martedì 15 novembre 2011

Ogni pensiero ed ogni azione si confà allo spirito laico – Dialogo fra Riccardo Oliva e Paolo D’Arpini

Lettere inviate e ricevute, Poems and Reflections
 
 
 
Memento Naturae

Ciao Paolo, intanto ti faccio veramente i complimenti per quello che scrivi rimango molto affascinato dai tuoi pensieri sulle Civiltà del passato come l’India dei Veda e il Taoismo, mondi lontani che il mio “Sé” (quindi non l’Io cioè la mia maschera) ama profondamente forse perché rappresentano ricordi ancestrali che la sua memoria ha conosciuto chissà!

Volevo sottoporti due miei pensieri che con grande umiltà ti voglio dire senza pretese o arroganze di voler primeggiare o ostentare termini difficili, visto che la tua cultura supera immensamente la mia (e non lo dico per adulazione ma perché lo vedo dalla profondità dei pensieri che scrivi che sono frutto di una consapevolezza interiore non da tutti, sopratutto non da letterati, dottori o titolati della nostra epoca che è figlia di un becero materialismo che non può arrivare a questo).

Uno è ironico visto che tu non comprendi il motivo delle ascensioni sulle vette.. (riferito all’articolo: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/11/mario-monti-lacrime-e-sangue-macche.html)..
…siccome io amo invece andare su per le vette (sia ascese che arrampicate) ti posso assicurare che la percezione interiore di quando stai lassù è molto viva perché si respirano e si possono anche percepire quelle forze ancora vive e direi spartane (o secche per fare un esempio alchemico)di quella Natura che io e te sappiamo molto bene che è Vita e non materia inerte come qualcuno erroneamente pensa.


Non solo, se ci si avventura con un certo modo di essere, un certo spirito, cioè una ricerca più dell’essenziale che dell’apparente si può comprendere che la scalata di una montagna esteriore non è altro che una scalata all’interno di se stessi visto che ciò che in alto è come ciò che è in basso come affermava qualcuno! Nel senso che c’è una possibilità intrinseca di ottenere una spersonalizzazione attiva cioè perdere il proprio. Io a favore di una Volontà (Sé) che è l’unica che può permettere di raggiungere una determinata vetta.
Ecco perché il mondo antico ha sempre visto la montagna con questa funzione quella di asse verticale di collegamento tra il Cielo (Padre) e la Terra (Madre) il maschio e la femmina cioè i due elementi primari che in diverse combinazioni sono presenti dentro di noi.

Ecco perché anche una semplice scalata che sia sul Velino o sul Gran Sasso si può trasformare in certe condizione in un sacrificio (inteso etimologicamente come fare del sacro) che se quasi ritualizzato (cioè in determinate condizioni) ci può portare in una dimensione archetipica come se si fosse al cospetto non per forza fisico, di una vetta sacrale come potrebbe essere un Kailash (o monte Meru se volessimo citare Rg Veda, Srimad Baghavatam o le Upanishad).

Lo stare in arrampicata, lo stare appesi su una corda, ho scoperto personalmente che ha il valore di essere più un monito per la vita che altro; è quell’essere sospesi, inteso forse come un essere in bilico e senza appoggi tra la vita materiale effimera e la vita spirituale (religiosa o laica come tu la intendi ha poca importanza dal mio punto di vista se si ottiene lo scopo)quella condizione precisa serve a farci comprendere che noi siamo solo una semplice goccia nell’universo, rispetto alla maestosità di ciò che ci circonda e che a volte vogliamo arrogantemente dominare senza avere la comprensione che non si può dominare fisicamente ciò che non è dominabile per sua natura.

Quando mi arrampico, forse ti sembrerà strano ma cerco addirittura di essere leggero quando tocco una roccia con i piedi: è come se non volessi svegliare la divinità che è presente in quel mondo che voglio interamente rispettare.

L’altro pensiero è legato più agli aspetti se vogliamo chiamarli politici se ancora ha un briciolo di senso usare questa parola (per me la Politica è quella intesa da Platone e Plutarco per intenderci e non certo la buffonata attuale, maschera di un potere sovranazionale che usa la parola democrazia per tutelare le proprie lobbyes di potere).

Concordo in molti punti dei tuoi articoli sul debito pubblico e l’Alta Finanza visto che da tempo sto provando a studiare anche io alle radici del problema, da Ezra Pound e la scuola auritiana ai meccanismi perversi delle logiche bancarie e sono arrivato alla conclusione che la visione attuale del Dio Denaro è ancora vincente perché non sta sul piano della materia ma su un piano più sottile quasi metafisico che ha permesso di trasformare il miraggio della moneta in una realtà per la vita di tutti i giorni.

Una società banco-centrica in cui questa illusione ha preso il sopravvento. Quindi se non si cambia il piano della discussione non si esce dallo spread dalle azioni o derivati termini che possono attecchire solo in quel mondo non in un mondo che ha delle priorità troppo diverse da questi meccanismi astratti e perversi.

Su Berlusconi invece solo un punto: al di la del giudizio che si può nutrire nei suoi confronti, positivo o negativo poco importa per questa discussione, sta di fatto che una differenza molto importante va però detta: Berlusconi fa parte di una lobbie di potere ma sicuramente non è la più forte è non è quella che detta le regole del gioco, allo stesso modo di come tutti i politici (destra, sinistra, centro, ecc.) sono i semplici venditori marketing al servizio di quella potenza bancaria che gli ha fornito un semplice listino prezzi a cui loro potranno solo decidere di investire o risparmiare (quasi sempre per loro mai per la comunità) è una tattica di comunicazione che i media ci fanno: è come se ti dicessi preferisci incontrarmi lunedì alle 17 o mercoledì mattina alle 10? tu credi di scegliere perché hai due possibilità ma sono io che ho deciso e ti illudo di poter decidere una strada in cui ho già tracciato io il cammino (tipica tattica del marketing o delle PNL Programmazioni Neuro Linguistiche a cui ho partecipato).

Ho seguito l’appello che Giuseppe Turrisi di Alba Mediterranea ha fatto invitando Berlusconi ha denunciare il signoraggio pur sapendo che non POTREBBE MAI FARLO visto ciò che lui a differenza di noi va a perdere e visto con chi si va a scontrare (forse non è casuale che Italia Grecia Portogallo ecc. hanno visto un passaggio così interessato da parte delle elite di Goldman Sachs).

In sintesi Berlusconi ma anche Tremonti sono IMPRENDITORI: cioè persone che nel bene o nel male non sono identici a PARASSITI come i banchieri che vogliono TUTTO senza dare NULLA in cambio o meglio senza sacrificarsi in niente. Non credo sia una differenza da poco anche perché se il primo Berlusconi nel 94 osò attaccare le banche e fu per questo scacciato per far posto a Prodi (uomo di fiducia della Goldman nonché membro commissione Trilateral) era molto diverso da quello che poi è stato il secondo Berlusconi che abbiamo visto e che ha deluso i molti che lo vedevano come un qualcuno che poteva provare a cambiar le cose.
Un caro saluto Paolo, Riccardo Oliva
Presidente Associazione Memento Naturae
Volontari a Difesa di Ciò che è Vita!!!


………..

Mia risposta:

Caro Riccardo, il tuo intervento mi rallegra molto, soprattutto perché esprime concetti integrativi e propositivi, rispetto a quanto da me espresso. Questo, secondo me è il vero atteggiamento in sintonia con l’Ecologia Profonda e con la Spiritualità Laica.. Ovvero mai porsi in antagonismo bensì cercare di cucire e collegare i vari modi di pensiero, le varie esperienze ed azioni, affinché esse rientrino in un contesto unitario ed universale.. Come di fatto è.

Devi sapere che solitamente quando scrivo non sento mai, o quasi mai, l’impulso ad affermare qualcosa di definitivo, di realmente corrispondente ad un mio sentire.. sono semplicemente espressioni libere, pescate nell’umore del momento e valide al solo fine di poter raccontare una storia “sensata”. Insomma quel che dico è un raccontino, una descrizione di un sogno.. e tu sai bene che i sogni sono imponderabili e fantasiosi.. Salvo che non ci si metta Freud, la Smorfia o l’I Ching a dare una spiegazione…

Comunque sappi che una parte di me è completamente favorevole a quello che tu esprimi nella tua lettera. Adoro l’idea della scalata come simbolo verso la conoscenza.. e questa è l’immagine che solitamente si da alla scalata, in tutte le tradizioni spirituali. Ma nella mia natura umana (e di conseguenza anche in quella spirituale) permane una fondamentale “pigrizia” (intesa in senso zen) verso l’agire, verso l’ottenimento, verso la conoscenza acquisita. Mi piace molto il detto Chan: “Seduto senza far nulla, viene la primavera e l’erba cresce da sé…”.

In verità il Sé è indescrivibile a parole, è aldilà dei sentimenti e delle emozioni, pur comprendendo sino al più piccolo movimento della coscienza.. Tutto comprende ma di nessuna cosa assume la forma.

Il sé è il substrato perennemente presente che consente alle forme di manifestarsi. Ed in questo senso in “esso” non c’è preferenza non esiste scala di valori per cui il sé possa prediligere un discorso rispetto ad un altro. Non vi sono argomenti nobili e metafisici da preferire rispetto alla materialità ed alla contingenza empirica. Ogni cosa ha il suo valore ed il suo significato nella manifestazione che le è propria e confacente alla condizione vissuta.

Perciò l’intensità e il senso di presenza che tu sperimenti salendo su una vetta equivale al mio riposo contemplativo. Ad ognuno secondo le congeniali caratteristiche di ognuno.

Pertanto, perdonami per l’impertinenza, mi sono permesso di virgolettare la parola “Sé” da te usata all’inizio del tuo intervento, da te inteso come un ipotetico “sé – superiore” rispetto all’io convenzionale….

Stasera stavo rileggendo una poesia sul Sé, lasciatemi in amoroso pegno dall’amico fraterno Upahar , ed intanto mi chiedo: c’è mai stato un momento in cui io non sia stato me stesso? Cos’è questo io che così fortemente sento e percepisco, questo io è la sola realtà che conosco, è coscienza assoluta e indivisibile. Tutto ciò che appare in questa coscienza, le immagini che io osservo, tutto ciò che si manifesta davanti all’io è un oggetto, questo corpo è un oggetto, questa mente è un oggetto, le forme variopinte del mondo sono solo oggetti.. dell’io.

Le qualità, le sensazioni, le attrazioni e repulsioni che appaiono nel campo della coscienza, che io sono, sono solo proiezioni come lo sono i sogni che appaiono al sognatore. Se io non sono chi è?

Ma poi… come posso lontanamente immaginare separazione fra l’io e le proiezioni dell’io, tutto si risolve nella stessa realtà, unica ed indivisibile, inspiegabile perché non vi è nessuno a cui poterla spiegare…. Questo io sono in cui anche l’ipotetico altro riconosce come io sono….

“Mi vedi? Chi sono io? Sono l’albeggiare della luce divina. Sono l’amore, l’amante e l’amato. Radiando in ogni luogo. Io solo esisto. Il mio posto è l’assenza di ogni posto. Mi sono nascosto sotto un velo… per meglio godere dello spettacolo.
Dimmi fratello, chi dovrei cercare? Chi potrei trovare?
Io solo esisto. Io sono quell’assoluta essenza priva di limiti, dinnanzi alla quale l’intelletto ammutolisce, come un bambino.  Certi mi chiamano Allah… altri Signore. Accetto ogni attributo ed ogni nome. Per me il tempio, la moschea o la chiesa sono uguali.   Né dualità né non-dualità si associano a me. Oltre me nulla era, è o sarà.
Tutte le rose e tutte le spine del mondo non sono altro che me. Sono l’amico ed anche il nemico.  Se c’è una riva da questa parte, sono io. Se c’è una riva da quella parte, sono io. Sono il legame del legato e la libertà del libero…. È la mia bellezza che tocca il cuore del mondo, sono io che do fragranza alla rosa, brillantezza ai gioielli, i belli debbono a me il loro potere d’attrarre.
Do l’oro al sole e l’argento alla luna, e loro danzano in ubbidienza, e le stelle della Via Lattea brillano chiamandomi, ma dove potrei andare? Sono già presente nei loro occhi!  Niente esiste a parte me, nessun mondo, nessun Dio, nessun devoto.
Quando l’uccello del cuore è preso nella trappola degli attaccamenti, tutto questo accade in me solo. Il bene il male che significato hanno per me? Sono colui che si inchina e colui al quale l’inchino viene offerto. Sono il maestro ed il discepolo, dentro ogni cosa trascendo ogni cosa. Io solo esisto” (Swami Ramatirtha)

Ti abbraccio fraternamente, Paolo D’Arpini

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