sabato 18 aprile 2015

Macerata. "Teologia o violenza" di Roberto Mancini - Recensione



TEOLOGIA O VIOLENZA di Roberto Mancini



Ordinario di filosofia teoretica all'università di Macerata,
nell'Agosto del 2012 Mancini ha scritto questo libro, breve ma di
significato intenso. Suddiviso in cinque mini capitoli racchiude il
suo pensiero sullo sconcertante rapporto fra teologia e violenza. Nel
primo capitoletto, UNIVERSALITÀ E AMBIGUITÀ DELLA TEOLOGIA, inizia
esprimendo il suo disgusto sul tragico accaduto di quei giorni,
racconta infatti la decapitazione di due bambini per mano dei talebani
in Afghanistan, ricordando che TALIBAN significa studente, studente di
teologia. Con questo esempio vuole mostrare il veleno che pervade
tutte le religioni, non solo quella islamica, sostenendo che finché
l'esperienza di quanti si dicono credenti non si libera di questo
veleno, la religione rappresenta in verità la forma più pericolosa e
omicida di idolatria, poiché dove c'è violenza c'è menzogna e il
violento non può appellarsi ad alcun Dio. Parla poi di cosa dovrebbe
essere la teologia, ovvero l'attitudine a pensare Dio o a pensare su Dio, radicata nell'apertura umana verso un senso che giustifichi l'esistenza e il mondo stesso, ma
che molte volte viene invece vista come disciplina interna al sistema
istituzionale della religione; questa visione però lascia impensato il
significato antropologico universale della teologia come apertura. Nel
secondo capitolo, TRE FORME DI COMPLICITÀ, sottolinea il fatto che non
per forza automaticamente si diviene pacifici, miti, nonviolenti e
misericordiosi diventando teologi e religiosi, ma che spesso si
porteranno gli elementi violenti presenti nella vita all'interno della
costruzione teologica. In sintesi, la complicità della religione e
della sua teologia con la violenza può emergere in tre forme
essenziali: l'attività diretta, la conservatrice e ancillare e
l'attività indiretta. Vi sono poi i capitoli, LA PROSPETTIVA ANGELICA,
che introduce nei pensieri sopra elencati il vangelo e la sua parola e
FORME E MOMENTI DEL DELIRIO RELIGIOSO, in cui si parla dell'invidia
presente nell'uomo che lo porta a voler diventare dio non essendolo,
perciò DELIRANDO, ovvero oltrepassando il confine della vita
autentica, nell'inseguimento di un dio immaginario. A concludere il
libro vi è il capitolo DALLA VIOLENZA ALLA FEDELTÀ che mette a
confronto i tratti distintivi della teologia compromessa con la logica
della violenza e la teologia fedele che vede con misericordia invece
che sacrificio gli otto tratti tipici della teologia violenta. Questo
breve libro tratta di temi molto forti e apre la mente a riflessioni
che solitamente si evita di fare; dopo averlo letto, personalmente mi
sono approcciata in modo diverso alla religione e alla mia fede.
Essendo io credente, ho riconosciuto molti valori dimenticati o
surclassati dalla ormai sempre più presente ondata di violenza nella
vita di tutti i giorni che rende quasi del tutto normale scambiare
atti di pura violenza con atti di pura fedeltà.

Ilaria Lamberti – studentessa Liceo Scientifico “O. Grassi” Savona

Fonte: Libromondo - Newsletter N.8/2015

1 commento:

  1. Credo che sul esecrazione della violenza barbarie e assassinii al posto della filosofia e religione in sinergia conflittuale tra di loro sulla parola evangelica e i 10 comandamenti di Dio oggi vi sia piu' interesse a fregarsene, vuoi per ignoranza vuoi per difficolta' ambientali vuoi per mancanza di esempi sul valire superiore vuoi per tornaconto vuoi per vilta' vuoi per mancanza di lavoro e risorse vuoi per la politica ecc . L' Italia e' presa d assalto da mussulmani in fuga tormentati dal fuoco amico e nemico fraterno del Isis e dei suoi califfati neri
    Ma la soluzione e' una sola o ritornano addestrati e armati
    a riconquistare le loro case gli affetti e i loro territori lasciati ai criminali peggiori dei nazisti di Hitler oppure i crimini dei fratelli mussulmani del isis continueranno sui piu' deboli anche di religione cristiana

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