giovedì 3 gennaio 2013

Kali Yuga... finirà mai? - Ere, eoni, calcoli e opinioni sull'età della Terra



Facciamo una premessa: cosa intendiamo per Kalì Yuga? 

A mio avviso deve intendersi un “distacco” totale (o pressapoco) di ogni condizione
spirituale realizzabile sulla terra. Mi spiego: il cosmo così come noi
lo conosciamo e possiamo osservarlo e studiarlo è, in realtà, una
similitudine di una dimensione trascendente, diciamo divina, con la
quale è in sintonia. L’uomo, al centro del nostro universo, l’unico
essere avente in sé quella “scintilla divina”, ha la sorprendente
facoltà di poter entrare in “contatto” con questa realtà trascendente,
da qui le iniziazioni, le tante discipline esoteriche, i riti, in un
certo senso lo stesso Yoga che considera nell’individuo anche alcune
“sottili” realtà che la scienza profana non può o non sa vedere.  Da
qui i miti, le vie verso l’immortalità, l’ascetismo, ecc. ecc.

Ora si da il caso che la “legge dei cicli cosmici”, che ritroviamo non
a caso in tutte le tradizioni ancestrali, afferma che l’uomo va
incontro alla “caduta”, caduta che un pò tutte le religioni descrivono
con i miti e la loro fantasia propria alla storia e alla cultura a cui
si riferiscono. Detto in altre parole, è come se il nostro Cosmo,
regolato da leggi fisiche e biologiche, perde sempre più quei sottili
fili che lo allacciano alla realtà spirituale che lo trascende e di
cui è una “manifestazione”.


Questa caduta, per chi legge il Tolkien, nel “Signore degli anelli” la
si percepisce benissimo quando nei primi due libri viene descritta la
realtà e la vita delle varie creature che abitano la “terra di mezzo”
(nome scelto non a caso), dove gli esseri che vi vivono e tutta la
natura è pervasa e accompagnata anche da un “qualcosa” di magico. Dopo
la distruzione dell’anello, invece, come nel racconto, nel terzo
volume “Il ritorno del Re”), vediamo che il Tolkien descrive al realtà
e la vita in una terra profondamente cambiata, hanno vinto le forze
del bene, ma ogni “realtà magica” è scomparsa, dove gli esseri
spiritualmente prima presenti (gli Elfi), si sono ritirati e la “terra
di mezzo”, oramai non più “terra di mezzo”, è totalmente “umanizzata”
e quindi regolata unicamente dalle condizioni e leggi fisiche e
biologiche.


Ecco, questo è il Kalì Yuga, l’uomo che ha perso ogni contatto con una
realtà trascendente. Ovviamente le conseguenze, anche sul piano
“umano”, non possono che essere devastanti, perchè la natura umana,
così sganciata da ogni rapporto con il divino, da ogni aggancio
spirituale, non può che discendere sempre più negli “inferi”, ovvero
manifestare in pieno le sue attitudini bestiali, materiali e
quant’altro.

Fatta questa premessa, un po' confusa, scusatemi, è indubbio che oggi,
anzi non da oggi, ma da almeno un tremila anni, ci troviamo in questa
situazione, ovvero in pieno Kalì Yuga, dove ultimamente anche le
religioni “partecipative” hanno perduto la loro minimale facoltà di
far, almeno “partecipare”, attraverso i loro precetti e i loro riti,
gli uomini ad una condizione di vita che trascenda gli aspetti
materiali. Dove da una vita “religiosamente intesa” (non mi riferisco
a nessuna religione in particolare), si passa a 24 ore di vita spese
unicamente al soddisfacimento delle proprie pulsioni e necessità
fisiche (ateismo manifesto, materialità della vita).


Dove non ci sono più “maestri”, ergo non ci sono più Iniziazioni, e la
sapienza antica per potersi perpetuare (perchè altrimenti non sarebbe
percepita) ha dovuto essere razionalizzata e intellettualizzata con
tutti i rischi che ciò comporta. Compresi quelli che certe
“discipline”, sono ridotte a mero fatto fisico sportivo e altre sono
finite nella più insulsa e ridicola superstizione o peggio.
Insomma, nel Kalì Yuga, l’uomo è lasciato a se stesso e alle leggi che
lo regolano e presiedono. Nulla di strano che, la sua natura, così
abbrutita, possa portarlo ad autodistruggersi, lui e l’ambiente in cui
vive.

Ora, come già accennai, se cerchiamo di quantificare e di individuare
inizio e fine di ogni “era”, “età dell’oro”, Kalì yuga, ecc. ci
troviamo di fronte a problemi insormontabili, pechè noi siamo propensi
a riferirci al tempo lineare, descrivendone la storia di Gea e degli
uomini, mentre il tutto invece risponde al “tempo ciclico”, e tra
tempo lineare e tempo ciclico, non si sa quale sia la corrispondenza.
Nei miti antichi, riflesso di un sapere o comunque di un archetipo
cosmico, una delle più ricorrenti rappresentazioni della “caduta”
viene indicata e quantificata in questo modo:


Partiamo intanto che tutta la “Manifestazione” è indicata come un
“Kalpa”, ovvero un ciclo completo della manifestazione.
Questo Kalpa è a sua volta composto, da 14 “Manvantara”, tra loro
conchiusi come le palline di un rosario.


A sua volta, ogni Manvatara si sviluppa in 4 “Ere”, ovvero: età
dell’Oro (krita Yuga), dell’Argento (Treta Yuga), del bronzo (Dvpara
Yuga) e del ferro (Kalì Yuga),  che ne rappresentano la “caduta”
dell’uomo dalla dimensione divina originaria.


Al termine dell’età del ferro o Kalì yuga, si ha l’inversione del
Ciclo, e si ricomincia con una restaurazione dell’età dell’Oro.
L’inversione dovrebbe  sempre essere traumatica, catastrofica e la
nuova umanità perde totalmente, tranne che nei miti, il ricordo degli
“stati” e della storia precedente.

Detto questo, descritta la Manifestazione con il suo Kalpa, i 14
Manvantare che compongono un Kalpa, le 4 Età che compongono ogni
singolo Manvantara, possiamo anche dire che molte tradizioni indicano
che noi dovremmo essere alla fine del settimo Manvantara.
Molti si sono datti alla quantificazione di queste Ere, se non
addirittura di tutto il ciclo cosmico (Kalpa), ma come detto è questo
un conto che lascia il tempo che trova perché siamo alle prese con due
diverse percezioni del Tempo.


In ogni caso una delle “quantificazioni” più razionali è quella che
considera un Kalpa con una durata totale di 910 mila anni.
La durata di ogni singolo Manvatara (in tutto 14) è invece di 64.800
anni (essendo noi oggi alla fine del settimo Manvantara, ne consegue
che questo ciclo cosmico, il Kalpà, sarebbe iniziato 453 mila anni
addietro).


Ora questi 68.400 anni che compongono un Manvatara si distribuiscono
poi nelle loro 4 Ere, con questa proporzione: 4 + 3 + 2 +1.
Vale a dire che l’Età dell’Oro durerebbe 25.920 anni; quella
dell’Argento 19.440 anni; quella del bronzo 12.960 anni; ed infine il
Kalì yuga 6.480 anni.


Ne consegue che questo Kalì Yuga sarebbe iniziato nel 4.450 A.C. e
dovrebbe terminare nel 2030 dopo Cristo (praticamente ci siamo quasi).

Ora, esposto tutto ciò e che comunque altre tradizioni riportano in
modi difformi, ma tutto sommato similari, io sono un pò scettico in
questo determinismo, in queste quantificazioni in tempo lineare, di
una realtà trascendente soggetta al tempo ciclico ed inoltre sono
anche scettico nella interpretazione razionale di quelle che sono
certe discipline esoteriche il cui “sapere” potrebbe riferirsi a
qualcosa di diverso.


Maurizio Barozzi

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