I livelli di inquinamento atmosferico rimangono pericolosamente alti in molte parti del mondo: nuovi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) mostrano che 9 persone su 10 respirano aria contenente alti livelli di sostanze inquinanti. Negli ultimi 6 anni, i livelli di inquinamento dell'aria ambiente sono rimasti elevati e abbastanza stabili, con concentrazioni in calo in alcune parti dell'Europa e delle Americhe; i livelli più alti si registrano nella zona del Mediterraneo orientale e nel sud-est asiatico, con livelli medi annui spesso superiori a 5 volte i limiti raccomandati dall'OMS, seguiti da città a basso e medio reddito in Africa e nel Pacifico occidentale.
In generale, i livelli di inquinamento dell'aria ambiente sono più bassi nei paesi ad alto reddito, in particolare in Europa, nelle Americhe e nel Pacifico occidentale. Nelle città dei paesi ad alto reddito in Europa, lo smog ha però dimostrato di abbassare l'aspettativa di vita media tra 2 e 24 mesi, a seconda dei livelli registrati.
Stime aggiornate rivelano un allarmante bilancio di 7 milioni di morti ogni anno a causa dell'esposizione - indoor e outdoor - a particelle fini che penetrano in profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, causando malattie tra cui ictus, malattie cardiache, cancro ai polmoni, malattie polmonari ostruttive croniche e infezioni respiratorie, compresa la polmonite.
L'inquinamento atmosferico outdoor ha provocato circa 4,2 milioni di decessi nel 2016, mentre quello domestico dovuto alla cottura con combustibili e tecnologie inquinanti ha provocato 3,8 milioni di morti nello stesso periodo.
Questo problema minaccia tutti, ma le persone più povere e più emarginate sopportano il peso maggiore. Più del 90% dei decessi correlati all'inquinamento atmosferico si verificano infatti nei paesi a basso e medio reddito, principalmente in Asia e in Africa. Il fenomeno non risparmia però alcuni paesi a basso e medio reddito del Mediterraneo orientale, dell’Europa e delle Americhe.
Circa 3 miliardi di persone, oltre il 40% della popolazione mondiale, per la maggior parte donne e bambini, non hanno ancora accesso a combustibili e tecnologie di riscaldamento e cottura puliti nelle loro abitazioni, la principale fonte di inquinamento atmosferico indoor. Quest'ultimo è stato monitorato per oltre un decennio dall'Organizzazione mondiale della sanità che ha così notato che mentre il tasso di accesso ai combustibili e alle tecnologie pulite sta aumentando ovunque, i miglioramenti non sono nemmeno al passo con la crescita demografica in molte parti del mondo, in particolare nell'Africa sub-sahariana..
Cosa si sta facendo per rispondere a questa situazione a livello internazionale?
Il database dell’OMS sulla qualità dell’aria ambiente comprende oggi più di 4300 città in 108 paesi, dal 2016 oltre 1000 città sono state aggiunte, dimostrando come un numero maggiore di paesi stia misurando e prendendo provvedimenti per ridurre l'inquinamento atmosferico. Il database raccoglie le concentrazioni medie annue di PM10 e PM2,5, per i quali l’OMS raccomanda ai paesi valori medi annuali di 20 μg/m3 (PM10) e 10 μg/m3 (PM25).
Il database dell’OMS sulla qualità dell’aria ambiente comprende oggi più di 4300 città in 108 paesi, dal 2016 oltre 1000 città sono state aggiunte, dimostrando come un numero maggiore di paesi stia misurando e prendendo provvedimenti per ridurre l'inquinamento atmosferico. Il database raccoglie le concentrazioni medie annue di PM10 e PM2,5, per i quali l’OMS raccomanda ai paesi valori medi annuali di 20 μg/m3 (PM10) e 10 μg/m3 (PM25).
L'Africa e alcuni del Pacifico occidentale hanno una grave mancanza di dati sull'inquinamento atmosferico. Per l'Africa, il database contiene ora misurazioni per più del doppio delle città rispetto alle versioni precedenti, tuttavia i dati si riferiscono solo a 8 dei 47 paesi del continente. L'Europa invece ha il numero più alto di città che segnalano i dati.
A fronte dunque di dati allarmanti sui livelli di inquinamento atmosferico ambientale pericolosamente alti in molte parti del mondo, si registrano alcuni progressi positivi: i paesi stanno infatti adottando misure per affrontare e ridurre l'inquinamento atmosferico da particolato. Ad esempio, in soli due anni, il programma indiano Pradhan Mantri Ujjwala Yojana ha aiutato circa 37 milioni di donne che vivono al di sotto della soglia di povertà fornendo loro connessioni GPL gratuite per sostenerle nel passaggio al consumo di energia domestica pulita. Città del Messico si è impegnata a raggiungere standard più puliti per i veicoli, tra cui il divieto di auto diesel private entro il 2025.
Sempre più governi quindi stanno aumentando il loro impegno sia a monitorare che a ridurre l'inquinamento atmosferico, nonché per un'azione più globale da parte del settore sanitario e di altri settori come i trasporti, l'alloggio e l'energia.
Per migliorare infatti la qualità dell'aria è richiesta un'azione governativa coordinata a tutti i livelli, i paesi hanno infatti bisogno di lavorare insieme su soluzioni per il trasporto sostenibile, una produzione più efficiente e rinnovabile, l'uso e la gestione dei rifiuti.
Quest'anno l'OMS convocherà la prima Conferenza internazionale sull'inquinamento atmosferico e la salute (30 ottobre - 1 novembre 2018) per riunire governi e partner in uno sforzo globale per migliorare la qualità dell'aria.
(Fonte: Arpat)
(Fonte: Arpat)
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