giovedì 14 maggio 2015

Ecologia Profonda ... come attuarla? - Movimenti ecologicamente paralleli



Ci sono tanti movimenti che si occupano dell’ecologia, o della Natura, o degli esseri viventi: sono tutti in qualche modo diversi uno dall’altro, di solito non in contrasto, ma qualche volta anche in disaccordo. Ci sono poi movimenti organizzati che raccolgono molte delle istanze che andremo ad elencare. Proviamo a trovare un sottofondo comune, un paradigma che li rafforzi tutti e li accomuni, pur nella diversità.
  Animalisti, vegetariani, salutisti, ambientalisti, attivisti vari, ma quanti sono? Spesso viene usato un linguaggio intuitivo, molte volte si scivola nel solito linguaggio economico, sociale, o politico, a volte – per fortuna – si usa il linguaggio del cuore. Possiamo tentare di trovare qualcosa di comune, usando un solido linguaggio scientifico-filosofico, come quello dell’Ecologia Profonda, di cui riassumo i punti essenziali:
-         L’uomo è nella Natura come specie animale, componente di un Organismo complessivo (l’Ecosistema), che è più della somma delle parti;
-         Tutti gli esseri senzienti (animali – piante - esseri collettivi – ecosistemi - Gaia)     hanno diritto ad una vita degna e all’autorealizzazione;
-         Tutte le entità naturali hanno un valore “in sé”, NON in funzione umana. La biovarietà è un valore “in sé” ed è indispensabile per la vita del Complesso;
-         Nella Natura ci sono spiritualità e sacralità;
-         L’Etica deve riguardare tutte le entità naturali.
 La situazione attuale dell’Ecosistema terrestre, causata dall’espansione della civiltà industriale, è molto grave. Tenendo conto che tutti i fenomeni sono strettamente collegati e interdipendenti, possiamo così sintetizzarla:
-         Spaventosa sovrappopolazione umana (7,3 miliardi) e crescita continua che prosegue inesorabilmente: 80-90 milioni di umani in più ogni anno;
-         Perdita della biodiversità: si estinguono 30-40 specie al giorno. Il ritmo delle estinzioni è circa diecimila volte quello naturale;
-         Distruzione delle foreste e di altri ecosistemi (paludi, praterie, ecosistemi acquatici, barriere coralline, ecc.): scompaiono 100.000 Kmq/anno di foreste. Metà delle foreste della Terra sono già state abbattute;
-         Alterazione dell’atmosfera terrestre (aumento di tre punti/anno della CO2);
-         Enorme consumo di territorio in atto in tutto il mondo (passaggio da terreno naturale a terreno urbano, strade, costruzioni, impianti): sostituzione di materia inerte a sostanza vivente;
-         Spaventose quantità di rifiuti in giro per il mondo (esempio:“isola” di plastica nel Pacifico).
   La causa prima di questi problemi è la filosofia antropocentrica dell’Occidente, che ha invaso tutto il mondo.
   Cito, dal Manifesto per la Terra (Mosquin e Rowe, 2004,www.ecospherics.net):
L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.
La situazione attuale dell’Ecosistema terrestre è così grave che ben difficilmente si potrà ottenere qualche cambiamento radicale senza una profonda modifica del paradigma che ne costituisce la base, cioè dell’idea che l’uomo è al di fuori e al di sopra della Natura, vista come un complesso di “risorse” a nostra disposizione.
I movimenti “paralleli”
Animalisti. Danno un grande valore etico alla vita di ogni singolo animale (filosofia biocentrica individualistica). Spesso mantengono una distinzione fra “l’uomo” e “l’animale”. Potrebbero diffondere le loro idee con maggiore incisività considerando l’uomo un animale e quindi affermando la necessità di estendere l’Etica “a tutti gli esseri senzienti”. Nell’Ecologia Profonda viene infatti attribuito un profondo aspetto mentale (se preferite, un’anima) agli esseri senzienti, fra cui naturalmente tutti gli (altri) animali.
VegetarianiLa posizione vegetariana viene rafforzata se mettiamo in evidenza che siamo molto simili a scimpanzé, bonobo, gorilla, oranghi, che sono quasi-vegetariani. L’Ecologia Profonda può benissimo comprendere i vegetariani. Inoltre:
  Nella salute complessiva dell’Ecosistema, mangiare carne significa dissipare il 90% dell’energia. A parità di superficie di un terreno, se si coltivano vegetali per mangiarli direttamente, si possono nutrire umani in numero circa dieci volte superiore rispetto a quello nutrito cibandosi di animali che mangino i vegetali cresciuti sulla stessa superficie. In Natura, c’è un’aquila ogni mille marmotte, un leone ogni mille gazzelle, il viceversa è impossibile: un valido motivo in più per essere quasi-vegetariani. La buona saluta del Complesso, o dell’Ecosistema, è uno dei fondamenti dell’Ecologia Profonda.

VeganiL’obiezione principale al fatto di nutrirsi con prodotti di origine animale è il trattamento che viene riservato agli animali allevati per questo scopo, di solito profondamente immorale e fondato su criteri economici. Secondo l’Ecologia Profonda, gli esseri senzienti (umani e non) devono trovarsi in una specie di simbiosi per contribuire al benessere del Complesso: quelli tenuti in semilibertà per questi scopi vengono di solito sottratti ai predatori e quindi possono considerarsi in simbiosi. Con forti correttivi, anche quantitativi, rispetto all’intollerabile situazione attuale, potrebbe divenire lecito nutrirsi anche con prodotti di derivazione animale. E’ importante comunque ogni valutazione in un quadro sistemico e morale complessivo.
Ambientalisti. E’ essenziale rendersi conto di cosa viene chiamato “ambiente” (di chi? dell’uomo?). Si tratta di un Complesso di:
-         venti-trenta milioni di specie di esseri senzienti,
-         innumerevoli ecosistemi che si possono considerare pure esseri senzienti,
-         sostanze in continuo scambio e movimento,
-         relazioni fra tutti gli elementi interni al complesso.
  Con queste premesse (di Ecologia Profonda) è evidente che i motivi di attenzione alla salute del complesso sono molti, e più convincenti, anche su un piano etico. Per adesso, troppo spesso i cosiddetti ambientalisti continuano a chiamare “risorse” tutto quello che ci circonda e cercano di farle durare “per il beneficio dell’uomo”.
Ecologisti. Di solito si definiscono tali i movimenti che si occupano del problema ecologico, considerato “uno dei tanti” problemi: tenere pulito, istituire qualche Parco (per un’attenta fruizione umana), smaltire i rifiuti. Sono i seguaci dell’ecologia di superficie. L’azione sarebbe ben più incisiva se condotta nel contesto di pensiero dell’Ecologia Profonda. Come esempionon sappiamo più dove nascondere i rifiuti. Si muore di gravi malattie tra inceneritori e centrali varie. Migliaia di specie animali e vegetali si stanno estinguendo, gli oceani non sosterranno più la vita (almeno come la conosciamo noi) anche perché sono pieni di rifiuti. E’ evidente che esiste un unico problema complessivo, un problema di “visione del mondo”, che comprende tutti gli altri. Inoltre spesso gli ecologisti di superficie non si rendono conto pienamente che il fenomeno delle migrazioni umane di massa è conseguenza della mostruosa sovrappopolazione che affligge la Terra. In Natura tutte le specie che non sono oggetto di predazione limitano notevolmente il numero di figli.
Mente estesa. Chi studia o segue un’idea di “mente estesa” ovunque e non solo come “prodotto” del cervello umano rientra in un quadro di Ecologia Profonda, quindi è bene che ne sia pienamente consapevole.

Mente animale e vegetale. Di fatto coloro che “sentono” la mente animale e vegetale sono già seguaci dell’Ecologia Profonda: è sufficiente un’estensione consapevole alle relazioni, fino a percepire anche lo spirito del fiume, della foresta e della montagna.
Amanti delle Piante. Amanti di boschi e alberi. Coloro che si appassionano delle piante e dei loro complessi sono già nell’Ecologia Profonda con il cuore, basta che ne diventino consapevoli anche con la mente razionale. Chi ha il cosiddetto “pollice verde” sente la vita e l’inconscio della pianta, ne percepisce il pensiero: se collega il tutto in un unicum, è già nell’Ecologia Profonda.
Biocentrici. Sono coloro che affermano la sacralità della Vita, senza estensioni ai complessi organici/inorganici. E’ sufficiente estendere la sacralità a ciò che credono non-vivente, all’humus, al torrente, alla montagna, rendendosi conto che non esistono confini precisi e che non ci sono separazioni nette.
Ecosistemici. Sono coloro che accettano l’approccio sistemico ai problemi, anziché l’approccio lineare di causa-effetto. Basta aggiungere l’aspetto spirituale e mentale per trovarsi nell’Ecologia Profonda. Dopo ogni biforcazione-instabilità il sistema non prende a caso, ma “sceglie” la via successiva di evoluzione. Quindi nei sistemi complessi (fra cui tutti i sistemi viventi) si manifestano fenomeni mentali.
Limiti dello sviluppo. Lo studio del Club di Roma è il primo studio completo ed accurato del sistema mondiale nel suo complesso ed è la massima espressione dell’ecologia di superficie; infatti è ancora antropocentrico. Le proiezioni dell’ipotesi BAU (business as usual) si stanno rivelando esatte proprio in questo decennio, 40 anni dopo la pubblicazione del rapporto! E’ sufficiente introdurre l’aspetto spirituale e vedere l’Ecosistema come senziente, considerare anche l’aspetto etico, senza riferirsi alle “risorse” come “cose a disposizione dell’uomo” per trovare l’Ecologia Profonda, dove i limiti al cosiddetto sviluppo sono chiarissimi. La crescita economica si manifesta con evidenza come una grave patologia della Terra.
Movimento di transizione (Transition Towns). Il movimento di transizione, organizzato e diffuso in tutto il mondo, cerca sul piano pratico di preparare un passaggio dolce a una società stazionaria, dopo la fine della crescita e l’abbandono dello sfruttamento di tutti i combustibili fossili. In un quadro di Ecologia Profonda risulterebbe ancora più convincente e più sentito.
Salutisti. Spesso si occupano soprattutto di quello che mettono nel piatto, anche senza considerare le connessioni in Natura: a volte finiscono per mangiare cibi che provengono da spavento e sofferenza, e così via.
  Con un tasso di estinzione che è diecimila volte superiore a quello precedente la civiltà industriale attuale, si rischia che il 20% delle specie viventi scompaia nei prossimi decenni (solo in Italia è in pericolo la metà degli animali vertebrati).
Decrescita. Il Movimento per la Decrescita cerca di rendere consapevoli della necessità di:
- vivere meglio consumando meno;
- instaurare rapporti interpersonali fondati sul dono e la reciprocità anziché sulla competizione;
- utilizzare e favorire la diffusione di tecnologie che riducano i consumi energetici e la produzione di rifiuti;
  Sarebbe comunque bene non limitarsi a considerazioni di tipo economico e non impiegarne il linguaggio, oltre che evidenziare che l’idea fissa dello sviluppo non è “propria della natura umana”, ma è nata in una cultura in un determinato momento della sua storia: questo approccio renderebbe più efficace la campagna per la decrescita. Le idee dell’Ecologia Profonda sono il presupposto filosofico per comprendere il senso di quelle modifiche del pensiero generale che sono in grado di portare, sul piano pratico, prima a una decrescita economica e poi a una situazione stazionaria, quindi ad attenuare i gravissimi pericoli che la Terra sta correndo attualmente. Il movimento della decrescita resta troppo spesso (non sempre) su posizioni antropocentriche. Non si occupa molto di questioni filosofiche, ma una decrescita economica è molto difficile se si mantiene un sottofondo antropocentrico. Resta in ogni caso evidente che la popolazione umana sul Pianeta ha dei limiti numerici ben precisi, in funzione dell’alimentazione e dei consumi. Il limite massimo sembra essere dell’ordine di due-tre miliardi di umani, altrimenti ci troviamo in un transitorio che non puo’ durare a lungo.
Filosofie native (animismo). Soprattutto le filosofie dei nativi del continente americano erano già in quasi-accordo con quella che oggi chiamiamo, con linguaggio occidentale, l’Ecologia Profonda.
Ecopsicologia. E’ già praticamente in sintonia con l’Ecologia Profonda, solo è più focalizzata sull’aspetto degli stretti legami fra la psiche umana e la buona salute dell’Organismo cui appartiene. Il collegamento fra la mente collettiva, gli stati psichici individuali e la condizione ecologica è molto reale, anche se ben pochi ci hanno mai pensato, almeno per ora.

  La psicologia ha bisogno di riconoscere di non poter curare la psiche umana senza collegare il malessere della mente con il degrado dell’ecosistema. L’ecologia a sua volta deve riconoscere l’importanza di una salute partecipativa della mente umana per far cessare la degradazione del Complesso Terrestre. Occorre risvegliare il nostro inconscio ecologico, che richiama l’inconscio collettivo di Jung, occupandoci anche dei nostri equilibri interiori.

      Sintetizzando alcuni pensieri di Joanna Macy, che è una delle fondatrici della nuova disciplina, possiamo dire che:
- Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.
- Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia-mente.

Bioregionalismo. E’ la disciplina che considera il territorio e le culture umane divise in aree geografiche bioregionali, senza confini precisi. Il territorio, con tutte le sue componenti organiche/inorganiche, è parte integrante dei viventi. Il Bioregionalismo è una conseguenza pratica dell’Ecologia Profonda, ne costituisce un’applicazione.
Attivisti politiciMettiamo nel gruppo anche un certo tipo di “attivisti politici“, che si autoproclamano “ecologisti”, ma che, pur di creare nuovi posti di lavoro, talvolta appoggiano  iniziative che causano malattie, morti, disagi e malformazioni. Sono i più difficili da avvicinare all’Ecologia Profonda, di solito sono troppo abituati al linguaggio economico e sociale e lontani da un linguaggio scientifico-filosofico e di sintonia con il mondo naturale. Con qualche eccezione.
  Spesso hanno lanciato lo “sviluppo sostenibile”, che è una contraddizione di termini, inventata per cercare di continuare tutto come prima. Invece ha senso solo la locuzione “società sostenibile”, cioè una società che procede in modo stazionario.
   C’è la disoccupazione, c’è in tutto il mondo. E’ sufficiente un’occhiata sommaria al mondo di oggi rispetto a quello di qualche anno fa, per rendersi conto che il lavoro per tutti non c’è più, e non potrà mai esserci, se continuiamo a pensare come prima. Dove c’erano 50 impiegati, ora ne basta uno con un computer che ha tutte le informazioni e fa quasi tutto. Dove c’erano migliaia di operai, basta qualche macchina. Il problema della disoccupazione non potrà mai essere risolto, ma si aggraverà sempre più se si vogliono mantenere i “sacri” principi dell’Occidente moderno. Occorre partire da altre basi, occorre abbandonare completamente: la competizione economica, la globalizzazione, la crescita, il mercato e i consumi.
  La distinzione fra lavoro retribuito e lavoro volontario può sparire, come pure la spaccatura fra “lavoro” e “tempo libero”. Nel nostro mondo il lavoro ha acquistato un valore etico in sé, anche se spesso danneggia l’intero Organismo terrestre o contribuisce a gravi patologie della Biosfera. Non si è mai tenuto come valore etico il mantenimento in condizioni vitali della Biosfera terrestre, oppure degli ecosistemi di cui un processo fa parte. E’ invece indispensabile avere sempre presente questa percezione, tenere come primo valore l’etica della Terra.
  Non si tratta di fare qualche riforma o di rifare alcune leggi, ma di gestire la fine di una civiltà.
Critica alla civiltà (Primitivisti). In sostanza l’Ecologia Profonda contesta un certo filone della civiltà nato circa 3000 anni fa. Estendendo la critica all’inizio dell’agricoltura, con qualche piccola eccezione (permacoltura), cioè a circa 10.000 anni fa nelle popolazioni divenute stanziali, si ha la posizione dei Primitivisti, che fanno notare che il mondo di nomadi raccoglitori era integrato nella Natura e non vi esistevano le guerre e le disuguaglianze.
Conclusioni
   Alcune tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica, studi sulla mente animale, dinamica dei sistemi, fenomeni mentali nei sistemi complessi, Ecopsicologia, ecc.) supportano le idee dell’Ecologia Profonda.
   Se ci diamo un’etichetta specifica, risolviamo solo una parte del problema. Non si capisce perché limitarsi a vedere i problemi a compartimenti stagni quando si può avere il quadro di insieme.     
Guido Dalla Casa 
(Arianna editrice) 

1 commento:

  1. Mi permetto di segnalare che ormai siamo arrivati a 8 miliardi di persone su questo povero pianeta.
    Penso che vi siano sostanzialmente due tipologie di ambientalisti:
    A) coloro che sono consapevoli che entro breve tempo vi sarò il collasso irreversibile della società e si stanno preparando, e lo fanno in silenzio, senza clamore, perché, come ho più volte verificato di persona, se rendono esplicita la loro preoccupazione, vengono considerati, se va bene, degli originali, se va meno bene, dei pazzi. Così si agisce senza clamore cercando di prepararsi materialmente all'inevitabile. Unico problema concreto è la "dimensione tempo": quanti anni ci restano per organizzarci? Pochi (5 anni come si può evincere da molti elementi) o molti di più? Nel primo caso il collasso sarà disastroso e durerà un numero di anni non molto elevato, e così la pressione sugli ecosistemi sarà meno pesante e raggiungeremo un equilibrio fra uomo e natura più soddisfacente. Diversamente se il collasso sarà meno repentino, chiamiamolo declino, avremo un prolungato sfruttamento delle risorse naturale e l'equilibrio finale srà molto meno soddisfacente. In ogni caso la popolazione umana sarà notevolmente ridimensionata
    B) la seconda categoria di ambientalisti sono i tecno-ottimisti o tutti coloro che, in buona fede, pensano che non vi saranno grandi sconvolgimenti, ma solamente adeguamenti e qualche difficoltà transitoria.

    Sarebbe bello se fosse così, ma tutti gli indicatori volgono al peggio. Dovremo adattarci ad un mondo senza PC, senza 5G senza computer, senza tante cose. Dovremo reimparare tutta una serie di manualità: realizzare ceste, corda, saponi, candele, scarpe, muretti a secco... sperando che il tracollo lasci una qualche struttura sociale e non si cada nella violenza e nella sopraffazione.

    Cordialità
    Silverio L.



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