domenica 27 novembre 2011

L'importanza di una alimentazione naturale nel percorso spirituale laico... e anche in quello religioso

Preparazione di una colazione vegetariana  


Ricordo che il saggio nonduale Ramana Maharshi a chi gli chiedeva quale fosse il modo più semplice per "raggiungere" la consapevolezza di Sé (nel senso dell'autorealizzazione) consigliava l'autoindagine, attraverso l'interrogarsi "chi sono io'"  e  se qualcuno insisteva per avere delle norme esteriori di comportamento allora consigliava di assumere solo cibo "satvico" in quantità moderata.
Il cibo "satvico" è in effetti la cosidetta  dieta vegetariana, quella più vicina alla alimentazione naturale dell'uomo. L'uomo è nato frugivoro, la sua conformazione anatomica è simile a quella degli altri frugivori: suini, scimmie antropomorfe, etc. 

Questi animali,  come dovrebbe essere per l'uomo, si nutrono essenzialmente di semi, proteine vegetali, verdure, frutta, tuberi, latte materno, integrando il tutto -di tanto in tanto- con qualche altro  prodotto di origine animale, come ad esempio il latte di altri mammiferi, piccole quantità di miele,  uova e simili. Eccezionalmente e per scopi integrativi essi fanno anche uso di moderate quantità di pesce o carne.
Ovviamente nella dieta "satvica",  consigliata ai ricercatori spirituali,  la carne non è compresa, poichè il cadavere  è considerato un alimento "tamasico" (oscurante) per la mente. Essendo un composto organico in putrefazione.Tra l'altro gli animali sono considerati a tutti gli effetti muniti di "anima" e quindi visti come esseri spirituali simili all'uomo. Cibarsene è considerata perciò una forma di "cannibalismo".

Non mi piace fare un discorso su qualcosa che io stesso non abbia sperimentato.. quindi debbo dire che la dieta "satvica" per me ha funzionato egregiamente, seguo questo regime alimentare dal 1973 e ne ho trovato enorme giovamento sia fisico che psichico. Perciò non posso fare a meno di avvalorare e confermare in pieno  il consiglio di Ramana...

E ciò ovviamente vale sia sul piano alimentare che  in quello dell'introspezione, alla ricerca della propria matrice.

Voglio comunque qui riportare altri simili pareri in merito.

La filosofia dei Veda” -scrive il professor Steven Rosen nel suo illuminante libro “Il vegetarianesimo e le religioni del mondo”- riconosce appieno agli animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata. Si tratta di una tradizione religiosa che non promuove soltanto il vegetarismo, ma anche l’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi.

Il vegetarismo in effetti non è altro che la conferma di questa consapevolezza: tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali. Tra l'altro nell'induismo vengono indicate anche altre  ragioni per cui è necessario astenersi dall’ingerire cadaveri perché nell’atto di cibarsi dell’altrui carne si crea un legame karmico con la violenza e la morte.  

Malgrado vi siano  indicazioni di sacrifici cruenti da compiere una o due volte all'anno persino il Corano  esalta la compassione e la misericordia di Allah — chiamato ar-Rahmân ("il Misericordioso"),
— nei confronti di tutti gli esseri da lui creati, senza eccezioni. Lo stesso profeta Maometto, che presumibilmente era vegetariano e amava gli animali, disse: “Chi è buono verso le creature di Dio è buono verso se stesso”. 

Per quanto riguarda l’Ebraismo, nella Genesi l’alimentazione prescritta all’uomo è chiaramente vegetariana: “Ecco vi do ogni vegetale che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo” (1, 29). E ancora nella Genesi si legge: “Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il sangue”.

E infatti, secondo le leggende bibliche, il popolo d’Israele si mantenne vegetariano per dieci generazioni, da Adamo a Noè. Solo dopo che il diluvio universale ebbe distrutto tutta la vegetazione, si narra che  Dio diede al "suo" popolo il permesso temporaneo di mangiare carne. Poi, per ristabilire l’alimentazione vegetariana, quando gli israeliti lasciarono l’Egitto, Dio fece cadere  la manna, un alimento vegetale adatto a nutrirli durante il loro duro viaggio. Ma poiché gli israeliti continuavano a chiedere con insistenza la carne, Dio gliela concesse, insieme però ad una peste fatale che colpì tutti coloro che ne mangiarono.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, e quindi il Cristianesimo, l’insegnamento di Gesù (nato di origine essena, una setta che praticava il vegetarismo),  è stato a tal punto censurato nelle numerose traduzioni e revisioni dei Vangeli che sono quasi sparite le tracce della sua compassione e del suo completo amore per tutte le creature viventi, che si esprimevano anche nel non mangiare carne di alcun tipo, in armonia con la tradizione degli Esseni.

In un “Vangelo secondo Giovanni” tramandato dagli Esseni e dalle Chiese cristiane d’Oriente ma rifiutato dalla Chiesa cattolica, si insegna l’assoluta nonviolenza nei confronti degli animali ed è vietato esplicitamente  di mangiare carne: “Mangiate tutto ciò che si trova sulla tavola di Dio: i frutti degli alberi, i grani e le erbe dei campi, il latte degli animali ed il miele delle api. Ogni altro alimento è opera di Satana e conduce ai peccati, alle malattie ed alla morte”.

I primi cristiani erano  vegetariani. E lo furono anche i veri Padri della Chiesa, come San Giovanni Crisostomo, San Girolamo, Tertulliano, San Benedetto, Clemente, Eusebio, Plinio e molti altri.
Ma quando il Cristianesimo volle diventare la religione di Stato dell’Impero Romano, durante il concilio di Nicea vennero radicalmente alterati i documenti originali, i “correttori” nominati dalle autorità ecclesiastiche eliminarono dai vangeli qualsiasi riferimento al non mangiare carne: tradussero con il termine “carne”, per ben diciannove volte, il termine greco originale “cibo” e scelsero la versione “dei pani e dei pesci” a quella, contemporanea a Cristo, del miracolo della “moltiplicazione dei pani e della frutta”. 

Ciò non ostante anche in  seguito alcuni  santi cristiani sono stati vegetariani. Basti pensare al più famoso di tutti, San Francesco, il quale, nel suo amore per tutte le creature viventi, si nutriva esclusivamente di pane, formaggio, verdure e acqua di fonte.

La compassione che sta alla base di ogni “fede” va ricercata interiormente, e mangiare carne, diceva Lev Tolstoi “è immorale perché presuppone un’azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l’uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per le altre creature.”

Quindi,  a che serve giustificare o preferire una religione all’altra? Sono le persone che fanno la differenza! Sono tutti quegli uomini e quelle donne “compassionevoli” che non si limitano a riti esteriori ma che nutrono compassione per se stessi e per tutte le altre creature.

Insomma, ricapitolando,  l’Induismo, l’Ebraismo, l’Islamismo e il Cristianesimo contengono di fondo lo stesso messaggio di compassione e nonviolenza, ricordo anche le parole del Buddha nel Dhammapada: “In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne,e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo”.

Paolo D'Arpini

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