venerdì 11 gennaio 2013

Ecologia Profonda - Comuni, comunità aperte ed ecologia sociale per superare la tendenza prostituzionale.

Nuova primavera  - Dipinto di Franco Faina


L’esercizio della prostituzione non ha età, sia in forma sacrale come avveniva nei templi dedicati alla Dea, sia in forma  mascherata come nel caso delle etere greche o delle geishe giapponesi, sia nel modo compassionevole come  per quelle donne che occasionalmente nei paesi “assistevano” maschi  non maritati in cambio di vivande e compagnia, sia nel modo così detto  “volgare” cioè con l’adescamento  per strada, la  prostituzione peripatetica,  ed ancora tanti sono i modi e le maniere della concessione carnale per  soddisfare  una necessità fisiologica (perlopiù dei maschi) in cambio di prebende e denaro.


Certo la prostituzione è una consuetudine antica, ma non così antica come si vorrebbe far credere….

Infatti è solo con l’affermarsi del patriarcato, circa cinquemila anni fa, e con la pratica del “matrimonio” che nacque nella società l’uso di “pagare” la donna. Il matrimonio stesso è una forma di accaparramento della donna, all’inizio per ottenere da lei  qualche prole  e successivamente per semplice sfogo sessuale. 


Ancora oggi in alcune civiltà asiatiche, in cui  ancora si manifestano tracce del primo modello patriarcale,  esistono i cosiddetti “matrimoni a tempo”, eufemismo per garantirsi i favori di una donna per un breve periodo….


In occidente  con l’avvento del cristianesimo, che ha sancito il matrimonio come vincolo indissolubile e sacramentale, è andata vieppiù affermandosi l’esigenza della prostituzione.

Insomma  si può tranquillamente affermare che la prostituzione è una diretta conseguenza del vincolo matrimoniale. 


Durante i periodi storici moralistici, dominati dalla religione, e fino alla legge Merlin in Italia il “turpe commercio” era stata regolato nelle così dette “case chiuse”, ovvero si erano tolte le prostitute dalla strada per evitare adescamenti scandalosi in periodi in cui i “colletti duri” nella società dettavano legge ma  è stato solo un ipocrita sotterfugio.  Poiché anche a Roma, in età papalina, esistevano postriboli i cui proventi andavano al pontefice.

Oggigiorno  con la liberalizzazione dei costumi (sarebbe meglio dire con la perdita della decenza)  la prostituzione vagante, come pure quella domiciliare, telefonica, telematica ed in ogni altra forma possibile ed immaginabile, è diventata la norma nel rapporto fra i sessi. 

Non c’è più confine fra chi si prostituisce istituzionalmente, part time, a tempo pieno, su internet, nei pub, nella via, in famiglia, in vacanza, al cesso,  che sia maschio o femmina non importa, chiunque in questa società è dedito alla prostituzione…. questa è la triste verità…. 

Ed il risultato è solo una maggiore alienazione ed un gran senso di solitudine…..

Trovo perciò assurda ogni pretesa dei governi democratici di “regolamentare la prostituzione” quando nei fatti lo scopo è solo quello di reperire nuove fonti di entrata per l’erario e non per sanare i mali correnti dell’ipocrisia….. perbenista.

Allora, se proprio si vuole affrontare il problema, in primis, evitiamo il vincolo matrimoniale che – come abbiamo visto-  è  la causa prima di questo scollamento sociale e della perdita di spontaneità e dignità nei rapporti fra uomo e donna. Tra l’altro non c’è nemmeno più la scusa che il matrimonio serva per proteggere i figli “che son curati e educati dalle madri che stanno in casa a far le casalinghe”, lo sappiamo tutti che quella della casalinga è una categoria in estinzione. Tutte le donne infatti se vogliono campare debbono sbattersi a cercare un lavoro, come i  loro uomini, oppure…. prostituirsi..

Togliendo di mezzo la famiglia tradizionale, composta di marito e moglie, si possono facilmente ricreare soluzione fantasiose, le cosiddette famiglie allargate o “piccoli clan”, che  di fatto stanno già nascendo più o meno di straforo e senza alcun riconoscimento ufficiale (il massimo al quale si è arrivati ma sempre in termini “monogamici” è l’unione fra 2 persone dello stesso genere).  


L’idea della famiglia allargata, con più femmine e maschi assieme,  inoltre è l’unica speranza per risollevare le sorti della solidarietà e cooperazione fra cittadini, giovani e vecchi, che oggi non trovano una dimensione  umana e culturale a loro consona. Si può definire “ecologia sociale”, una sezione dell’ecologia profonda.

Tante persone mi telefonano o mi scrivono e mi chiedono: “dov’è che c’è una comune od un ecovillaggio in cui potrei andare a vivere?”,  questo è già un segnale che la famiglia allargata   sta entrando nella mentalità sociale corrente.  Solo che uno vorrebbe trovare la pappa fatta, ovvero la comune idilliaca già bell’è pronta e collaudata, invece per un risultato “ad personam” occorre rimettersi in gioco e soprattutto smetterla con i criteri speculativi del “do ut des” e del cercare gli stessi “conforts”  della società consumista  pure nelle nuove aggregazioni.

Basterebbe questo ad interrompere il processo “prostitutivo” maschile e femminile?  Forse…  se accompagnato da sincerità e pulizia di cuore e di mente. Sicuramente spariglierebbe le  carte e farebbe nascere nuovi esempi dimostrativi  nella società.


Paolo D'Arpini
Rete Bioregionale Italiana

2 commenti:

  1. Carissimo, non è vero che tutti si prostituiscono, quasi tutti preferiscono l'amore, inoltre la prostituzione non è un "male" da combattere, va bene così com'è, con i suoi limiti. Va bene la famiglia allargata, con più uomini e donne, ma per essere veramente solida dovrebbe essere con rapporti sessuali tra tutti i suoi componenti, e non formata da una serie di coppie elementari. Io sono da anni pronto ad aderire ad una tale famiglia allargata, basta che la nudità sia consentita, e che non sia necessario nascondersi per fare l'amore. E naturalmente niente droghe, alcool o fumo.

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  2. Riflessione interessante e stimolante, anche se sembra provenire da altre epoche e dialoghi. Proprio stamattina i mezzi d'informazione strillano l'ennesima supplenza fornita dalla magistratura (la Cassazione) alla politica: le coppie gay sarebbero in grado di allevare un figlio come quelle etero! Già arrivata la scandalizzata reazione di santa romana chiesa, non mancheranno le strumentalizzazioni di ogni tipo da parte dei mendicanti di voti in questi giorni impegnatissimi nella raccolta.
    La famiglia cambia nonostante i tentativi di conservazione coatta che in troppi continuano a predicare ed imporre tramite leggi e leggine indecorose. Credo anch'io che il modello monogamico, sia o meno sancito da un matrimonio, produce un mondo di autocensure (spesso autoerotizzate) o cerca nella prostituzione quell'immaginario (spesso frutto di grotteschi quanto ancestrali clichè di potere) non esauribile nell'ambito della coppia. Il timore è che, portandoci dietro il nostro bagaglio psicologico monogamico, rischieremmo di inquinare ed incasinare la partecipazione ad una famiglia allargata o ad una comunità. Non ho l'età per una testimonianza diretta, ma credo di aver capito che i tentativi attuati in particolare negli anni 60-70 abbiano mostrato l'impossibilità di far funzionare modelli più partecipativi (e meno ipocriti) di famiglia facendoli camminare su gambe e teste di uomini e donne piene di inevitabili retaggi psicologici.

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