Quando Paolo, circa un mese fa, mi propose di partecipare alla Magnalonga del primo maggio 2015 a Treia ero rimasta un po’ incerta: queste manifestazioni affollate e dove si mangia a crepapelle non mi attiravano tanto, ma io mi fido sempre (o quasi) di Paolo e quindi ho accettato.
Avevamo fatto la prenotazione come “Circolo Vegetariano di Treia”, 2 componenti il gruppo, io capogruppo. Abbiamo poi saputo che dei circa 1800 (!!!) partecipanti, 5 erano i vegetariani, 11 i vegani.
Così, come era stabilito, il primo maggio, alle 10 e 30 ci siamo recati all’appuntamento a Santa Maria in Selva all’ingresso de La Talea per lasciare l’auto e prendere il pulman che ci avrebbe riportato a Treia per cominciare il giro a piedi attraversando diverse contrade.
Così, come era stabilito, il primo maggio, alle 10 e 30 ci siamo recati all’appuntamento a Santa Maria in Selva all’ingresso de La Talea per lasciare l’auto e prendere il pulman che ci avrebbe riportato a Treia per cominciare il giro a piedi attraversando diverse contrade.
Il parcheggio al nostro arrivo si stata già riempiendo con centinaia di autovetture: alcuni bravi parcheggiatori volontari facevano mettere le auto a spina di pesce e poi ci si dirigeva verso il punto in cui arrivavano i pulmann per caricarci. Dalla folla che c’era pensavamo di dover aspettare e ci rammaricavamo di non aver portato niente da leggere, ma in men che non si dica ecco arrivare due grandi mezzi su uno dei quali abbiamo anche trovato posto a sedere, pur sulle ruote.
Si respirava già aria di festa. Il tempo ci aveva graziato: il giorno precedente era un po’ bruttino e piovosetto, invece durante la passeggiata ci sono stati momenti di sole intenso.al mattino, ed altri col cielo un po’ velato, ma per fortuna, altrimenti ci sarebbe stato da cuocersi!
Il giro è partito dal centro storico, dal Teatro comunale, dove si faceva l’accreditamento e ti consegnavano un sacchetto con piantina, bicchiere e tagliando per ricevere il cibo nelle varie tappe, che erano: la Piazza sotto il mercato coperto, le diverse Contrade: Valchiusa, Piangiano, Camporota, Monte Mozzicafreddo, Santa Maria in Selva fino a tornare al parcheggio della Talea.
La festa poi sarebbe continuata e finita lì con un concerto, ma noi, certi che saremmo stati stanchi, avevamo già in mente che ci saremmo ritirati a casetta appena terminato il lungo tragitto.
All’inizio del percorso quando eravamo ancora baldanzosi io e Paolo abbiamo anche fatto una piccola deviazione: Paolo mi voleva mostrare la fonte di San Francesco, che avevano già cercato e trovato alcuni anni fa nel corso di una passeggiata erboristica con Sonia Baldoni, in cui io non ero presente. L’abbiamo anche mostrata ad alcuni altri viandanti, tra cui Adriano e Lauretta Spoletini.
Alla Contrada Piangiano siamo passati proprio davanti alla casa di Renzo, il nostro abituale fornitore di miele, che ci ha accolto con sorrisi e simpatia e a cui abbiamo chiesto di portarci a casa un piccolo rifornimento.
Ad un certo punto ci si è avvicinato un gruppetto di ragazzi con in testa un giovane alto e bruno che ha apostrofato Paolo salutandolo come se lo conoscesse da sempre. Assieme ad i suoi amici abbiamo celebrato un piccolo rituale matrimoniale tra me e Paolo, immortalati con un video che forse non vedremo mai, suggellato con un bacio…
Il cammino è proseguito fino alla tappa finale a Santa Maria in Selva con crema spolverizzata di scaglie di cioccolato. Non poteva mancare, essendo la sua casa, il simpatico Don Giuseppe, che salutava tutti col microfono in mano (e ci ha anche fotografati).
Tra cammino, soste, cibo (per noi c’era sempre un piatto vegetariano speciale, tranne nella sosta col pecorino, fave e miele – ottimo: farro con verdure, mozzarella con verdure grigliate, antipasto con tartine ai carciofini e ai pomodorini, fra una mangiata e l’altra non dimenticavamo di osservare e godere dell’ambiente che ci circondava.
Luoghi bellissimi che in gran parte non avevo mai avuto l’occasione di vedere, per cui ringrazio la Proloco di Treia per l’organizzazione e Paolo per lo stimolo a partecipare. 12 chilometri di bellezze e di fatica pura, di quella fatica che a sera ti fa andare a dormire e piombare nel sonno senza accorgerti di niente.
Caterina Regazzi
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