giovedì 7 marzo 2013

Spiritualità laica, nel riconoscersi in ciò che è...



Recentemente mi sono pervenuti vari commenti per la mia critica alle religioni monoteiste, al giudaismo al cristianesimo e all'islamismo. 

"Perché sei così giudicativo?"...

Siccome tutto è me stesso, sia pur in altra forma, come potrei lasciare quest'ombra d'incomprensione? Ecco quindi che ancora una volta  tento di comunicare ciò che è aldilà di ogni comunicazione...

Un conto è il giudizio ed un altro la discriminazione.

Ed inoltre  la "Coscienza" non è ciò che appare nella coscienza, non è -per intenderci- sensazione, pensiero, emozione, intuizione, visione ma è quella luce che rende possibile ogni  percepire.  Ed infatti  neanche questa spiegazione fatta di parole  può qualificare o indicare la Coscienza. Questo mio è un futile tentativo di definire l'indefinibile... ogni definizione della "Coscienza" è contenuto e mai può essere contenitore...

Continua: http://www.aamterranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-
e/Spiritualita-laica-senza-andata-e-ritorno-riconoscendosi-in-cio-che-e




Commento ricevuto da Lorenzo Merlo: "Ciao Paolo, sfrutto l'opportunità che il tuo testo mi provoca. Quell'"apparentemente" finale, condivisibile conclusione ai tuoi argomenti, comprensibile logicamente, contiene anche la sua contraddizione? Può esservi apparenza priva di sostanza? In caso di "no" forse non guasta lasciare spazio all'eventualità che possa essere sostanziale dare per vero, nel senso di inestinguibile, che il "gioco delle parti" è da noi in poi. A questo punto, quell'apparenza diviene esplicitamente sostanza? In caso di "sì", diviene che non v'è apparenza mai, alcuna.
Togliendo il noi, il sé diviene possibile. Senza naturalmente alcuna possibilità di essere identificato, descritto, vissuto. In caso di condivisione di queste accennate prospettive, verrebbe da citare la "Storia come unica verità". Senza dimenticare che ogni storia ha pari dignità. Se cerchiamo di non discriminare ma solo di giudicare, forse significa che vogliamo solo prendere una misura di distanza dal nostro oggetto d'interesse. Solo che, così facendo, avviamo la verità del duale, quella della separazione, della sopraffazione, della legge del più forte, fosse anche solo forza dialettica. Ci allontaniamo proprio dal punto che - credendo esistesse - che volevamo perseguire, il Sé. Mi resta da sospettare che il Sé sia possibile, ma solo attraverso il rispetto della Storia, più che attraverso la sua negazione, di qualunque misura se ne voglia parlare... * Qualunque storiografia si voglia adottare essa diviene Storia.”


Mia rispostina: “Caro Lorenzo, come al solito la corrispondenza con te è ricca ed interessante. Ed effettivamente   quel da te evidenziato, sull'apparenza-sostanza,  è congruo e non posso far altro che ammetterne la logica, In effetti dal punto di vista più profondo... esiste solo sostanza, ovvero "ciò che è"...
Ed invero il nostro  blog  su AAM TN si chiama "riconoscersi in ciò che è"... ..

Poi, sulla  "storia" ho alcuni dubbi, certo dal punto di vista della storia personale sto con Kurosawa (ricordi Rashomom?) ma per quel che riguarda la storia "ufficiale" riconosco solo il valore della psicostoria (la famosa traccia di memoria degli eventi-elementi nell'akasha) che è comunque basata sulla summa di "memorie" personali. E poi... il Sé è la capacità percettiva che consente ogni "registrazione" ma sicuramente non è la "registrazione" in quanto tale.”

Paolo D'Arpini

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