Prakriti: principio passivo).

Lo spirito, sottile e volatile, tende a salire (rappresentato nel Tao da Yang: bianco in alto), mentre la materia, più pesante, tende verso il basso (Yin: nero in basso).
Ciascuno ha bisogno dell’altro: lo spirito ha bisogno della materia per incarnarsi e la materia ha bisogno dello spirito per essere animata.

In sanscrito il principio maschile Shiva, scritto senza il simbolo femminile della Shakti, diventa Shava, cadavere; allo stesso modo Shakti senza il simbolo in sanscrito di Shiva diventa distruzione, energia senza controllo).

La creazione non è che il risultato di questo incontro armonioso fra lo spirito e la materia.
E’ il cerchio che unisce Yin e Yang; è la spirale del Tao - Qi che ruota.

Nel Tao l’armonia è simboleggiata dall’uguaglianza delle superfici bianca e nera. La particolare suddivisione ad “S” fra le due aree fa sì che i perimetri di Yin e di Yang siano uguali al perimetro dell’intera circonferenza. Inoltre il punto interno al campo indica che Yin e Yang non sono assoluti, vi è sempre un po’ di Yin in Yang e viceversa.
Il T’ai Chi T’u va pensato in continua rotazione, così come indicano le frecce, cosa che insieme alla sua forma circolare simboleggia l’evoluzione continua e la ciclicità della natura. Se vi fosse assenza perpetua di movimento, Yin e Yang non potrebbero differenziarsi e tutto resterebbe nello stato di immobilità iniziale.

La grande maggioranza delle conoscenze messe a disposizione degli esseri umani conferisce loro il dominio sulla materia e assicura loro il successo. Va benissimo, ma a causa del modo in cui vengono ad essi presentate, tali conoscenze li allontanano sempre più dallo spirito. Ecco la causa della maggior parte degli squilibri che si constatano negli individui e nella società.

Anche O. M. Aivanov a proposito di ciò afferma: “Lo spirito e l’anima sono in noi le manifestazioni dei due principi cosmici, maschile e femminile. Lo spirito rappresenta il fuoco, e l’anima rappresenta la luce. L’anima ha fame, lo spirito ha sete, e ciascuno di essi si nutre dell’elemento che gli è complementare. L’anima, che è femminile, aspira a nutrirsi del principio maschile: mangia il fuoco; e lo spirito, che è maschile, ha bisogno di nutrirsi del principio femminile: beve la luce. Così come il principio maschile genera il principio femminile, è il fuoco che genera la luce. La luce è una manifestazione, un’emanazione del fuoco. Il fuoco che voi accendete si accompagna sempre alla luce, e più i materiali che alimentano il fuoco sono puri, più la luce è sottile e chiara.”
Il libro della Genesi si apre con queste parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Questa frase riassume idealmente tutta la filosofia dello spirito e della materia. Il “cielo” è l’anima, lo spirito, lo splendore delle virtù. La “terra” è il mondo fisico con tutte le attività materiali alle quali l’uomo può dedicarsi. Se la terra è stata creata, significa che è necessaria. Ma Mosé, che era un grande Iniziato, ha nominato prima il cielo e poi la terra. Invece, per la maggior parte degli esseri umani la terra viene prima del cielo; addirittura, per taluni non esiste affatto il cielo, ma solo la terra. Questa è la ragione per cui il mondo materiale finisce per fagocitarli. L’equilibrio o lo squilibrio, in ogni essere umano, hanno come causa i rapporti che egli sa o non sa stabilire nella propria vita fra lo spirito e la materia. “

L’universale affinità per Platone
Platone (427 – 347a.C.)

  • «I sapienti dicono... che cielo, terra, dèi e uomini sono tenuti insieme dalla comunanza, dall’amicizia, dalla temperanza e dalla giustizia: ed è proprio per tale ragione, o amico, che essi chiamano questo intero universo “Cosmo”, ordine, e non invece disordine o dissolutezza». (Platone, Gorgia, 508a, a cura di G. Reale, Rusconi Milano 1991).
  • Queste splendide parole di Platone stanno a testimoniare che l’idea di un’universale affinità (panton sungeneia), di una parentela e affinità di essenza fra tutte le realtà dell’universo, è un caposaldo del pensiero platonico.
  • La filosofia platonica individua nel Sommo Bene la radice dell’Essere, e si orienta verso un Principio che, oltre ogni forma di gerarchia, pone in se stesso e a partire da se stesso la radice tanto dell’Uno quanto dei Molti.

La donna e l’uomo : la comprensione e la missione

La donna, essendo più vicina alla materia, è più realista, più concreta e dotata di maggior buon senso, ha qualità legate alla maternità: creatività, dinamicità, dedizione, compassione, sollecitudine verso i più deboli e tutte le creature viventi. (Shak in sascrito vuol dire capace di fare, agire, potenza, dinamico, creativo, è l’attitudine della donna di fare, di creare).
L’uomo invece è più a suo agio sul piano mentale, nel campo dell’astrazione, della teoria.


Nella tradizione antica dello Yoga (unione con il Sé) vi sono sentieri come il Karma-Yoga (la via dell’azione con distacco dai risultati) e il Bhakti-Yoga (la via dell’amore-devozione che congiunge l’uomo al Divino) adatti alla natura femminile, mentre altri come il Raja-Yoga (la via della padronanza di Sé e controllo della mente)o il Jñana-Yoga (la via della Conoscenza) più affini alla natura maschile.

Il giorno in cui gli uomini e le donne comprenderanno ciò che essi rappresentano in realtà, la vita familiare, sociale, economica e perfino la vita cosmica cambierà completamente.

La donna SENTE prima di sapere, l’uomo vuole sapere prima di sentire.
La donna VIVE per comprendere, l’uomo deve prima comprendere per sentire di vivere.

Nessuno deve dominare, ma regnare ed eccellere nell’ambito che gli è proprio, le donne potranno riconquistare libertà e diritti non imitando gli uomini, ma approfondendo le ricchezze della propria natura, comprendendo l’essenza del principio femminile.
L’uomo ha cercato di predominare sulla donna, ora si assiste ad un capovolgimento… e ce ne saranno altri… ma fino a quando? Fino a quando la saggezza non si ristabilirà in entrambi.


La donna dovrà seguire la propria natura di bontà, dolcezza, indulgenza, generosità e spirito di sacrificio.

L’uomo dovrà risvegliarsi alle virtù superiori, onestà, giustizia, rispetto.
Il fine è elevarsi ognuno al di sopra degli interessi personali, dominare i desideri inferiori e gli istinti per poi realizzare dentro di sé i principi universali (Uomo-Donna Universale).

Dal mio canto posso dire qual è la missione della donna: essere l’educatrice dell’uomo, con i suoi pensieri, i suoi sguardi, il suo atteggiamento, il suo esempio, la donna è capace di indurlo a compiere gli atti più nobili.
L’uomo chiede di essere ispirato dalla donna (la Musa), che lo trascinerà nella direzione migliore.

La polarità è il prodotto dell’Unità

L’equilibrio e l’armonia si fonda sulla polarizzazione, ossia sull’esistenza di due poli che da opposti diventano complementari, facenti parte di un’unica realtà. Solo così possono avvenire fra loro gli scambi armoniosi e ciò può avvenire con la comprensione.
Abbiamo detto che l’intera manifestazione deriva dall’Uno e si esplicita in forma duale, yin e yang, energia centripeta e centrifuga, maschio-femmina, e deve essere inteso come espressione del Divino che irraggia la sua potenza dovunque.

A cura della Dott.ssa Cristina Omenetti - mailto:-chicca.o@email.it
Co-presidente insieme a Fabrizio Bartoli dell’”Accademia degli Alethofili”.


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Di questi argomenti se ne parlerà dall'8 al 10 dicembre 2011, durante la manifestazione "Vita senza Tempo, che si tiene  al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia, Via delle Sacchette, 15/a - alle h. 17. Ingresso Libero - Info: 0733/216293 

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