venerdì 8 agosto 2014

Ultima Spiaggia - USA ed il il demone della tentazione di vincere una guerra atomica




Può sembrare una sterile liturgia ricordare, ogni anno, in piena
estate, i bombardamenti di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto, e di
Nagasaki, avvenuto il 9 agosto di 69 anni fa, le due città distrutte
in pochi minuti con duecentomila dei loro abitanti, dal lampo di due
bombe atomiche, due "piccole" bombe atomiche ciascuna con un
potenziale distruttivo equivalente a quello di 15.000 chili di
tritolo. Per chi ha venti anni oggi è un evento lontano, citato nei
libri di storia, più o meno come era lontana per me, quando avevo
venti anni, la prima guerra mondiale. E poi, duecentomila morti, che
cosa sono mai? abituati come siamo a sentire parlare di morti a decine
di migliaia per volta in questo o quell'altro paese del mondo.

Ma i morti delle città giapponesi sono stati diversi, perché dovuti
ad un'arma diversa dalle altre, il cui incubo non ci ha mai
abbandonato, e che si riaffaccia in tutti i conflitti a cui assistiamo
tutti i giorni. Pensiamo a quello fra Israele e la Palestina, con
razzi che si avvicinano alla città segreta di Dimona nel deserto dove
vengono fabbricate le bombe nucleari israeliane; ai conflitti sui
territori di confine fra India e Pakistan, tutti e due dotati di bombe
nucleari; alle contese fra Cina e India, tutti e due dotati di armi
nucleari, per il controllo delle acque del Brahmaputra; alle
controversie fra le tre grandi potenze nucleari, Stati Uniti, Russia e
Cina, per il controllo di qualche territorio o di qualche materia
prima in qualche parte del mondo.

Nonostante gli accordi per la diminuzione degli arsenali nucleari, le
bombe nucleari ancora presenti nel mondo sono oltre 15.000, con
potenze distruttive che arrivano a valori equivalenti a quelli di
alcuni milioni di tonnellate di tritolo. Ancora più preoccupanti sono
le possibili conseguenze ambientali di uno scambio, anche limitato, di
bombe nucleari fra due stati. Dal 1948, quando Stati Uniti e Unione
Sovietica hanno cominciato ad avvertirsi reciprocamente, con
esplosioni nell'atmosfera, sui deserti o negli oceani, della potenza
delle proprie bombe nucleari, prima a fissione e poi a fusione (le
bombe H), l'opinione pubblica e' stata dibattuta fra tre alterne
posizioni.

La credenza che un bombardamento nucleare avrebbe posto fine
vittoriosamente a qualsiasi conflitto, una credenza alimentata da
quello che Eisenhower, un presidente degli Stati Uniti, definì, nel
1961, il complesso militare-industriale, che fa soldi fabbricando e
vendendo armi.

Il demone della tentazione di "vincere" una guerra o di fermare un
conflitto con qualche bomba atomica non ha mai abbandonato la mente
dei più oltranzisti vertici militari di molti paesi. Altri credono che
basti il possesso di armi nucleari per dissuadere qualsiasi altro
paese ad usare a sua volta le proprie, la insensata teoria della
"deterrenza". Per fortuna un'altra parte (anche se limitata)
dell'opinione pubblica e' consapevole del pericolo anche solo
dell'esistenza delle armi nucleari.

Una parte degli scienziati che conoscono i caratteri e le conseguenze
delle bombe nucleari e' stata attiva nel denunciarne i pericoli e ha
ispirato vari libri e film. Fra questi ultimi si possono ricordare
"L'ultima spiaggia", diretto nel 1959 da Stanley Kramer, che descrive
un paese in cui, dopo un "accidentale" scambio di bombe nucleari, sta
arrivando la morte per la radioattivita' che ha gia' estinto la vita
nel resto del pianeta; sono del 1964 i due film "A prova di errore",
di Sidney Lumet, in cui le capitali Washington e Mosca sono distrutte
perche' i bombardieri nucleari sono sfuggiti a qualsiasi controllo, e
"Il dottor Stranamore", di Stanley Kubrik, in cui uno scienziato
psicopatico vuole, e riesce a, distruggere il "nemico", e insieme il
mondo, con la "sua" bomba H. Il film "Il giorno dopo", del 1983,
mostrava come diventerebbe il mondo in seguito all'esplosione di bombe
nucleari.

Intanto, a partire dal 1980, vari gruppi di studiosi hanno messo in
evidenza che l'eventuale esplosione di bombe nucleari non solo
immetterebbe nell'atmosfera grandi quantita' di elementi radioattivi
che ricadrebbero nelle acque degli oceani e sulle terre emerse,
contaminando la vegetazione, gli animali, le acque dei fiumi e dei
pozzi, ma provocherebbe anche vasti incendi e farebbe sollevare dal
suolo grandi masse di fumi e polveri che oscurerebbero il cielo
filtrando una parte dei raggi solari; la temperatura del pianeta si
abbasserebbe provocando un lungo e freddo "inverno nucleare", con
minori raccolti agricoli e con la diffusione della fame fra i
sopravvissuti all'effetto diretto delle bombe. Il contrario del
"riscaldamento" della Terra con cui stiamo facendo i conti adesso,
dovuto all'inquinamento atmosferico e che provoca piogge torrenziali e
siccità.

Alla fine di ogni anno l'Assemblea generale delle Nazioni Unite
approva, sostenuta della maggioranza dei paesi, una mozione che chiede
l'eliminazione di tutte le armi nucleari, e ogni anno la sua
attuazione viene bloccata. Il film "L'ultima spiaggia" finisce con
l'immagine di una citta' senza vita in cui sventola uno striscione con
su scritto: "C'e' ancora tempo, fratelli": e' vero, saremmo ancora in
tempo, se volessimo, ad evitare catastrofi nucleari ambientali e
umane.

Giorgio Nebbia


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