martedì 1 gennaio 2013

2013 Spilamberto: La notte senza tempo is over! Anche quest’anno l’abbiamo sfangata (nel senso che c’era poco fango lungo il percorso)



Resoconto di Caterina Regazzi:
Scrivo a penna, la mattina del 1 gennaio 2013, dvanti alla porta finestra del soggiorno; il sole fuori splende (anche se le previsioni di Aldo annunciano una perturbazione in arrivo), Paolo è al computer in camera che prepara il Giornaletto del 2 gennaio (cioè oggi per chi legge oggi), Viola dorme tranquilla (almeno si spera), nel suo lettuccio a castello, insomma è un buon inizio di anno.

La sera del 31 dicembre 2012 abbiamo rinnovato l’esperimento della Notte senza Tempo. E’ una tradizione di vecchia data per Paolo da Calcata ed ormai triennale per me e mi fa piacere lasciare una traccia, un piccolo resoconto.
Fino all’ultimo, come sempre, non si sapeva chi ci sarebbe stato e chi no. Chi, invitato, all’ultimo non sarebbe potuto venire; chi, neanche conosciuto oppure neanche mai incontrato, telefonava “prenotando” un posto per sé, chi telefonava pensando che Paolo fosse ancora a Calcata: “Sono Domenico, frequento Calcata e vorrei partecipare alla Notte senza Tempo….”.
Nel tardo pomeriggio ho preparato la tavola, una bella insalata e tagliato a pezzetti le buone focacce di Rosalba, che così, anche se assente, era un po’ con noi. 
Poi sono arrivati: Aldo da Savignano, con uova e marmellate di sua produzione (accompagnato da Maria che però non si è potuta trattenere a causa di un altro impegno di solidarietà); Regina da Vignola, con un misto di verdure cotte e crude e con le vesti spumeggianti ma con abiti e stivali di ricambio per la passeggiata; Dario, con pane fatto da lui con pasta madre e cotto al forno a legna, proveniente da Prignano sulla Secchia; Roberto di Budrio, nella bassa bolognese, amico del canapofilo Fuzzi, con una pentola di riso vegano integrale con verdure; per ultima, trafelata per i vari e numerosi brindisini che l’avevano tenuta occupata sino all’ultimo, Rosa da Modena con un intingolo di tofu e mele, dolci vari e prosecco.
Nell’attesa di Rosa c’eravamo seduti in salotto, come dei bravi borghesi, per conoscerci un po’ e così ognuno a rotazione ha detto qualcosa di sé.

Sono venuti fuori racconti interessanti di esperienze di vita, che io e Paolo non abbiamo esitato a “riconoscere” come bioregionali. Quel tipo di bioregionalismo che si manifesta nel ritorno ad una vita contadina, il più semplice possibile, senza inutili orpelli, in sintonia con la natura e la comunità locale. Interessante soprattutto il racconto di Dario sulla coltivazione condivisa di un ettaro di collina coltivato a grani antichi, senza aratura né uso di prodotti chimici.
Poi, finalmente, è iniziata la cena, abbondante ma naturale, condita di parole, sguardi e sorrisi, complimenti e brindisi. Di seguito il rito della scrittura dei pensierini buoni e cattivi. Quelli buoni (che seguono) per lanciarci /lasciarci un messaggio e gli per esprimere (più o meno segretamente) le cose che vorremmo abbandonare o cambiare nel nuovo anno.
Verso le ore 23 siamo partiti alla volta della passeggiata notturna, con la fedele cagnetta Magò, facendo all’andata un percorso un po’ diverso dal solito, per stradine anche asfaltate e campi aperti, cosa che ci ha fatto godere ed apprezzare maggiormente la presenza, alta in cielo, di una luna quasi piena, che creava ombre sul terreno. Il cielo era senza nubi e senza nebbia e proprio per questo la temperatura era alquanto rigida; l’erba e la terra umida scricchiolavano sotto i nostri piedi. Si andava benissimo senza la luce delle torce che comunque avevamo appresso (spente).
Arrivati al posto stabilito dove avevamo precedentemente preparato un cerchio di sassi abbiamo ammirato la luce della luna riflessa sull’acqua gorgogliante del Panaro e acceso il fuoco. Avevamo così tutti gli elementi: aria, acqua, terra, fuoco… e cielo.
Abbiamo bruciato i bigliettini (con i pensieri cattivi) e siamo rimasti in contemplazione delle fiamme finchè un po’ “imbarbagliati” ed un po’ infreddoliti ci siamo decisi a rientrare. La nottata si è conclusa con alcuni canti: Shiva Manasa Puja, Gurudeva Hamara Pyara e per finire il mantra cristiano Christus Vincit. Libagione di buon augurio, dolcetti e ultime chiacchiere prima di lasciarci ognuno per le proprie case (meno Aldo che si è coricato sul divano della tavernetta).
Al prossimo incontro e buon 2013 a Tutti!

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Relazione di Dario Vesprini:
Salve, mi chiamo Dario e sono eccezionalmente un contadino (per non dire un contadino eccezionale!?). Ieri sera ho partecipato alla camminata NOTTE SENZA TEMPO con altri sei amici e amiche mai visti prima (ed è straordinario come ci possa essere un sentimento di amicizia anche con persone che non si sono mai viste prima). E’ stata un’esperienza molto bella, nella sua semplicità (forse, bisognerebbe dire: archetipicità).
Quando ci siamo trovati intorno al fuoco, su una riva del fiume Panaro, le cui acque riflettevano la luce lunare (allo stesso modo che nostri volti le vampe del falò?!), dopo aver fatto il nostro rituale di purificazione (sotto la guida di Paolo), mi è venuta in mente, per una sorta di immedesimazione, una storiella ebraica, che ho pur cercato di riferire con qualche approssimazione; che, ora, qui di seguito posso riportare integralmente:
“(…) si narra come un Rabbi di celebrata saggezza, allorché gli toccava un compito difficile, si recava in un certo punto nel bosco, accendeva un fuoco propiziatorio, si raccoglieva in preghiera, e la cosa desiderata si adempiva. Alcune generazioni dopo un altro illuminato Rabbi, Mosé Leib, trovatosi di fronte allo stesso compito andò nel bosco e disse: ‘Non possiamo più accendere il fuoco, non conosciamo più le parole antiche, segrete preghiere, però sappiamo ancora dov’è questo punto del bosco’. E ottenne quanto chiedeva. Passarono altre generazioni e Rabbi Israel, nella medesima situazione, chiamò a sé i suoi e disse:‘I secoli sono trascorsi, non possiamo più accendere quel fuoco, non possiamo più dire quelle misteriose preghiere, non conosciamo più nemmeno il luogo nel bosco, ma possiamo raccontare di come la cosa si è adempiuta nel passato. E la cosa si adempì ugualmente anche quella volta per forza di commemorazione’.
Ecco, secondo me, noi abbiamo vissuto questo tipo di esperienza!
Buon Anno a tutti.

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Pensierini di buon auspicio:

“Auguro per me e per tutti noi presenti ed assenti di sentirci sempre parte dell’Universo e di superare separazioni e settarismi, inglobando il diverso, per formare un tutto Uno.”
“Sia prosperità, abbondanza, creatività, in ogni luogo in ogni dove, in ogni tempo, per tutte le creature. Om Shanti Om.”
“Uomo e natura sono parti complementari ed equilibrate di un organismo sistemico.”
“Nel sentiero della notte senza tempo non c’è tempo e non c’è luogo, siamo sospesi”
“Scusate se dico “io”. Io credo fermamente nella pace. So di non essere all’altezza di ciò in cui credo. Tuttavia uguro PACE a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Intorno a questa tavola sono sicuro che ce ne siano almeno 6, me escluso.”
“Arrivare alla consapevolezza che Madre Terra è un organismo vivente e siamo suoi ospiti.”
“Da qui all’eternità -dove c’è l’infinito presente- noi ci siamo ora! Grazie.”

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Considerazione di Paolo D’Arpini:
Questo rito che ormai mi accompagna da tanti anni è sempre una sorta di meraviglia. Non c’è traccia di comportamento codificato eppure tutto sempre si svolge allo stesso modo. Una cerimonia sacrale in cui si è consapevoli del momento vissuto e basta.
Divertente osservare come di volta in volta le variazioni sul tema appaiono come note in fila su una partitura in cui la musica si ripete – in un raga- impercettibilmente sempre diversa, ma riconoscibile.
In particolare questa Notte Senza Tempo, mi ha ricordato le serate trascorse a parlare di terra ed acqua e di cibo e di convivialità, parlare… No! Vivere insieme.


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