giovedì 10 maggio 2018

Bioregionalismo - La bioregione urbana policentrica della Toscana centrale


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Il concetto di bioregione urbana integra la visione bioregionalista con l’attenzione all’integrazione in essa dei sistemi urbani. La bioregione urbana si può allora definire come un insieme di sistemi territoriali locali caratterizzati da:

- presenza di una pluralità di centri urbani e rurali, organizzati in sistemi reticolari e non gerarchici di nodi urbani principali e di grappoli di città piccole e medie;

- produzione di ricchezza attraverso la valorizzazione e la messa in rete dei nodi “periferici” e “marginali”, ognuno in equilibrio con il proprio ambiente di riferimento;

- attivazione di relazioni ambientali volte alla chiusura tendenziale dei cicli (delle acque, dei rifiuti, dell’alimentazione, dell’energia);

- equilibri ecosistemici di bacino idrografico, di sistema vallivo, di nodo orografico, di sistema collinare, di sistema costiero e il suo entroterra, ecc.



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I requisiti statutari della bioregione urbana

Uno scenario di questo tipo, si è concretato ad esempio nel progetto per la bioregione policentrica della Toscana centrale (bacini fluviali dell’Arno e del Serchio)  attraverso un sistema di requisiti statutari e azioni progettuali complesse e integrate che riguardano [Magnaghi 2006]:

- il superamento del modello metropolitano centroperiferico, evidenziando le peculiarità morfotipologiche, funzionali, paesaggistiche e socioculturali di ogni sistema urbano, definendo regole per la valorizzazione "differenziale" di queste peculiarità;

- la valorizzazione dei nodi regionali periferici e marginali del sistema (articolazione multipolare dei servizi rari, es. università, servizi rari all'impresa e alla persona, connessi in rete), per aumentare la complessità relazionale, non gerarchica del sistema della bioregione urbana, producendo in ogni nodo della rete territoriale complessità e eccellenza produttiva, filiere integrate;

- la riorganizzazione del sistema infrastrutturale a rete per la valorizzazione e la crescita delle peculiarità dei sistemi e delle identità locali della regione;

- l'elevamento della qualità di vita di ogni nodo progettando infrastrutture e servizi per l'abitarela regione urbana, fruendo delle relazioni (materiali e immateriali) con le altre città e con il sistema degli spazi aperti;

- la ridefinizione del rapporto fra spazi rurali e urbani, attraverso la definizione di alta qualità ambientale di ogni nodo urbano; il progetto degli spazi aperti della città policentrica ridisegna, a scala regionale, di area vasta e locale, qualità dei margini, confini, relazioni di reciprocità e osmosi fra spazi rurali e urbani; figure territoriali e qualità degli spazi urbanizzati;

- il blocco del consumo di suolo agricolo e la densificazione degli insediamenti, attuando nuovi equilibri ambientali e paesistici attraverso un "patto città-campagna";

- il blocco della saldatura degli spazi urbanizzati dei nodi urbani del sistema costituendo un "green core" centrale e corridoi verdi agricoli, boscati, fluviali che lo connettono con i sistemi collinari e montani esterni all'ellisse; rafforzando strategicamente i "varchi" fra i sistemi urbani che caratterizzano il sistema ambientale mediante la realizzazione di "connessioni verticali" a pettine fra l'ellisse planiziale e i sistemi collinari e montani e impedendo l'effetto barriera dei sistemi insediativi pedecollinari della conurbazione (fig. 19);

- la polarizzazione funzionale delle conurbazioni periferiche diffuse, individuando regole “antisprawl” che, ad esempio, consentano di privilegiare nei piani il trasporto pubblico su ferro e i suoi nodi intermodali nel collegamento fra diversi centri, come condizione fondamentale per migliorare l'accessibilità ai diversi poli del sistema; e regole "anticonsumo" di suolo agricolo che consentano di definire con chiarezza i confini e la qualità dei margini urbani;

- la riorganizzazione degli spazi agroforestali con funzioni multisettoriali: produzioni agroalimentari di qualità (le filiere del vino, dell'olio e del tartufo, prodotti ortofrutticoli tipici); lo sviluppo del turismo rurale (agriturismo); la manutenzione e il restauro dei paesaggi storici della collina toscana; la produzione di energia individuando mix energetici locali di energie rinnovabili; la riduzione dell'impronta ecologica (chiusura tendenziale a livello regionale e subregionale dei cicli delle acque, dei rifiuti, dell'energia, dell'alimentazione, etc.); la fruizione del territorio rurale da parte degli abitanti delle città (scambi alimentari e culturali diretti, escursioni sportive, ricreative, paesistico-ambientali, etc.); riqualificando a fini multifunzionali le infrastrutture storiche interpoderali;

- la riqualificazione degli spazi rurali, nelle loro specificità colturali e morfotipologiche, come reteecologica minore, connettiva della "core area" regionale;

- la riqualificazione del sistema fluviale della valle dell'Arno e dei suoi affluenti come sistema connettivo multisettoriale della città policentrica (riqualificazione del corridoio ecologico est-ovest) e struttura portante del sistema ambientale regionale.

La legenda analitica sintetizza il disegno strategico degli spazi aperti, che sono stati analizzati e interpretati ciascuno per i propri caratteri e per il ruolo che può assumere nel riqualificare lo spazio aperto regionale: ruoli produttivi, urbanistici, ecologici, idrogeologici, energetici, paesaggistici, di riqualificazione urbana. Il progetto di scenario evidenzia e tratta le funzioni (attuali e potenziali) di ciascuno di questi differenti elementi rispetto all'organizzazione della città policentrica; ogni elemento, valorizzato nella sua specificità (ecologica, produttiva, paesistica, energetica, fruitiva) è messo in relazione con gli altri e gioca un ruolo puntuale nel disegnare la "figura territoriale" complessiva del sistema.

Alberto Magnaghi


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(Stralcio di un saggio  pubblicato su:  http://storicamente.org/quadterr2/magnaghi.htm)

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