lunedì 7 novembre 2011

Diversi modi descrittivi della spiritualità laica e della solidarietà al femminile - Argomento di dialogo per l'8 dicembre 2011 a Treia

Discorso sul matrismo - Da sinistra: Jim Koller, Mariagrazia Pelaia, Paolo D'Arpini


 
A partire dalla mia adesione (nel 1992) al Movimento degli Uomini Casalinghi, fondato da Antonio D'Andrea, sorse per me il problema di "inquadrare" la mia partecipazione anche ai vari ambiti di ricerca che fanno riferimento alla riscoperta dell'antica civiltà gilanica che distinse l'intero neolitico.

Ho già parlato in precedenti articoli di vari ricercatori con i quali sono entrato in confidenza e che mi hanno aperta la strada della ricerca in quell'affascinante mondo popolato al femminile, che nei miei sogni innocenti considero una sorta di paradiso terrestre.

Ma dal paradiso terrestre siamo stati scacciati, almeno così dice la Bibbia, forse però questa è solo una assunzione "religiosa" - magari anche un po' pretenziosa - poiché sulla terra ci siamo ancora e forse potremmo immediatamente ritrovarci in quel paradiso perduto il momento stesso che la nostra esperienza tornasse all'armonia fra natura, animali e società umana.

Prima di tutto quello che è da riequilibrare è il rapporto fra i due generi della nostra specie, il femminile ed il maschile…

Nelle civiltà antiche Terra e Cielo  sono le due forze interconnesse che creano il mondo…

Ora vediamo che negli studi matriarcali portati avanti da ormai un ventennio ad opera di numerosi studiosi e studiose  convenuti per la prima volta al convegno mondiale di Bruxelles nel 2003 la questione matrismo e matriarcato è un tema oggetto di discussione, con varie posizioni.

Come afferma Mariagrazia Pelaia, in uno scambio di mail privato: "La Gimbutas utilizzava il termine matristico per definire le antiche società neolitiche, Riane Eisler per risolvere il problema ha coniato addirittura un nuovo termine, gilania, unendo la radice greca di femminile (gyn) e maschile (an) con una 'l', lettera che evoca il termine link, 'legame'.

Invece Heide Göttner Abendroth, che possiamo definire la fondatrice di questa corrente di studi, considera la parola adeguata da usare matriarcato, e lo spiega dal punto di vista etimologico non come 'potere delle madri', bensì come 'antiche madri', da cui la semplice evidenza che queste società tengono in alta considerazione la funzione materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui essendo il rapporto d'amore e di cura madre-figlio l'aspetto fondante della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato.

Nel matriarcato non c'è il dominio, il valore centrale è il rispetto della vita e delle differenze, per cui non esiste la disparità fra generi. Esso rappresenta un'alternativa praticabile al patriarcato poiché storicamente già esistito, vedi il saggio di Riane Eisler sulla storia umana letta in chiave di società della dominanza e società della partnership (Il calice e la spada).

Secondo la Abendroth è importante utilizzare il termine 'matriarcato' anche per ragioni culturali, essendo stato tale termine oggetto di spietata censura da parte della cultura patriarcale, quindi va difeso e sostenuto, riabilitato, e non mascherato con neologismi. Dunque, il dibattito è aperto".

Mariagrazia Pelaia non fa mistero di condividere il punto di vista della Abendroth, avendo trovato in lei, nella Gimbutas, nella Eisler e altri studiosi l'ispirazione per le sue ricerche astrologiche sugli zodiaci alternativi femminili scoperti da Lisa Morpurgo per la quale ha adottato la definizione di astrologia matriarcale (vedi anche l'oroscopo da lei fatto alla mia persona in: http://www.programmiastral.com/ritrattimatriarcali.pdf   Paolo D'Arpini).


Nel commentare un parere da me espresso, in merito alla capacità creativa delle donne e degli uomini vissuti nel neolitico, Mariagrazia Pelaia afferma: "L'arte nel neolitico faceva parte della vita quotidiana, il vasellame è riccamente decorato e descrive una società elegante che si modella sulla bellezza della natura e non solo, perché è anche un'arte molto astratta, simbolica e quindi con livelli di comprensione molto raffinati e complessi.

L'arte è una componente essenziale della quotidianità, e la quotidianità da sempre è l'ambito femminile per eccellenza.
La cosa sorprendente di quei tempi è che la quotidianità era condivisa alla pari e considerata sacra, e dunque era patrimonio comune dei due sessi. 

Astrologicamente invece la situazione è molto chiara: l'arte è simbolicamente connessa ai pianeti femminili Luna e Venere. Gli uomini devono avere una parte femminile molto sviluppata per diventare artisti. E mi pare che non ci siano dubbi al proposito. In età patriarcale le donne sono state relegate al ruolo di muse, segnalando comunque una stranezza di fondo: perché mai le custodi e le ispiratrici delle arti sono donne e non uomini se si tratta di produzioni del genio maschile?

Paolo D'Arpini


P.S. L'8 dicembre 2011, il pomeriggio alle h. 17,  nella sede del Circolo Vegetariano VV.TT. a Treia, Via Sacchette 15/a, tratteremo questi temi in forma di Tavola Rotonda sul Matrismo.

Vedi Locandina:

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